IL COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
organizza un presidio
Mercoledì, 6 giugno 2007, alle ore 13
davanti al Tribunale di Genova
dove comparirà: Vincenzo CANTERINI, già comandante del VII nucleo del I reparto mobile della polizia di Stato, nel frattempo PROMOSSO QUESTORE
Dagli atti processuali: imputato per avere, in concorso con altri, il giorno 21 luglio 2001:
1) partecipato in veste di comandante del VII Nucleo Sperimentale appartenente al 1 Reparto Mobile di Roma della Polizia di Stato, all'organizzazione e alla conseguente esecuzione delle perquisizione all'edificio scolastico A.Diaz-Pertini, con l'impiego di oltre duecento operatori, tutti appartenenti a vari Reparti ed Uffici della Polizia di Stato, operazione che si concludeva con l'arresto in flagranza di tutte le persone trovate al momento all'interno del medesimo edificio.
2) attestato fatti o circostanze non corrispondenti al vero, per assicurare a se stesso e ad altri pubblici ufficiali l'impunità dei reati commessi, nella relazione di servizio diretta al Questore di Genova in relazione all'arresto di 93 persone. Che venivano denunciate per i delitti di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione ed al saccheggio, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, possesso di congegni esplosivi ed armi improprie.
3) attestato fatti o circostanze false per giustificare la violenza usata nei confronti dei 93 arrestati durante le fasi d'ingresso all'interno dell'istituto e la causazione di lesioni (molte delle quali gravi) a ottantasette di costoro, inferte in massima parte da appartenenti al Reparto di cui aveva il diretto comando.
4) attestato falsamente che gli appartenenti al Nucleo e Reparto dal medesimo comandato:
incontravano violenta resistenza da parte degli occupanti, consistita in un fittissimo lancio di pietre e bottiglie dalle finestre dell'istituto per impedire l'ingresso delle forze di polizia; incontravano resistenza anche all'interno dell'istituto da parte degli occupanti, che ingaggiavano violente colluttazioni con gli agenti di polizia, armati di coltelli, bastoni ed armi improprie, alcune delle quali rinvenute in tali circostanze;
5) aver cagionato lesioni personali varie; anche gravi, alle persone presenti all'interno del predetto edificio, colpite con sfollagente in dotazione o con altri atti di violenza, commettendo il fatto direttamente o comunque agevolando o non impedendo ad altri tale condotta, e che pertanto aveva, nella qualità e nel ruolo rivestiti, l'obbligo giuridico di impedire, così abusando della qualifica di pubblico ufficiale
Gli operatori di Polizia appartenenti ai vari reparti e, fra questi, in prima posizione il VII Nucleo del I° Reparto Mobile di Roma, facevano irruzione in massa all'interno dell'edificio da perquisire, ed in ogni occasione colpivano con violenza le persone presenti, tutte in palese atteggiamento di non offensività e di resa, in talune occasioni infierendo più volte sulle stesse già colpite, a terra, sanguinanti e ferite, utilizzando i manganelli in dotazione o sferrando calci ed cagionando lesioni.
Non lasciateci soli,
il silenzio sui fatti di Genova e sui processi in corso è un'ulteriore ferita alla democrazia nel nostro paese.
COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
www.veritagiustizia.it
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L'onore perduto
di Lorenzo Guadagnucci
L'onore perduto della polizia italiana: potremmo titolare così il resoconto delle più recenti udienze al processo per i fatti della Diaz. Qualcuno obietterà che l'onore era già perduto, ed è difficile nagarlo, se si pensa alla chiusura corporativa scelta all'indomani del G8 genovese, alla legittimazione di fatto degli innumerevoli abusi compiuti, alle scandalose promozioni dei dirigenti imputati e via elencando. Ad ogni modo, la cronaca è la cronaca, per cui è giusto segnalare le ultime perle.
Dunque, abbiamo visto sfilare in aula:
a) un ex questore di Genova, Francesco Colucci, chiamato come testimone, che inanella una serie imbarazzante di "non ricordo" e di correzioni rispetto a deposizioni precedenti. Interrogato dai pm su chi fosse il massimo responsabile gerarchico della perquisizione alla Diaz (gli imputati sostengono che non ve ne fosse uno), indica Lorenzo Murgolo, ex vice questore di Bologna, l'unico fra i dirigenti inizialmente indagati ad essere stato scagionato in istruttoria. Colucci è stato poi iscritto nel registro degli indagati per falsa testimonianza;
b) il medesimo Lorenzo Murgolo, ora ai servizi segreti, che si presenta in aula, dopo aver chiesto di essere esentato anche dalla presenza, per avvalersi della facoltà di non rispondere, opzione del tutto legittima in quanto ex indagato nell'inchiesta, ma di dubbia eticità trattandosi di funzionario dello stato, appartenente ad organi di sicurezza che dovrebbero fornire la massima collaborazione alla magistratura, in modo che la giustizia possa fare il suo corso;
c) l'ex vice capo della polizia, Ansoino Andreassi, anche lui testimone, che spiega candidamente come il 21 luglio 2001 da Roma (cioè dal capo della polizia Gianni De Gennaro) arrivò l'ordine di arrestare quante più persone possibile: "Si fa sempre così in questi casi - ha detto Andreassi, come si legge in un articolo pubblicato sulle cronache genovesi di Repubblica - È un modo per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione di chi non ha tenuto in pugno la situazione. La città è stata devastata? E allora si risponde con una montagna di arresti. Ma naturalmente nel rispetto della legge". Naturalmente.
Su chi comandasse il blitz alla Diaz, di fronte al presidente del Tribunale ormai spazientito ("E' possibile che non si sappia chi dirigeva?"), Andreassi dice: "Arnaldo La Barbera era la figura più carismatica. E lui quella sera era presente. A me dispiace parlare di un collega che non può più dire la sua. ma è andata così. È pacifico". Il prefetto La Barbera è morto di malattia nel 2002.
I pm hanno rinunciato ad ascoltare come testimone Gianni De Gennaro. Non hanno spiegato le ragioni di questa scelta, ma il motivo è abbastanza chiaro: non è più lecito attendersi da lui, visti i punti a, b e c una deposizione genuina, davvero utile alla ricerca della verità.
Ognuno tragga le sue conclusioni.
Mercoledì 6 giugno arriverà in aula il dottor Vincenzo Canterini, capo del settimo reparto mobile che fece irruzione alla Diaz. È imputato per il pestaggio eseguito dai suoi uomini. L'anno scorso fu promosso al rango di questore.
Il Comitato Verità e Giustizia mercoledì mattina organizzerà un presidio davanti al tribunale, per segnalare che dentro quelle aule la polizia di stato sta perdendo il suo onore.