«NON CI BASTA PIù. Sì, VOGLIAMO IL MATRIMONIO»
Aurelio Mancuso
presidente dell’Arcigay: il Roma Gay Pride chiede parità, diritti,
laicità. E si concluderà in piazza san Giovanni
sabato 19 maggio 2007
, di L'Unità
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di Delia Vaccarello / Roma
Dignità e laicità sono
le parole chiave del Gay pride che si terrà a Roma il 16 giugno.
«Laicità» perché mai come adesso ha bisogno di essere difesa. E
«dignità» perché le aggressioni alle persone omosessuali si stanno
intensificando. L’ultimo pestaggio è avvenuto ai danni di Paolo Ferigo,
presidente del comitato provinciale milanese di Arcigay in una
pizzeria. Dopo la giornata mondiale contro l’omofobia, ne parliamo con
Aurelio Mancuso uno dei portavoce del Roma Pride.
Quali sono gli
obiettivi del Pride del 16 giugno?
«Lo slogan è parità, diritti,
laicità. Oggi in questo paese i primi doveri sono di difendere la
laicità dello Stato e le conquiste sociali del passato, cioè l’aborto,
il divorzio, la riforma del diritto di famiglia, e di promuovere nuovi
diritti e libertà. Non è il solito pride. Si inserisce nel dibattito in
corso sulla forza reale di un’area che intende affermare il diritto
dello Stato ad approvare leggi di tutti i cittadini e non solo di una
parte».
Chiedete il matrimonio gay?
«Abbiamo spostato l’asse dell’
interesse per far capire che dei Dico non vogliamo sentir parlare. Nel
documento politico del pride sosteniamo la pluralità degli istituti,
tra cui anche il matrimonio. Gli obiettivi primari sono: combattere per
la laicità e respingere l’omofobia».
Siete allarmati per l’omofobia
in aumento?
«C’è un clima di odio preoccupante. Paolo Ferigo è stato
aggredito in pizzeria, Matteo Marliani presidente di Arcigay Pistoia ha
ricevuto volantini intimidatori. È un clima favorito dal fatto che la
questione omosessuale viene strumentalizzata. La destra politica
coniugata alle posizioni delle gerarchie cattoliche vuole costruire un
consenso sociale di esclusione e di restaurazione. Il tema vero non
sono i Dico. Noi siamo l’elemento debole su cui insistere. La Chiesa
conosce gli imbarazzi della sinistra e compie i suoi passi per
restaurare il passato».
Sentite vicine le forze che si battono per la
laicità, non temete l’effetto piazza Navona?
«Il senso del family day
non era stato recepito del tutto. Dopo sabato ho ricevuto i primi
segnali da Arci e Cgil. I dirigenti nazionali hanno compreso. Piazza
Navona aveva un senso di testimonianza. Noi adesso siamo a un mese dal
Pride e l’allarme prodotto dal family day spingerà all’
organizzazione».
Perché è stata scelta Roma come sede?
«Abbiamo
scelto Roma a gennaio perché è la capitale della politica intuendo che
occorresse sollecitare la politica e le istituzioni. Abbiamo azzeccato
la previsione».
La richiesta di piazza san Giovanni come meta finale
vuole essere una risposta al family day?
«È la piazza delle
manifestazioni della sinistra ma sabato scorso è diventata la piazza
dove si discute di famiglie e di diritti. Allora vogliamo presidiarla
anche noi. Se è vero che ci sono più "italie" noi rappresentiamo un’
Italia ben precisa».
Cosa pensate delle recenti dichiarazioni di
Fassino sui Dico e sull’eventualità di modificare il codice civile?
«Siamo preoccupati, ci sembra sia di nuovo iniziata la corsa al ribasso
sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto. Dai Pacs, i Ds
sono passati prima ai rachitici Dico e ora si attestano sulla proposta
di semplici modifiche del Codice Civile. A quando la resa? Diciamo no a
qualsiasi ipotesi che non riconosca giuridicamente le coppie in quanto
tali, e avvertiamo tutto il centro sinistra: non si possono approvare
leggi, che di fatto offendano la nostra dignità. I Dico sono
insufficienti e pasticciati, ma riteniamo irricevibili proposte che
stravolgano ulteriormente le nostre richieste, che sono: pari diritti,
pari dignità. Chi pensa di poter giocare a Risiko sulla nostra pelle,
si assumerà la grave responsabilità di approvare norme fermamente
osteggiate da tutto il movimento lgbt italiano».
Sono previste delle
novità dal punto di vista della sfilata?
«Ci saranno almeno 40 carri
ma la novità vera è che il corteo arriverà in piazza san Giovanni. Dopo
il family day abbiamo ricevuto molti contatti. Ora lanciamo un appello.
Ai democratici laici il pride offre l’occasione di costruire una
manifestazione di tutte e tutti coloro che sentono il dovere di
segnalare la propria appartenenza al popolo della sinistra politica e
sociale. La piazza è grande, se la sinistra vuole la piazza si
riempie».