secolo xix
Baget, non dividere. Dialoga
don andrea gallo
Costruire un Mondo differente da quello della sorda intolleranza richiede
un lungo cammino.
È urgente partire ora per le donne e gli uomini di buona volontà.
Leggendo l'articolo di don Gianni Baget Bozzo, ieri sul Secolo XIX, mi
convinco sempre più della forte ripresa di un atteggiamento antagonista di
una parte della Chiesa verso la società e la modernità, con un susseguirsi
martellante di accuse.
Si è giunti a parlare di "inquisizione laica", di discriminazione oggettiva
nei confronti della Chiesa cattolica, di ostracismo, di minacce, di
persecuzione, di pericoli imminenti, allarmismi per la distruzione della
famiglia.
Affermazioni simili, oltre a non essere aderenti alla realtà, rischiano,
come sta avvenendo, di fomentare vittimismo tra i cristiani e i vescovi, di
suscitare una nuova opposizione di questi nei confronti della modernità e
di far crescere la diffidenza, la delusione dei laici, dei lontani nei
confronti del fatto religioso.
In certe frange sorge la rabbia.
Quando si nega la possibilità di un'etica a chi non è credente in Dio,
quando si vedono nella società solo frammentazioni di valori, nichilismo e
cultura di morte, allora si contribuisce non al confronto, al dialogo
irrinunciabile, ma allo scontro e si acuiscono le lacerazioni interne alla
stessa comunità cristiana. Chiedo ai tanti cristiani: perché restate in
silenzio? Verifichiamoci con i nostri vescovi davanti alla Croce e non in
piazza San Giovanni o in piazza Navona.
Per la Chiesa c'è il timore di sentirsi assediata e quindi costretta a
esprimersi in modo difensivo, ancora una volta apologetico. Una Chiesa non
più capace di sostenere nel pacifico confronto la sua collocazione nella
compagnia degli uomini.
Mi sorprendono le imprecisioni di don Baget.
Non mi sono mai definito: anarchico evangelico, ma "angelicamente anarchico".
È il titolo del libro uscito a marzo tra gli "Oscar" Mondadori.
Non ho mai parlato di "abominazione del luogo santo".
Non penso minimamente che la presenza di poliziotti contaminino il luogo
santo.
Mi sento umiliato di vedere il mio vescovo accompagnato da angeli custodi
armati.
Angelicamente: consapevole dei miei peccati, ma consolato dalla mia scelta
dell'azione non violenta e della cultura della pace. (Pacem in terris. Papa
Giovanni).
Anarchico: per rifiutare decisamente qualunque sopruso, coercizione,
moralismo, integralismo,negazione di diritti.
L'architettura giuridica, tradizionale e complessa sul concordato la lascio
ai suoi amici intellettuali, organici, atei-devoti, atei-clericali.
Rimescolare superficialmente nella settimana del G8 2001, suona offesa ad
oltre 300 mila giovani e alle stesse forze dell'ordine.
Perché il governo Berlusconi non ha mai accettato di istituire una
Commissione parlamentare d'inchiesta con pieni poteri per far luce su tutte
le responsabilità? Anche il governo Prodi, dopo un anno, ha lasciato cadere
la necessaria chiarezza.
Le mie riflessioni hanno la presunzione di stimolare tutti a uscire dal
cortile di casa e pensare in grande: non c'è contraddizione tra fedeltà
alla Chiesa e all'attaccamento all'istanza di laicità. I concordati non
sono dogmi e non sono eterni e possono cambiare. Craxi, nella riforma
concordataria, cancellò la religione cattolica, come religione ufficiale
dello Stato Italiano.
Se la Chiesa accettasse di svolgere solo questo ruolo di religione civile,
forse sarebbe più potente, ma a mio parere rinuncerebbe a comunicare il
Vangelo, oscurerebbe la "Profezia". In una società pluralista, tutti sono
esposti al confronto e alla critica, tutti ad elaborare ragioni nell'ambito
pubblico e i cristiani devono imparare a esprimersi in termini che non
siano né dogmatici, né soltanto sostenuti dalla loro fede, né tanto meno da
un concordato basato su reciproci privilegi.
Etica sessuale, matrimoniale, aborto, eutanasia, bioetica vanno proposti
con forte determinazione, ma anche con umiltà e moderazione.
I cristiani hanno il diritto (questa è laicità) di esprimere pubblicamente
le loro convinzioni e le loro coerenti testimonianze. Ripeto: proporle e
vederle recepite senza preconcetti nel dibattito per la formazione delle
leggi, senza ambigue "tutele" dei parlamentari cattolici. Se si sceglie la
libertà di coscienza, non si può pretendere la dittatura delle coscienze.
La politica è mediazione e non testimonianza. Se i cristiani volessero
imporre a ogni costo i loro principi in una società che è post-cristiana,
allora finirebbero per contribuire ad alimentare l'inimicizia. È quello che
sta tristemente avvenendo.
Sì, è un tempo triste perché il Cristianesimo appare minacciato nel suo
specifico e ostacolato non da chi lo avversa o addirittura lo perseguita,
bensì,come sovente accade nelle storia, dai credenti stessi.
Forse don Baget pensa di possedere la verità evangelica? Siamo chiamati
alla evangelizzazione o alla crociata del cattolico intransigente?
Concedere diritti a minoranze eterosessuali, omosessuali può davvero
impedire la scelta, per me grande, solenne e alta, del
matrimonio-sacramento, con la sua coerenza, fedeltà e testimonianza, la
maternità e paternità responsabile?
Se è possibile un uso religioso della politica o un uso politico della
religione attraverso una libera contrattazione, perché rifiutarlo? Se lo
Stato invita a Palazzo e si mostra riconoscente verso il Servizio della
religione apprestato alla Società perché disertare il Palazzo? Non sono
queste tentazioni pericolose?
È forse questa la via del dialogo che la Chiesa ha scelto come
irreversibile con il Concilio vaticano secondo? La mia amata Chiesa con il
suo patrimonio può dare tantissimo ma se non dialoga?
Termino con la "Gaudium et spes" (76) Conc. Vat. II: " La Chiesa non pone
le sue speranze nei privilegi offertigli dalla Autorità Civile. Anzi, essa
stessa rinuncerà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti,
ove costatasse che il loro uso potesse far dubitare della sua sincerità
della sua testimonianza?". La mia speranza "anarchica" dipinge l'immagine
della Chiesa disarmata, senza poteri, senza "blindature". Evangelicamente
cercherò di stare sempre dalla parte degli sconfitti, di tutti coloro che
pagano sulla propria pelle e spesso con la propria vita, vittime innocenti
di un sistema-mostro.
Don Andrea Gallo è fondatore della Comunità di San Benedetto al porto.
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