12 maggio: per Giorgiana Masi. Contro la famiglia e
contro lo Stato.
Il 12 maggio 1977, nel corso di una manifestazione per
celebrare lanniversario della vittoria nel referendum
sul divorzio, Giorgiana Masi veniva assassinata da
agenti infiltrati della polizia di Cossiga. Era la
risposta dello Stato ad una generazione che lottava
contro lordine costituito, nel nome
dellinsopprimibile radicalità dei propri bisogni.
Giorgiana studiava al Pasteur, un liceo scientifico
della periferia nord-ovest della capitale. Una ragazza
come tante, potrebbe dire qualcuno, ma Giorgiana quel
giorno aveva fatto una scelta precisa. Noi non la
vogliamo trasformare in un simbolo, perché la logica
del simbolo prescinde dalle persone concrete, dal loro
universo di desideri e di passioni. Il volantino che
dedichiamo a Giorgiana muove invece dalla
consapevolezza che lottare oggi è anche un modo di
riscattare chi ha lottato ieri. Mentre siamo in piazza
a ricordare Giorgiana e la violenza di Stato, è in
corso il Family Day, espressione della offensiva
clericale contro la libertà di scegliere come vivere,
nel nome della difesa della famiglia tradizionale e
dei valori patriarcali ad essa legati. E lultimo
capitolo di un intervento sempre più massiccio del
clero nella scena politica italiana. La penisola,
infatti, è vista come lultima trincea del
cattolicesimo in Europa. Ora, se è necessario
contrastare questa offensiva, bisogna evitare di farsi
ammaliare dai profeti della cultura laica. Se
Ratzinger e Bagnasco propugnano un ritorno alla
religione di Stato, pur se in assenza del vecchio
potere temporale, gli intellettuali laici non sono
migliori. Cè chi, tra loro, propende per lo Stato
stesso come religione. Non è quanto già accade in
Francia? Il divieto di esibire simboli politici e
religiosi nei luoghi pubblici, non è che una
sottomissione alla sacralità delle istituzioni.
Il fatto è che di fronte a noi abbiamo due modi
diversi di legittimare il potere costituito. Si pensi
alle guerre imperialiste in cui è coinvolta lItalia.
I due fronti contrapposti le sostengono con
motivazioni diverse: quella religiosa, legata alla
necessità di ribadire le radici cristiane contro una
presunta avanzata islamica, e quella laica.
Questultima si basa sullidea, sostenuta in
particolare da Marco Pannella, che lOccidente può
conquistare le popolazioni che aggredisce combinando
la potenza militare con il richiamo esercitato dalle
cosiddette armi di attrazione di massa, cioè dalle
vetrine piene di merci e dalla possibilità di mettere,
di tanto in tanto, una scheda nellurna elettorale. Da
ciò si evince che, se vogliamo continuare a lottare,
per affermare i nostri bisogni e per il riscatto di
Giorgiana e della sua generazione, dobbiamo propugnare
una logica diversa. Sostenendo con forza che lo Stato
e la famiglia non sono istituzioni da ritenere eterne
ed insuperabili. Ai laici, che ci propongono il culto
dello Stato, ricordiamo che esso, tra le sue funzioni,
ha il monopolio della forza, allesterno (leggi
guerre) come allesterno. E lo usa ogni volta che
questo ordine sociale basato sullo sfruttamento e
sulla negazione dei nostri bisogni viene messo in
discussione. Lassassinio di Giorgiana Masi e quello,
più recente, di Carlo Giuliani lo testimoniano. Quanto
alla famiglia, essa è il primo luogo di trasmissione
della cultura dominante, a partire dalla divisione in
ruoli tra i sessi. Ora, negli anni in cui Giorgiana
lottava, si tendeva a superare listituzione familiare
con esperienze più larghe, comunitarie,
contraddittorie ma ricche di indicazioni su una
socialità altra. Così come allo Stato si
contrapponevano collettività organizzate per
riappropriarsi del proprio destino, al di fuori di
qualsiasi delega a partiti e istituzioni. Oggi, di
fronte ad una realtà fatta di precarietà, di
repressione delle lotte, di rigurgiti clericali,
quelle istanze non sono superate, ma sempre più
urgenti. E il 12 maggio è la migliore occasione per
ricordarlo.
Corrispondenze Metropolitane collettivo di
controinformazione e dinchiesta
(riunione ogni martedì, ore 21, presso il Comitato di
quartiere Alberone, via Appia Nuova 357)
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