[Forumlucca] Comitato Verità e Giustizia per Genova - Minacc…

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Autore: Alessio Ciacci
Data:  
To: forumlucca, m.ciancarella, Quilici Leana
Oggetto: [Forumlucca] Comitato Verità e Giustizia per Genova - Minacce di morte all'Avv Menzione

SOLIDARIETA' A MENZIONE


Le minacce ricevute dall'avvocato Ezio Menzione, che ha chiesto la

convocazione come testimone dell'ex carabiniere Mario Placanica in un

processo legato ai fatti del G8 2001, costituiscono un fatto gravissimo, che

turba il corretto andamento dei processi e l'azione di ricerca della verità.



Si sta creando, attorno ai processi in corso a Genova, un clima di ostilità

e di fastidio. Le notizie più eclatanti vengono soffocate (come la condanna

del ministero dell'Interno a risarcire una manifestante pestata dalla

polizia), alcuni dirigenti di polizia chiamati come testimoni hanno

atteggiamenti poco congrui con i compiti di funzionari dello Stato (il vice

questore Lorenzo Murgolo che rifiuta di rispondere, l'ex questore di Genova

Francesco Colucci addirittura indagato per falsa testimonianza), e infine si

intimidiscono avvocati e testimoni senza che tutto ciò susciti indignaizone

e protesta nella società.



Esprimiamo a Ezio Menzione tutta la nostra vicinanza e rinnoviamo il nostro

impegno affinché l'emergenza democratica evidenziata dai fatti del luglio

2001 venga affrontata dalle istituzioni con la dovuta forza e serietà.



COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA

Genova, 28 maggio 2007





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ANSA FIRENZE



COMUNICATO STAMPA



MINACCIA DI MORTE ALL'AVV.MENZIONE, DIFENSORE NEI PROCESSI DEL G8 DI GENOVA

PER AVERE CHIESTO DI SENTIRE PLACANICA



La mattina di sabato 26 maggio l'Avv.Ezio Menzione di Pisa, difensore dei

manifestanti no global nei processi dinnanzi al Tribunale di Genova per i

fatti del G8 2001 ha ricevuto sulla sua utenza privata una telefonata del

seguente preciso tenore: "Lasciate stare a Placanica, sennò vi faremo

saltare in aria". La voce era di un uomo, con forte accento meridionale,

forse leggermente travisata, ma chiarissma.



Chiaro anche il riferimento: il giorno prima, in un'udienza davanti al

Tribunale genovese per un processo contro i manifestanti no global,

l'Avv.Menzione aveva chiesto e ottenuto che fosse convocato come teste

Placanica, affinché narrasse la sua versione dei fatti di Piazza Alimonda.

Placanica era già stato convocato dinnanzi allo stesso Tribunale un anno e

mezzo fa, ma - come la legge gli consente - si era avvalso della facoltà di

non rispondere. Alcuni mesi fa, però, aveva rilasciato interviste e

dichiarazioni che gettavano una luce inedita su quei tragici fatti e si era

dichiarato disponibile a parlare anche dinnanzi alla magistratura. Da qui la

richiesta dell'Avv.Menzione, che, come si è detto, è stata giudicata

opportuna ed accolta, disponendosi che Placanica venga accompagnato dinnanzi

al Tribunale genovese per l'udienza del prossimo venerdì, primo giugno.



"La telefonata è stata piuttosto inquietante", nota l'Avv.Menzione, "non

solo per la portata chiaramente minatoria, ma perché lascia intendere quanto

debbano essere forti le pressioni affinché Placanica non fornisca la sua

verità. Se anche lui è sottoposto, come più volte ha lasciato intendere, ad

uno stillicidio di minacce, è l'ora che venga dinnanzi ai giudici e dica una

buona volta tutto ciò che sa, così da liberarsi da questo incubo".



La telefonata è rimasta registrata sulla segreteria telefonica ed è stata

messa a disposizione dell'autorità inquirente, cui l'avvocato si è rivolto

con una denuncia-querela contro ignoti.



Pisa 28/5/07



Sempre solo sulle pagine genovesi di Repubblica, alcune importanti notizie in merito ai processi:

Repubblica Genova

Dal processo per il blitz un nuovo particolare che ne conferma la ferocia
Quei manganelli al contrario nella mattanza della Diaz
E il funzionario in aula fa scena muta
MASSIMO CALANDRI




LE TRACCE di sangue sulle impugnature dei manganelli degli agenti che
fecero irruzione alla Diaz - rilevate dai carabinieri del Ris di Parma -
sono una prova ulteriore di quanto vergognosa fu quell´operazione di
polizia. Gli uomini della «celere», agli ordini di Vincenzo Canterini li
impugnavano al contrario per fare ancora più male. Vale la pena di
ricordare che i 93 no-global all´interno della Diaz li accolsero a braccia
alzate gridando: «Pace». E che oltre sessanta di loro finirono
inevitabilmente all´ospedale per le botte ricevute. Cinque in prognosi
riservata. La circostanza, una nuova pagina nera per la Polizia di Stato
durante il G8 genovese, è emersa ieri nel corso di un´udienza per
l´assalto all´istituto scolastico di via Cesare Battisti.
In aula ha lasciato perplessi anche la decisione del funzionario Vincenzo
Murgolo, che chiamato a testimoniare ha deciso di avvalersi della facoltà
di non rispondere. Una sconcertante scena muta. Murgolo ha potuto evitare
l´interrogatorio perché a suo tempo era stato indagato insieme agli altri
29 imputati. Eppure, solo due settimane fa l´ex questore del capoluogo
ligure, Francesco Colucci, aveva sostenuto a sorpresa che Murgolo quella
notte di luglio era il coordinatore dell´irruzione. Ma come: il questore
all´improvviso lo tira in ballo e lui decide di starsene zitto? Domanda
purtroppo senza risposta.
Ha invece replicato ad Heidi Giuliani il capo della polizia, Gianni De
Gennaro. La parlamentare, e madre di Carlo, aveva denunciato un problema
di mancata formazione democratica, «visto il lungo elenco di
rappresentanti delle forze dell´ordine indagati e condannati». De Gennaro
ha ribattuto: «I poliziotti assolti sono molti. Credo che le assoluzioni
siano di gran lunga superiori alle condanne. Ma io le fornirò tutti i
dati. Se lo desidera sono su questo a sua completa disposizione».
A proposito di assoluzioni, e tanto per capire che aria tirava allora, è
giusto segnalare quella di un manifestante cagliaritano, Pietro U.,
assistito dall´avvocato Emanuele Tambuscio. Due poliziotti lo avevano
arrestato in piazza Tommaseo, poco prima della morte di Carlo Giuliani,
sostenendo che aveva lanciato pietre e resistito alla cattura. Tesi
confutata in aula. E però Pietro U. ebbe una costola fratturata dai
poliziotti, sbugiardati da una serie di fotografie. In compenso, il
manifestante ha raccontato che gli sequestrarono la videocamere con cui
filmava gli scontri, e tre videocassette. Materiale che non gli è mai più
stato restituito.