/INDEPENDENTZIA ETA SOZIALISMORANTZ/
EUSKAL HERRIA, PASSO A PASSO
SERVIZIO D'INFORMAZONE DE ASKAPENA Nº 175
_ANCHE IL GOVERNO BASCO MANIPOLA GLI VICTIME_
Il centralismo spagnolo, soprattutto quello di destra, è da tempo
che fece delle vittime di ETA una delle sue armi contundenti per
condizionare la vita politica del paese. Anche il PSOE favorì e
spinse questa dinamica perversa che, una volta al Governo, gli si è
rivoltata contro. Il PP manipola i comprensibili sentimenti di
perdita che si sono prodotti nelle sue file, un marcato interesse
elettoralista; ha promosso organizzazioni fantoccio che ha
trasformato in individui politici. Con quella strategia,
intensificano il rifiuto popolare alla lotta armata di ETA e
condizionano i loro avversari": chi non omaggia le vittime di ETA
torna ad ammazzarle e si trasforma in complice del terrorismo."
_L'ALLINEAMENTO SETTARIO DEL GOVERNO BASCO _
Il Governo Basco, sempre predisposto a seguire i modelli di Madrid,
è entrato nel gioco. Ha dato sempre un trattamento disuguale alle
vittime di un conflitto vecchio nel quale il PNV ha cambiato
bandiera. Per molti anni, essi furono le vittime di una dittatura
spagnola che reprimeva il nostro paese, proibiva l'uso della nostra
lingua, manteneva nell'illegalità le formazioni politiche basche...
Questa politica di illegalizzazione e tortura continua, ma il PNV ha
cambiato lato; ora è fedele esecutore della politica repressiva dello
Stato.
Il Governo Basco ha promosso sempre mobilitazioni contro gli
attentati di ETA. Non ha promosso mai un solo atto istituzionale di
riconoscimento alle vittime che ha generato lo Stato; non ha
partecipato mai agli atti di omaggio che hanno organizzato i settori
popolari per omaggiare le loro vittime. E, cosa che è ancora
peggiore, in numerose occasioni ha utilizzato la sua polizia per
reprimere la sinistra quando tentava di seppellire i suoi morti.
L'atto più scandaloso successe il 21 giugno del 1995. Due giovani
della sinistra basca, rifugiati nel territorio basco, oggi sotto
amministrazione francese, sparirono misteriosamente. Tanto lo stato
spagnolo come quello francese insistettero nel non sapere niente di
essi. La sinistra li considerò sempre vittime del terrorismo di
Stato. Vari anni più tardi, e in forma inaspettata, si scoprirono i
loro resti che presentavano segni di feroci torture. Fatte le
opportune investigazioni, si condanna la Guardia Civil come
responsabile di entrambi i crimini. Quando i loro parenti poterono
disporre dei loro cadaveri, cercarono di dar loro sepoltura essendo
molti i militanti della sinistra che si unirono alle esequie. La
funzione funebre si trasformò in una trappola. Il Governo Basco che
il giorno 22 vuole onorare la memoria delle vittime di ETA, massacrò
in forma selvaggia i parenti ed amici di Lasa e Zabala, i due
militanti morti sotto tormento e sepolti in calce viva.
A giudizio della destra spagnola, questo posizionamento del Governo
Basco era insufficiente. Doveva promuovere atti espliciti di
risarcimento a chi ETA aveva ammazzato. La pressione mediatica e
politica del centralismo dava i suoi frutti. I messaggi ufficiali del
Governo Basco e dei suoi stipendiati, organizzazioni "pacifiste" come
Gesto por la Paz o di "mediazione" Elkarri, incidevano ogni volta con
più forza sul fatto che bisognava risarcire le vittime di ETA. La
destra vedeva con gusto questa deriva ma non la considerò
sufficiente. Il Governo Basco, nel suo affanno per placare lo Stato
spagnolo, continuava a compiere passi in quella direzione: concorreva
agli atti organizzati dallo Stato per risarcire le vittime di ETA,
creó la Commissione di Vittime di ETA e non l'incorniciò nel
Dipartimento di Diritti umani bensì nella Consejería dell?Interno,
quella che reprime e tortura. Mise di fronte ad essa la vedova di una
persona morta in attentato di ETA che, come è dato supporre, dà una
messa a fuoco tendenziosa al suo lavoro.
_LE VITTIME POPOLARI NON MERITANO DI ESSERE PRESE IN CONSIDERAZIONE
_
In quella spirale di servitù, il Governo Basco ha organizzato
l'atto del 22 aprile. Un atto di questo tipo, mentre il conflitto
rimane aperto e le sue conseguenze sono giornaliere, non poteva
essere un esercizio per ritrovarsi ma tutto il contrario: un
esercizio di emarginazione più che di riconoscimento generalizzato.
Attualmente, si registrano 350 persone come vittime non
attribuibili ad ETA. La violenza dello Stato ha generato molte morti:
vittime di attuazioni poliziesche o parapolicziesche, militanti di ETA
caduti in confronti armati o per esplosione degli artefatti che
cercavano di collocare, cittadini assassinati in manifestazioni, in
controlli installati nelle strade, per spari di poliziotti fossero di
servizio o in litigi in posti pubblici. Quattro cittadini sono morti
in dipendenze poliziesche mentre era applicata loro la legislazione
antiterrorista ed altri otto, poco dopo essere passati per un
commissariato, durante la perquisizione domiciliare o nella loro
detenzione. Bisogna aggiungere a tutti questi le vittime generate dal
regime carcerario o persecutorio: 19 persone sono morte nella prigione
o come conseguenza del loro passaggio per prigioni; familiari di
carcerati che sono deceduti quando andavano a visitare i prigionieri
dispersi dagli Stati spagnolo e francese, rifugiati politici morti
fuori della loro terra... Lo stesso Parlamento Basco, in una
Relazione sulle vittime che elaborò nell'anno 2000, quantificò in
6000, ora già sono di più, le persone torturate dai differenti
poliziotti ed in circa 25.000, cifra che bisogna pure aggiornare al
rialzo, le persone che hanno sofferto direttamente la repressione
poliziesca. Nessuna di queste persone è stata presa in considerazione
nell'omaggio del 22.
Al contrario, il Governo Basco ha chiesto perdono "a nome del
nostro paese" a riconosciuti nemici di Euskal Herria: a Melitón
Manzanas, crudele torturatore che ETA giustiziò nel 1968,
all'Ammiraglio Carrero Blanco, presidente del Governo di Franco e suo
potenziale successore che ETA giustiziò... In questo miserabile
esercizio di servitù, il Governo Basco ha registrato come vittime di
ETA 77 morti nell'incendio di un hotel (1979) seguendo ipotesi che
non sono state avallatie né giudiziariamente né ufficialmente.
_REAZIONI _
Tanta miseria non ha soddisfatto le esigenze del PP che ha
considerato insufficiente la servitù e ha respinto l'atto. Eccede
dire che la sinistra ha considerato l'atto un allineamento vile al
servizio degli oppressori. Una gran parte della società basca che ha
sofferto sulla carne propria la violenza degli Stati, ha respinto la
messa a fuoco dell'atto.
Il Governo Basco, ha dovuto utilizzare numerose risorse, 600.000
euro, e le sue influenze per forzare adesioni di settori che si
rifiutavano di comunicare.
Euskal Herria, 4/V/2007
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