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Bassolino, sei tu il colpevole
Tommaso Sodano*
ll presidente della Regione Campania Antonio Bassolino di fronte alla situazione dei rifiuti in Campania e in seguito alle parole del presidente Napolitano, ha scaricato la colpa sui sindaci e i cittadini anti inceneritori: complimenti.
La misura è colma, è arrivata l'ora di prendere seriamente e serenamente le distanze dal comportamento dell'amministratore e del politico.
O Bassolino accetta di confrontarsi con noi a partire dalla questione rifiuti sulla realtà della situazione sia passata che presente che futura, o la nostra collaborazione non potrà proseguire all'infinito.
Riassumo: Bassolino nella sua intervista a Repubblica ieri affermava che se la regione si trova sommersa dall'immondizia e strangolata dai fumi di diossina per gli incendi appiccati da una popolazione disperata, è colpa di chi si è battuto ad Acerra.
Che se ciò è avvenuto è colpa della cultura delle sinistra, troppo arretrata.
Che non si può pensare che la raccolta differenziata sia sufficiente. Che lui ha fatto tutto il possibile.
Non una sola parola di autocritica.
Dimentica che la tragedia che sta vivendo la Campania da circa quattordici anni, attraverso un perdurante ed umiliante commissariamento che ha visto coinvolti tre commissari straordinari presidenti della Regione Campania (Rastrelli, Losco e lo stesso Bassolino) e due commissari straordinari esterni (prefetto Catenacci e Bertolaso, capo della Protezione Civile Nazionale) passa per gli interessi della criminalità organizzata, per l'utopia del "tutto in discarica" degli anni '90, quella del "tutto all'incenerimento" del vecchio piano regionale rifiuti predisposto da Rastrelli e sostenuto acriticamente da Bassolino.
Senza vie intermedie, senza che sia mai davvero partita una seria raccolta differenziata e in presenza di impianti industriali vecchi, obsoleti, non funzionanti.
Le utopie sono continuate negli anni, visto che le gestioni commissariali hanno perseguito tutte il piano rifiuti originale, senza prendersi mai la responsabilità di operare varianti che avrebbero potuto davvero risolvere il problema.
La Campania è rimasta confinata nella trappola.
Di fondi che arrivavano da Roma, usati a pioggia per fare spazio in discariche esaurite o per fingere di riparare impianti per Cdr che hanno continuato a produrre ecoballe che non sono altro che rifiuti impacchettati. Soldi spesi per consulenze dorate che forniranno soluzioni giuste che però non saranno applicate.
Ma perché la Campania non impara dal passato?
La politica regionale e nazionale si interroga su come risolvere il problema, nonostante appaia chiaro che sia seppellire i rifiuti in discarica, sia l'incenerirli sono imprese costose e rischiose, non solo dal punto di vista della sicurezza e della salute, ma anche da quello dell'infiltrazione camorristica negli appalti.
Eppure in altre zone d'Italia si manda in discarica solo il 35 - 40 per cento dei rifiuti solo applicando alla lettera il vecchio decreto Ronchi.
Perché tutto ciò non si è riusciti ad applicarlo in Campania? Come mai il gran parlare di legalità nel nostro paese riguarda solo certe trasgressioni e non altre?
Forse che quella legalità non vale per la Campania?
Non si rispetta la legge e l'effetto è quello di generare un'emergenza rifiuti che è copertura e mimetizzazione per il traffico illecito di rifiuti tossici, di cui la Campania è il terminale.
Infatti, nonostante sin dal decreto Ronchi di dieci anni fa, si sia sancito in Italia l'uso delle cosiddette "quattro erre" (riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero), in Campania si è continuato a cercare di aprire discariche che andavano invece bonificate, con i politici fautori della "modernità" che chiedevano i termovalorizzatori, senza sapere niente delle tecnologie di trattamento dei rifiuti e senza neanche porsi l'obiettivo di avere impianti che utilizzino tecnologie avanzate e meno inquinanti.
Non credo di aver mai visto una ordinanza commissariale volta a ridurre i rifiuti all'origine, a differenziare la raccolta.
Non c'è in Campania, regione con forte vocazione agricola, un solo impianto per il compostaggio dei rifiuti.
Cosa faceva Bassolino mentre accadeva tutto questo?
La risposta è: lasciava che tutto ciò accadesse.
Per la differenziata non ha mosso un dito e altrettanto ha fatto la Jervolino: tanto che Napoli oggi raccoglie in modo differenziato una percentuale inferiore al passato.
E così, mentre noi responsabilmente diciamo si alle discariche per togliere l'immondizia dalle strade, lui si finge la vittima della situazione e scarica tutto su sindaci e cittadini: di nuovo, complimenti.
*Presidente Commissione ambiente al Senato
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Liberazione di giovedì 24 maggio
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