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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Israele, torture ai palestinesi: i sette gironi dell'inferno


Israele, torture ai palestinesi: i sette gironi dell'inferno

Maurizio Debanne

Un altro rapporto scuote le coscienze in Israele. Non riguarda la guerra contro
gli Hezbollah bensì il conflitto infinito contro i palestinesi. Ogni conflitto
è di per sé violento e per questo occorre essere vigili nel controllare che non
sconfini in atti contrari alle leggi internazionali. Questo è lo spirito che
anima due organizzazioni per la difesa dei diritti umani israeliane, Btselem e
Ha Moked, autrici di un documento che accusa lo Shin Bet, i servizi segreti
interni israeliani, di torture o maltrattamenti contro i palestinesi. Nel
rapporto si leggono le testimonianze di 73 palestinesi sospettati di
partecipare ad attività armate e sottoposti a interrogatorio fra luglio 2005 e
marzo 2006.

Sulla base dei racconti la scala che conduce i palestinesi prigionieri
nell'abisso della tortura è fatta di sette scalini. Si va dalla privazione del
sonno (15 casi) al pestaggio (17 casi), passando per la detenzione in
isolamento e l'essere legati in diverse posizioni innaturali (posizione del
rospo 3 casi, posizione della banana 5 casi), il confinamento dei prigionieri
in celle «asfissianti e putride» e l'umiliazione in ogni forma. Nel caso in cui
i prigionieri vengano classificati come le cosiddette «bombe a orologeria»,
ossia abbiano informazioni utili a impedire un attentato terroristico contro
Israele, lo Shin Bet, secondo il rapporto, usa «metodi speciali»: violenza
fisica a tutto spiano.

Le accuse non finiscono qui. Ai prigionieri è stato offerto deliberatamente cibo
guasto o di cattivo gusto. L'unico esercizio fisico loro concesso è stato
camminare dalla cella alla stanza degli interrogatori, tragitto durante il
quale spesso sono stati malmenati, con gli occhi chiusi e le mani legate.
Mediamente i prigionieri sono stati interrogati per 35 giorni dalle 5 alle 10
ore al giorno e più della metà non ha visto un legale o un rappresentante della
Croce rossa per l'intero periodo degli interrogatori.

«Queste pratiche sono chiaramente classificate come torture dalla legge
internazionale», sottolinea il rapporto, che critica anche la «collusione» con
il sistema giudiziario israeliano. Per la prima volta, hanno fatto sapere
Btselem e Ha Moked, la ricerca non è stata condotta sulla base delle denunce
presentate, ma contattando i palestinesi che sono stati interrogati dal
servizio segreto per raccogliere le loro testimonianze. Negli ultimi sei anni,
lamenta ancora il documento, sono state presentate 500 denunce contro lo Shin
Bet, ma nessuna di esse è sfociata in un'indagine.

Per questo le due organizzazioni tornano a chiedere a gran voce che la Knesset,
il parlamento israeliano, approvi una legge che vieti «torture e sevizie» in
modo tale da non lasciare agli agenti dello Shin Bet alcun margine di
discrezione e neghi ogni possibile impunità ai responsabili di violenze.
Btselem e Ha Moked puntano inoltre all'istituzione di una agenzia indipendente
che investighi su ogni accusa di tortura o di maltrattamento.

Da parte sua il ministero della Giustizia israeliano si difende bollando il
rapporto come «falsato da errori, denunce infondate e imprecisioni». Gli
interrogatori «vengono condotti secondo la legge, le procedure e le istruzioni
e sono regolarmente sottoposti a un esame attento», assicura il governo.

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=65722