Autore: Alex Foti Data: To: neurogreen, precog, critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!! Oggetto: [Cm-milano] mayday milanese 007: impressioni personali
è stata una buona mayday, pur non nascondendosi che la partecipazione
è leggermente in calo rispetto all'anno scorso e ai picchi del 2004 e
2005. Diciamo che 50000 persone è una stima partigiana ma non
irrealistica della partecipazione di ieri.
Perché è stata buona? Lo spirito è quello frizzante di sempre e ormai
la macchina logistica e creativa è oliata alla perfezione. La parade è
diventata un'istituzione metropolitana (non nazionale o europea,
purtroppo) riconosciuta da tutti. Per la prima volta le pagine
milanesi del corsera hanno correttamente detto che gli organizzatori
erano chainworkers ("vicini al centro sociale pergola") e la cub (e
non "i cub" come invece si ostina a scrivere repubblica ripescando una
foto di vegliardi al corteo confederale dell'anno scorso) e che la
partecipazione supera ampiamente i numeri di rosati che invita la
seconda volta la moratti. Anche il tg regionale ha dato ampio spazio
ai "taroccatori" della mayday (fra cui il neurogrino ale delfanti). E
sulla cronaca milanese c'era un'interessante intervista con sapelli,
storico economico vicino alle coop, che riconosceva la perdurante
importanza del primo maggio (in espansione, anche nei paesi musulmani)
e la nuova importanza della mayday milanese in quanto primo maggio dei
precari (che lui interpreta contro la precarietà ma non contro la
flessibilità, anche se la conduttrice del tg3 lombardia recitava "ci
sono 300000 lavoratori flessibili quindi precari a milano"). E
riconosce la necessità di "piattaforme universali di welfare" per dare
un futuro alla generazione precarizzata. Dopo lo zuccherino, la
promessa di abbraccio mortale: "unifichiamo i due primi maggio, quello
della mattina e del pomeriggio" e in risposta a: "concertone anche a
milano?" "sì, replichiamo la woodstock del sindacato".
Ed è stata una buona mayday anche perché rifonda è stata tenuta a bada
(ieri era il festival di ciò che c'è di rosso a sinistra di
rifondazione e della cgil), ma soprattutto per la partecipazione vasta
di teen-agers/ravers (in ultima analisi, non sono d'accordo con te su
questo aspetto, riccardo, secondo me indica che la mayday ha futuro
generazionale, anche se certo molti sembravano esserci più per
l'aspetto parade che per l'aspetto mayday).
Veniamo agli aspetti meno positivi. Uno è l'incoerenza nella
comunicazione politica con rischi di sudditanza rispetto al discorso
lavorista/miserabilista dei comunismi e dei sindacalismi di base
assortiti (o si è contro la centralità del lavoro a tempo
indeterminato oppure no, non si può essere entrambi come il gatto
selvaggio di schroedinger). Poi una certa stanchezza creattivistica
evidente nei carri più disadorni (ma con soundsystem potentissimi, fin
troppo) rispetto agli altri anni e il sapore di reiterazione sia nel
caso del quotidiano gratuito parodiato già lanciato a natale con
maggior effetto sindacal-mediatico sia nel caso dei tarocchi comunisti
che riprendono a due anni di distanza l'album degli imbattibili.
Insomma si palesano i limiti della reiterazione a oltranza di un
discorso politico esclusivamente incentrato sull'artivismo (peraltro
eccelso) e il micronetworking del precariato. Della serie che
bisognerebbe andare oltre le banalità di quella mistica da self-help
precario che dice: a) siamo precari, b) quanti siamo a essere precari,
c) ora che ci (ri)conosciamo, se ci mettiamo insieme in rete possiamo
diminuire la precarietà". Ma piuttosto porre la domanda: "come
possiamo agire insieme per massimizzare la potenza del nostro numero e
abolire la precarietà? come possiamo dar vita a conflitti i più vasti
ed estesi possibile? come reticoliamo contropotere municipale,
regionale, nazionale, europeo in difesa di precari, donne,
immigrati?".
Per finire un cenno alla testa della parade, aperta dalla massa
critica, dalla banda degli ottoni e dalla grandissima pink samba band
di torino che ha ipnotizzato i curiosi ai lati del corteo (molti di
più degli altri anni, segno della crescente simpatia della città per
la parade). Niente puzza di diesel e livelli di decibel sostenibili
dalle membrane aurali. Eravamo in 100 bici ed è stato bello partire
con un peto di bolle di sapone in faccia ai pulotti e i campanelli
squillanti di cicloattivisti e ciclogiardinieri. Era il ganglio pink
che ha diffuso il mood giusto lungo la processione di carri (senza
alcuna pretesa di completezza o accuratezza, ricordo
ghisolfa/scala/giornalisti, callcentristi, sanprecario, boccaccio,
leoncavallo, cub e sdl che duellavano con armi soniche proibite, e poi
tanti carri DIY). Diffusione virale in tutta la parade degli sticker
di unza di antifascismo pink "no ai fascisti nel mio quartiere" con
impronta manale pink. Counterlabeling di acqua libera milano per le
fontane e l'acqua pubblica e di tutti contro la privatizzazione
strisciante.
Un'europa pink è possibile se federiamo i conflitti e gli spazi
sociali, ma soprattutto se elaboriamo una cultura, una teoria,
un'agire condiviso che nelle metropoli chiudano una volta per tutti i
conti con il socialcomunismo più o meno statalista che ci opprime
dall'interno quasi quanto il laissez-faire economico ci opprime
dall'esterno.
saluti euromaydayani da un creativo sovversivo in cerca della comune classe,
lx
ps decorato, babbo di minchia, neanche alle scritte ti puoi attaccare stavolta.