[foa_Boccaccio003] I SAY MAY DAY MAY DAY

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Domani saremo alle 15:00 in porta ticinese alla May Day parade, il
primo maggio dei precari.
Ci troverete al nostro carro insieme agli studenti di asso http://
asso.noblogs.org ,
a danzare, gioire, urlare la nostra rabbia!

MALEDIRE L'IN/CIVILTA' DELLE IMPRESE,
SVELARE LE IPOCRISIE DEI GOVERNANTI,
ALIMENTARE LA COSPIRAZIONE PRECARIA!

Milano - porta ticinese - ore 15 I say May Day May Day


Ci rivolgiamo Ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle
lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai
contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano.
Ai cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite IVA, ai
precari a tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando.
Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie
della formazione e dell'informazione. A tutti/e quelli/e che cercano
reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono diritti.

Let's Mayday Per la settima volta la Milano precaria grida Mayday !

L'urlo che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei
media, e di ogni istituzione, di destra come di sinistra, che
avvolgeva la questione precaria, si è trasformato oggi in una potente
evocazione, in un riferimento unico, in una tappa imprescindibile
della politica nazionale.

Ogni Mayday costituisce storia a sé, lo si sa, ma nell'arco del tempo
il protagonismo dei precari e delle precarie si è fatto sempre più
evidente assumendo una centralità che si è emancipata
dall'intermediazione di sindacati, partiti e centri sociali.
Nell'anno che ha ribadito l'inaffidabilità dei partiti “radicali” e
lo smarrimento del movimento, precari e precarie hanno trovato modi e
tempi per auto-organizzarsi nella rappresentazione di piazza e
nell'evoluzione del percorso che unisce una Mayday all'altra.

La Mayday 007 parla di conflitto Da sempre siamo convinti che la
precarietà costituisca un elemento di crisi non solo nella società,
ma anche nei movimenti sociali, politici e sindacali che cercano di
attraversarla e cambiarla. E la Mayday ha dimostrato proprio questo.
Chi vuole agire contro la precarietà non può non fare i conti con i
meccanismi che la generano. La precarizzazione è un fenomeno
complesso, un mix micidiale di atomizzazione, ricatto e consenso. Il
crescente protagonismo dei precari è il frutto di un percorso che ha
saputo, partendo dalla narrazione collettiva, generare un processo
virtuoso che ha sostituito l'azione visibile, ma molte volte
estemporanea, che ha preceduto molti primi maggio, in
un'accumulazione continua di volontà, talenti e passioni che a loro
volta hanno generato sempre maggiore partecipazione. La radicalità
risiede nelle relazioni, si diceva due anni fa. La radicalità oggi,
lo ribadiamo, sta nella capacità di tradurre le frustrazioni,
l'isolamento e i ricatti che i precari vivono quotidianamente su un
piano nuovo dove la delusione verso l'in/civiltà delle imprese si
trasformi in complicità fra i precari e nel quale si sappia rinnovare
il conflitto per fare fronte allo spiazzamento in cui la precarietà
ci immerge.

La Mayday 007 parla di rivendicazioni Pensiamo che la tutela del
contratto a tempo indeterminato per chi vive una reale subordinazione
siano ancora un riferimento importante per le rivendicazioni dei
precari e delle precarie, ma siamo convinti che la struttura sociale,
caratterizzata da questa forma di "stabilità", non possa più
riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei diritti
e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali per
disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono
sottoposti/e. Ma è importante fare almeno una precisazione: il
governo del centro-sinistra è debole e non vuole cogliere le
implicazioni di una diffusione a macchia d'olio della condizione di
precarietà. I tavoli sugli ammortizzatori, sulle pensioni e sui nuovi
diritti propongono un'articolazione complessa di "soluzioni" che si
dirigono verso orizzonti che ci spaventano. La scelta di ammortizzare
la precarietà anziché pensare a un insieme di misure, diritti, e
tutele tali da rafforzare la posizione dei precari mostra un
intendimento preciso: si vogliono tutelare i processi di
precarizzazione - e quindi di profitto - attraverso i quali le
aziende si stanno arricchendo, ammorbidendone tuttalpiù gli effetti
più nefasti. Si vuole curare il sintomo senza preoccuparsi del male,
sperando che il malato se ne dimentichi. La continuità del reddito
invocata dalle decine di migliaia di partecipanti alle Mayday Parade
di questi anni, può tradursi in un'opportunità, anziché in una
ennesima catena, se consente ai precari di scegliere, di rifiutare i
lavori peggiori, e quindi, implicitamente, di confliggere per
migliorare le proprie condizioni. Ogni altra proposta definisce una
traslazione della precarietà, ma non certo una diminuzione della sua
intensità. Poco importa se siamo precari nella vita per i ricatti del
mercato del lavoro o se lo siamo per i ricatti combinati di
quest'ultimo e di un welfare che ci inchioda al dovere del lavoro a
qualunque costo.

Dal conflitto al reddito passando per i cinque assi della precarietà
Sappiamo bene anche che la precarietà parte dal lavoro per permeare
nel sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che
ognuno di noi compie giorno per giorno, per necessità, per volontà,
per sensibilità o per costrizione. In questo senso i cinque assi
della precarietà rappresentano perfettamente l'orizzonte a cui
guardare. La casa, oramai diritto proibito non solo per i precari,
gli affetti, la formazione, l'accesso ai saperi e ad una mobilità
libera, gratuita e compatibile con il nostro ambiente vitale,
rimangono campi di intervento e conflitto fondamentali, che nelle
diverse declinazioni incontrano ed attraversano da sempre la Mayday.
Così come le tematiche dell'antiproibizionismo e
dell'autoderminazione sulle quali il governo, che subisce l'offensiva
clericale, si è dimostrato senza il carattere necessario per
mantenere le promesse fatte. L'autoderminazione di sé, dei propri
piaceri/desideri e la giusta pretesa di controllo sul proprio corpo
sono istanze che non accettano inter/mediazione e vanno rivendicate
attraverso la cospirazione dei soggetti.

La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà

Le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la
bossi-fini e i CPT costituiscono un perno fondamentale con cui si
ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il
vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma
di barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze,
rendendo sempre più difficile la tanto millantata integrazione. I
migranti oggi sono l'espressione più evidente di cosa significa
precarietà di vita, e di come la fame di profitto delle imprese,
bisognose di manodopera, non conosca limiti: il loro diritto al
reddito, alla casa, alla salute, all'istruzione è, per legge, sotto
il controllo delle imprese. E sempre attraverso la richiesta
legalità, viene loro impedito di emanciparsi da questo giogo, come
avviene in Lombardia per i proprietari del phone center, che
dall'oggi al domani dovrebbero perdere la loro unica fonte di reddito
e tornare alle ricerca di un contratto di lavoro. La precarietà non
si esprime in maniera omogenea, ma è l'esercizio premeditato di
diverse strategie che colpiscono le molteplici parti del corpo
sociale dividendole e compartimentandole. Il neoliberismo ha bisogno
dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è quello
che contrappone due intendimenti differenti sul modo per costruire
una società differente: la strada dei diritti o la via della
legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità;
quale dei due termini costituisce la leva principale attraverso la
quale muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni.
Per noi resta chiaro che la legalità è sempre iniqua e che la
conquista dei diritti sociali passa attraverso l'esercizio del
conflitto. A Milano dove il disagio, la rabbia, l'esclusione crescono
di giorno in giorno assumendo via via forme sempre più
incontrollabili, l'amministrazione contrappone la pretesa che tutto
ciò non sporchi o non occupi i marciapiedi del consumo o le strade
dello shopping. Questa spudorata equiparazione ci è lontana nella
maniera più assoluta. E' necessario affermare i diritti di
cittadinanza, abolire i CPT, cancellare la Bossi-Fini e tutte le
leggi discriminatorie.

La Mayday 007 parla d'Europa Anche quest'anno la Mayday attraversa le
città europee perché l'Europa è lo spazio pubblico da costruire come
ambito sociale e conflittuale per superare la condizione precaria.
L'Europa che ci immaginiamo è molto diversa da quella monetaria che
l'ipocrisia del nuovo millennio ha partorito. All'interno di essa
vogliamo proporre una nuova politica di welfare, che fissi criteri
sociali uniformi per nativi e migranti, riduzione delle tipologie
contrattuali atipiche, fissazione di un salario minimo orario che
prescinda dalla condizione lavorativa e garanzia di continuità di
reddito per tutti e tutte. L'EuroMayDay? è oggi uno dei processi
costituenti della nuova idea di Europa, radicale, libera sociale e
sostenibile.

Mayday Mayday 1° maggio 007 Milano, Porta Ticinese - ore 15.00 http://
www.euromayday.org