[NuovoLab] canterini al processo g8

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secolo xix

Canterinicontestato
il processo
GENOVA. L'udienza è stata interrotta due volte, in un caso perché il presidente del tribunale ha lasciato l'aula polemizzando con il pubblico ministero. E all'esterno del palazzo di giustizia quaranta contestatori hanno accompagnato l'uscita di Vincenzo Canterini al grido «Vergogna», imbracciando cartelli nei quali chiedevano ironicamente che, dopo la promozione a questore, fosse nominato «capo supremo della polizia». È successo un po' di tutto, durante la deposizione dell'ex comandante del Reparto mobile di Roma, i cui uomini furono protagonisti del pestaggio alla Diaz nella notte fra il 21 e il 22 luglio 2001 - periodo G8 - chiuso con 93 arresti e decine di feriti. Per quell'episodio Canterini, oggi sessantenne, è imputato di lesioni aggravate, falso e calunnia, e ieri per la prima volta si è presentato in aula. Difficile sintetizzare sette ore di dibattimento, intervallate dai ripetuti interventi del difensore Silvio Romanelli e dai battibecchi degli avvocati con il pubblico ministero. Canterini ha ribadito che la decisione di agire alla Diaz fu presa dal prefetto Arnaldo La Barbera (morto di malattia nel 2002) e di essere stato presente la sera dell'irruzione («ma entrai a cose fatte») per vedere com'erano impiegati i suoi uomini al cui comando erano altri funzionari, Francesco Murgolo soprattutto. Ha negato profonde discrepanze nelle relazioni redatte a pochi giorni di distanza: nella prima parlava di forte resistenza dei noglobal, nell'altra definiva più soft il loro atteggiamento. E le molotov portate artatamente per costituire false prove? «Di quelle ho saputo un anno dopo, da un articolo di giornale». Oggi nuova udienza.


07/06/2007
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lavoro repubblica
Sulla Diaz: "Il mio rapporto? Deduzioni, non visione diretta"
G8, i dribbling di Canterini
Deposizione tesa ieri a Palazzo di Giustizia nel processo per le violenze ai no-global. È stato interrogato per sette ore Vincenzo Canterini, in un clima di tensione tra accusa e difesa, con il presidente Gabrio Barone, costretto per due volte a sospendere l´udienza. Ha lasciato perplessi soprattutto l´affermazione di Canterini, secondo la quale nella relazione sul sanguinario blitz alla scuola Diaz, in cui si parlava di resistenza attiva da parte dei no-global «ciò che era scritto era basato su sensazioni. Quello che ho visto è frutto di logica deduzione e non di visione diretta».
MASSIMO CALANDRI


Due ispettori avrebbero fatto sparire per poi rivenderlo un quintale di hashish sequestrato. Maresciallo della Finanza accusato di aver "clonato" auto
Nuovi guai, polizia nella bufera
Traffico di cocaina nella Narcotici, agente arrestato per violenza sessuale

MASSIMO CALANDRI

Deposizione sconcertante con tensione in aula: "La resistenza dei no-global? Frutto di logica deduzione"
G8, lo strano flash back di Canterini "Le mie erano solo sensazioni..."

Sette ore di interrogatorio da parte del pm Enrico Zucca Nervi tesi e udienza sospesa per due volte
"Chiedersi cosa fosse successo mi sembrava andasse un pochino fuori dalla mia competenza"


LA LEGGEREZZA con cui Vincenzo Canterini - e cioè un questore, un alto funzionario dello Stato italiano - ha affrontato in aula l´interrogatorio per il sanguinario blitz nella scuola Diaz, può forse dare il senso di quanto pesante sia il tentativo di fare chiarezza su questa pagina nera della polizia italiana.
Leggero e lieve, quello che era il comandante della «Celere» romana - protagonista della sciagurata operazione - ha ieri risposto per sette ore alle domande del pm Enrico Zucca.
Sorridendo, chiedendo anche di potersi alzare in piedi perché a stare troppo seduto si stancava, rispondendo con energia senza farsi troppo condizionare dalle tante contraddizioni in cui è caduto.
Silvio Romanelli, il suo avvocato, lo ha sostenuto impeccabilmente: interrompendo di continuo per precisare e battibeccare con il pubblico ministero, col risultato che alla fine - tra minacce di querele reciproche - sono saltati i nervi un po´ a tutti, tanto che il presidente Gabrio Barone ha sospeso per due volte l´udienza.
La lievità sta in alcune risposte che per un normale cittadino appaiono francamente sconcertanti.
Canterini firmò una relazione all´allora questore Francesco Colucci in cui raccontava di una resistenza attiva da parte dei 93 no-global, poi massacrati. «Due righe basate su sensazioni. Quello che ho visto è frutto di una logica deduzione, e non di una visione diretta».
L´alto funzionario dello Stato avrebbe cioè sottoscritto un atto ufficiale basandosi su quelle che ha definito «voci da cortile». Sensazioni.
E quando entrò nella scuola e vide una ragazza inerme, in una pozza di sangue - era una giovane tedesca cui la polizia aveva frantumato a manganellate la mascella, facendole cadere tutti i denti: fu ricoverata in prognosi riservata -, non gli venne in mente di chiedersi cosa fosse accaduto.
Era pur sempre un ufficiale di polizia giudiziaria, un alto funzionario dello Stato, ma... «chiedersi cosa fosse successo mi sembrava andasse un pochino fuori della mia competenza».
Non era sua competenza. L´aspetto, diciamo così, deontologico, non lo sfiora neppure.
E´ un questore, ma è anche un imputato.
E infatti chiede, con tono che al pubblico pare quasi arrogante: «Perché, cosa mi sarebbe addebitabile?».
Anche lui, come le persone ascoltate in precedenza, non è in grado di dire chi fosse il responsabile dell´irruzione. Ma se proprio deve fare un nome, allora tira fuori - come il questore Colucci - quello di Lorenzo Murgolo, che fu indagato e la cui posizione è stata successivamente archiviata.
Vale la pena di segnalare poi alcuni passaggi delle dichiarazioni di Vincenzo Canterini.
Come quando lo avvertono che c´era da fare un´irruzione in una scuola presunto covo di anarco-insurrezionalisti - «Ci facemmo un simbolico segno della croce, prima di partire» - o quando spiega quella che era la sua strategia per la Diaz: «Buttarci dentro una modesta quantità di lacrimogeni, così non si faceva male nessuno».
Ha sottolineato la confusione che regnava prima del blitz: «Trovai una incredibile macedonia di polizia».
Ha ricordato di quando gli dissero che era stato accoltellato er Flanella, vale a dire l´agente Massimiliano Nucera: «All´inizio avevamo visto i tagli, sapevano dell´aggressione: ma non avevamo avuto la sensazione dell´accoltellamento».
(m. cal.)

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