Le offese al pontefice e il rischio di infiammare le tensioni
. da Il Messaggero del 3 maggio 2007, pag. 1
di Francesco Paolo Casavola
Abbiamo appena varata la Carta dei valori, della Cittadinanza e dell'integrazione, a cura del Ministero dell'interno, in cui si legge che l'ordinamento proibisce l'offesa verso la religione e l'offesa al sentimento religioso delle persone, ed ecco che dal palco del Concertone in piazza San Giovanni si ode tuonare contro il Papa, il Vaticano, in una miscela di contestazioni che vanno dall'evoluzionismo ai funerali negati a Welby, e celebrati invece per Franco, Pinochet ed uno della banda della Magliana.
Se non vivessimo in una società mediatizzata, forse sarebbe stato il caso di infischiarsene di un tale sproloquio. Ma la forza di suggestione che un individuo esercita sulla massa degli ascoltatori e dei telespettatori è tale che una forma di reazione è doverosa. Ad un gesto di diseducazione non si può non replicare. Proprio il raggio esteso degli effetti della comunicazione mediatica impone l'obbligo della controcomunicazione che ristabilisca un equilibrio tra le parti e le opinioni.
E fin qui siamo nel gioco delle grandi convivenze democratiche, che dà libertà di manifestazione a pensieri opposti. Questa frontiera è tuttavia valicata quando questa suprema libertà è esercitata in forme irresponsabili e nocive. In una fase della vita pubblica italiana, che vede il rigurgito di terroristi che minacciano di morte l'arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Angelo Bagnasco, ed insieme accuse alla Chiesa cattolica di vulnerare la laicità della Repubblica, da parte di esponenti politici, anche la scalmanata di piazza San Giovanni assume connotati pericolosi.
Quanti si sono dissociati da quelle invettive hanno dimostrato consapevolezza non solo della loro inopportunità, ma anche del possibile rischio che esse inneschino ulteriore tensione in quelle fasce di marginali in cui la politica si degrada a forza reazionaria e regressiva, anziché di progresso. E tutto questo mentre vorremmo insegnare agli immigrati la tolleranza e il rispetto del sentimento religioso. Stiamo attenti a guardare bene le lancette dell'orologio della Storia. Non pochi tra noi immaginano di vivere due secoli fa e di stare sul punto di liberarsi di Dio. L'umanità di oggi va in cerca di un senso per la vita che non le viene solo dalla ragione, dalle tecnoscienze, dai diritti di libertà politica. Le nostre società ospitano più itinerari di questa ricerca. Offendere una Chiesa è offendere ogni e diversa religione. Il boomerang potrebbe essere il caos in luogo di quell'equilibrio tra opposti cui tutti aspiriamo.
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Angelo Cifatte
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