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Autor: deb
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Para: Mailing list del Forum sociale di Genova
Assunto: [NuovoLab] FW: [debate] IL NEOCAPITALISMO MUNICIPALE MULTIUTILITIES


IL NEOCAPITALISMO MUNICIPALE MULTIUTILITIES
Vittoria generale e prima sconfitta sull¹acqua

Riccardo Petrella
Presidente Università del Bene Comune (UBC)

Il secondo governo Berlusconi non ebbe alcun dubbio.
Addirittura cercò (con la finanziaria del 2003) di
imporre la messa fuori legge della gestione diretta,
in economia, dei servizi pubblici locali. La parola
d¹ordine fu ³tutto al privato².
Fra le forze del centrosinistra la battaglia é stata
molto dura anche perché fin da prima dell¹accordo
sul ³ Programma dell¹Unione² la maggioranza,
autodefinitasi « riformista », navigava
sostanzialmente nella stessa direzione del governo
berlusconiano.

Per il DS e la Margherita, soprattutto, la priorità
doveva essere la « salvezza » dei servizi pubblici
locali dallo ³statalismo² per renderli più efficaci,
efficienti ed economici. A tal fine, si sono battuti
per l¹adozione di tre soluzioni : primo, l¹abbandono
della pubblicità della gestione ed il suo affidamento
ad imprese private SpA sottomesse al principio della
libera concorrenza sui mercati nazionali ed
internazionali ;secondo, la copertura dei costi dei
servizi tramite il prezzo di mercato (applicazione del
principio imposto dalla Banca Mondiale del « full cost
recovery principle » e dalla scuola francese
dell¹acqua che dice « l¹acqua paga l¹acqua ») ;
terzo, aprire al capitale privato il finanziamento
degli investimenti pubblici nelle infrastrutture e nei
beni d¹utilità pubblica.

Dall¹altro lato, la minoranza, le componenti
progressiste (i Verdi ,per esempio) e la sinistra
³radicale² (in particolare Rifondazione comunista ed
il PDCI). Per queste, la priorità, invece, doveva
andare alla ricostituzione del vivere insieme
partendo dalle comunità locali e da un rinnovato
governo pubblico dei beni comuni e dei servizi
pubblici. A tal fine, hanno cercato di arrestare i
processi di mercificazione, liberalizzazione e
privatizzazione dei beni essenziali ed insostituibili
alla vita ed all¹esistenza di una comunità umana che
sono l¹acqua, il territoiro, l¹energia, la salute, la
conoscenza, l¹educazione, i trasporti , le
telecomunicazioni...

Con il ³Programma dell¹Unione², la maggioranza riesce
ad imporre le sue scelte proseguendo sulle linee
tracciate dal centrodestra. La minoranza ottiene, al
riguardo, una sola cosa: l¹esclusione dei servizi
idrici dai processi di privatizzazione e di
liberalizzazione. Non é molto, ma il principio della
³res publica² é salvato, almeno provvisoriamente.

La formazione del nuovo governo Prodi ed i suoi primi
atti (vedasi la proposta dei decreti Bersani e
Lanzillotta) confortano il potere dei propugnatori
della trasformazione generale delle ³vecchie² imprese
municipali (³le municipalizzate²) in SpA (a capitale
sociale pubblico, misto o privato). L¹entusiasmo della
maggioranza ²riformista² é grande. I ³liberalizzatori²
vogliono andare di fretta : hanno fretta di fare dei
Comuni dei soggetti azionisti (co) proprietari di
imprese lanciate alla massimizzazione dei profitti
(piuttosto sicuri perché ricavabili dalla vendita di
servizi cui nessuno può rinunciare); esaltano ³il
privato é meglio² per la trasformazione del sistema
produttivo italiano; celebrano la creazione di imprese
multiutilities ( operanti simultaneamente in diversi
settori: energia, acqua, rifiuti; energia, trasporti,
telecomunicazioni;...e quotate in Borsa) aperte ai
mercati europei ed internazionali come la via più
promettente per il futuro competitivo delle città
italiane; glorificano la nascita di un neocapitalismo
municipale considerato l¹avanguardia del rinnovo
dell¹economia pubblica e privata in Italia. In linea
con la cultura della ³terza via², la nuova maggioranza
vede nell¹alleanza tra capitale pubblico e capitale
privato in seno alle SpA multiutilities ­ soggetto
giuridico privato - la via italiana al nuovo
capitalismo mondiale delle reti, dell¹economia dei
flussi, dei ³beni territoriali² competitivi, dei
servizi di prossimità delocalizzati nel contesto di
una globalizzazione finanziaria dominata dalla finanza
privata.

Sostenuto, fino a poco tempo fa, anche dal grosso
della classe dirigente sindacale, il neocapitalismo
municipale multiutilities si impone in pochi anni in
Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto, in Piemonte,
nel Lazio e poi via via nelle altre regioni italiane.
Il governo Prodi non fa nulla per arrestare la
tendenza alla trasformazione delle città in
conglomerati di SpA ³regionali² vuoi ³nazionali², dove
i Comuni diventano azionisti (³shareholders²) sempre
più interessati al livello dei profitti rientranti
nelle casse comunali, e dove i consigli municipali,
provinciali e regionali eletti, sono trasformati in
³portatori d¹interesse² (³stakeholders²) clientelari
nei confronti degli amministratori delle SpA.

Ma la minoranza non abbandona la battaglia. Ogni
qualvolta la maggioranza ³riformista² tenta ­ il che
succede a più riprese - non solo di consolidare la
vittoria ma addirittura di eliminare la resistenza
rappresentata dall¹eccezionalità riservata all¹acqua,
la minoranza si oppone con tenacia e rigore, in ciò
sostenuta da un crescente movimento popolare
dell¹acqua che, partendo dalle azioni lanciate in
Italia, fine anni ¹90 - inizio anni 2000, dal
Comitato per il Contratto Mondiale dell¹Acqua, diventa
sempre di più un movimento di mobilitazione cittadina
radicato sul territorio, un movimento anch¹esso
municipale. Al neocapitalismo municipale
multiutilities si oppone un neomovimento sociale
municipale in favore dei beni comuni, della ³res
publica².

Di tanto in tanto, qui e là, é capitato di assistere
a dei cedimenti e ³tradimenti². L¹attrazione del
potere (entrare a far parte di giunte comunali,
provinciali, regionali, o di consigli di
amministrazione delle SpA...) é ³umanamente² forte. Su
un altro piano, l¹esperienza di 18 mesi da me vissuta
in quanto presidente dell¹Acquedotto pugliese
testimonia dei pochi momenti in cui anche parte dei
dirigenti della sinistra radicale hanno dato prova di
debolezza ideologica e di opportunismo politico.

Sono stato chiamato alla presidenza con il compito di
partecipare alla ripubblicizzazione dell¹Acquedotto
SpA, per poi sentirsi dire che la trasformazione della
SpA in ente pubblico era un problema ³ozioso²,
d¹importanza secondaria, e che non v¹era nulla di male
nella dipendenza finanziaria ed economica
dell¹Acquedotto dal rating delle società finanziarie
internazionali private o nella permanenza
dell¹Acquedotto pugliese come membro contribuente
principale della Federutility, la ³Confindustria² dei
servizi di pubblica utilità apertamente favorevole
alla liberalizzazione e privatizzazione dell¹acqua.

Fortunatamente, a livello nazionale, le forze
progressiste e della sinistra radicale non hanno
ceduto. Anzi sono riuscite il 30 maggio scorso (data
da ricordare) a far accettare dalla maggioranza
³riformista² un accordo sulla esclusione dei servizi
idrici dai processi di liberalizzazione e di
privatizzazione. L¹accordo stabilisce che ; a) la
moratoria degli affidamenti del servizio idrico
integrato scade quando sarà approvata una nuova
normativa sull¹acqua nel contesto del nuovo decreto
sulla delega ambientale ( il famoso ³152² sospeso dal
governo Prodi) in corso di discussione in commissione
parlamentare.; b) il blocco degli affidamenti concerne
gli affidamenti a società miste ed a società private.
Restano possibili gli affidamenti a SpA a capitale
sociale interamente pubblico; c) il Ministro
dell¹Ambiente si é impegnato a presentare un rapporto
sullo stato dell¹acqua in Italia dopo l¹approvazione
del nuovo decreto ³152²..

La possibilità di continuare ad affidare il servizio
idrico integrato a SpA a capitale sociale interamente
pubblico costituisce l¹unico aspetto potenzialmente
critico dell¹accordo. Si può argomentare quanto si
vuole in merito, ma una SpA anche se a capitale
sociale interamente pubblico non é un soggetto
pubblico, é un soggetto privato. Il diritto di imprese
non prevede la categoria di SpA pubbliche.
Verosimilmente questo é stato ³il prezzo del
compromesso², dettato anche da ragioni pratiche
obbiettive: la grande confusione normativa esistente
in materia non permette, ad avviso dei più (che non
condivido), affidamenti ad enti pubblici ed aziende
speciali. Un blocco relativo anche alle SpA a capitale
interamente pubblico condurrebbe oggi alla paralisi
completa della gestione dell¹acqua in Italia.

L¹accordo del 30 maggio, dunque, é un grande passo
in avanti Esso apre la via alla definizione e messa
in opera con rigore di una nuova politica idrica
italiana centrata su ³un governo pubblico dell¹acqua,
di tutte le acque².

L¹accordo ha due grandi valenze politiche: esso
rappresenta una prima sconfitta del neocapitalismo
municipale multiutilities ; secondo, costituisce una
smentita forte di tutti coloro che, in Italia in
particolare, da destra e dal mondo degli
autodefinitisi ³riformisti², tentano da tempo di
delegittimare la politica ³sbandierando² una ³crisi
della politica² per esaltare, invece, il ruolo
dell¹²economia² e del mercato come soggetti più
legittimi ed idonei per un governo delle società
contemporanee, non solo a livello locale/nazionale.

Il neocapîtalismo municipale multiutilities, promosso
non solo dai governi Berlusconi ma anche dalla
maggioranza delle forze del centrosinistra, ha
significato la trasformazione del sistema produttivo
italiano, a partire dai sistemi locali, tramite la
creazione di imprese multiutilities quotate in Borsa,
aperte ai mercati europei ed internazionali, e fondate
sull¹alleanza tra capitale pubblico e capitale
privato in seno a SpA multiterritoriali.
Il tutto in applicazione di tre principi, considerati
lo strumento principale per « salvare » i servizi
pubblici locali dallo ³statalismo² e renderli più
efficaci, efficienti ed economici : primo, l¹abbandono
della pubblicità della gestione ed il suo affidamento
ad imprese private SpA conformemente al credo che ³il
privato é meglio² ; secondo, la copertura dei costi
dei servizi tramite il prezzo di mercato secondo il
principio imposto dalla Banca Mondiale del « full cost
recovery principle²; terzo , aprire al capitale
privato il finanziamento degli investimenti pubblici
nelle infrastrutture e nei beni d¹utilità pubblica.

E¹ cosi é stato. Sostenuto, fino a poco tempo fa,
anche dal grosso della classe dirigente sindacale, il
neocapitalismo municipale multiutilities si é imposto
in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, nel Veneto, in
Toscana e poi gradualmente nel resto dell¹Italia.
L¹accordo é un arresto a tale processo. Il nuovo
quadro normativo che emergerà metterà fine ad una
duplice colonizzazione: la colonizzazione dei Comuni
ad opera della finanza privata ; la colonizzzazione
dell¹acqua delle regioni del Mezzogiorno ad opera dei
capitali del Nord.

Una ³prima² sconfitta del neocapitalismo municipale
multiutilities significa che debbono esserci altre
sconfitte. Ma non é facile dire se la sconfitta denoti
l¹apertura di una falla importante nel neocapitalismo
all¹italiana e, anche, nel neocapitalismo in generale.
Il fatto che il neocapitalismo ³tout court² sia
diventato (dal livello mondiale a quello locale)
sempre più finanziario é foriero di gravi
disfunzionamenti e crisi nei prossimi anni. Al momento
quel che pare sicuro é il fallimento del
social-liberismo o liberal-socialismo (vedi la triste
fine del blairismo, le difficoltà dell¹India e del
Brasile...).

L¹accordo del 30 maggio é, inoltre, uno schiaffo a
tutti coloro che stanno tentando di delegittimare la
politica perché esso ha confermato che, in democrazia,
la forza della politica risiede nel legame stretto
tra i cittadini e le istituzioni rappresentative. La
prima sconfitta del neocapitalismo municipale
multiutilities é stata possibile proprio in Italia,a
proposito dell¹acqua, perché nel nostro Paese si é
sviluppato uno dei più forti movimenti in Europa di
lotta per l¹acqua bene comune e per il diritto umano
all¹acqua. Iniziata più di dieci anni orsono , fra gli
altri, dal Comitato italiano per il contratto mondiale
dell¹acqua, la lotta per l¹acqua vede oggi impegnati
in un largo Movimento italiano dell¹acqua, migliaia
di cittadini in sostegno della legge nazionale
sull¹acqua di iniziativa popolare. Forti di questa
mobilitazione, i rappresentanti di Rifondazione
comunista, dei Verdi e dei Comunisti italiani,, in
seno al Governo ed alle istituzioni rappresentative,
sono riusciti a tenere duro ed a sconfiggere i
promotori degli interessi privati, specie finanziari.
La ³res publica² ne esce rinforzata . E¹ un bel giorno
d¹incoraggiamento per il futuro.

Ciò significa che la lotta politica coerente,
continua, di ogni giorno, senza cedimenti sui principi
ma, anzi, ispirata dalla difesa di principi basilari
forti non oggetto di compromessi, é pagante. Bisogna
per questo rendere omaggio alle forze politiche testé
menzionate per aver saputo condurre tale lotta
politica. E¹ urgente che l¹alleanza realizzata nel
campo dell¹acqua tra cittadini attivi organizzati, per
migliaia, nel Movimento italiano dell¹acqua, ed i
rappresentanti eletti si affermi anche nel settore del
diritto all¹alloggio, dell¹educazione/conoscenza,
dell¹energia e della salute. Certo, é interessante
discutere sulla possibilità o l¹impossibilità
dell¹esistenza di un ³governo amico². Quel che conta
però é che l¹alleanza ci sia. Il resto rischia di
cascare nella fallacia dell¹infantilismo movimentista
narcisista o nell¹avventura piratesca.
Tocca ora alle forze progressiste e di sinistra di
non perdere il ³capitale politico² cosi ottenuto e di
agire rapidamente in favore di un sempre più stretto
coordinamento fra loro. Non é tempo di giocare alle
prime donne, da nessuna parte.