[NuovoLab] Armi, riconvertire conviene

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Armi, riconvertire conviene
Chissa perche a Brescia "riconvertire conviene" mentre nella nostra bella
Liguria l`industria armiera governativa va a gonfie vele...

Edoardo Magnone

PS. e peste ci colga a parlare di disarmare il nostro territorio con i sindacati
e con tanti "pacifisti"...

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da http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=7847

Italia - 26.4.2007
Armi, riconvertire conviene
A Brescia esperti a convegno su come 'Disarmare il Territorio'

Scritto per noi da

Ludovica Jona

Territori disarmanti. “Caro operaio, scrivere a te che con 80 mila compagni di
lavoro strappi la vita in una delle 300 fabbriche di morte disseminate in
Italia, è più difficile che scrivere al Sottosegretario della Difesa”. Con
queste parole nel 1986 il vescovo Don Tonino Bello, affrontava in una lettera
il tema della riconversione dell’industria bellica. Oggi in Lombardia, dove si
concentra il 20% della produzione bellica italiana con un fatturato complessivo
di 0.9 miliardi di Euro, le persone impiegate nel settore militare sono oltre 8
mila. Non a caso proprio a Brescia, la provincia più militarizzata del Bel
Paese con 134 aziende collegate alla produzione di armi, si è tenuto il
Convegno dedicato alla riconversione bellica, nell'ambito del ciclo di incontri
“Territori Disarmanti” organizzati dalla rete italiana per il disarmo. Nella
città che la scorsa settimana ha ospitato Exa, la “Fiera internazionale delle
armi sportive, security e outdoor”, gli attivisti del territorio e gli esperti
italiani del settore, hanno affrontato il tema del commercio internazionale
degli armamenti, cercando e proponendo alternative possibili. Come ha
sottolineato Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna Controllarmi, le
difficoltà non sono poche: la produzione e l'esportazione di armi rappresentano
un notevole investimento dello Stato italiano, un grande affare per le banche
(incassi per quasi 1,5 miliardi di Euro nel solo 2006), ma anche una garanzia
per i sindacati che, dato il mercato sicuro dell'industria militare, spesso
preferiscono non “rischiare” nella conversione al civile.

Perchè conviene riconvertire. Nonostante il trend attuale, alcuni numeri
sull'occupazione nella produzione di armi mostrano come la riconversione possa
essere una scelta lungimirante. Secondo il rapporto dell'ASD (AreoSpace and
Defence Industries Association of Europe), mentre il fatturato dell'industria
aerospaziale è raddoppiato negli ultimi 25 anni, gli occupati della parte
militare del settore sono diminuiti del 60%, mentre quelli in campo civile sono
aumentati del 45%. Gianni Alioti, della Fim-Cisl, sindacato dei metalmeccanici,
afferma che la difficoltà nel convertire al civile dipende da molteplici
fattori, quali il peso che il fatturato militare ricopre in ciascuna azienda,
la tipologia del prodotto e la tecnologia impiegata. Se è relativamente
semplice riconvertire le piccole e medie aziende che producono componenti
elettroniche o meccaniche, data la versatilità delle tecnologie (dual use),
passare al civile risulta più complesso nei settori aeronautico,
elettronico-informatico e delle telecomunicazioni perché comporta il salto a
una condizione di redditività minore e più incerta rispetto al militare e
quindi un impegnativo riorientamento organizzativo volto all'efficienza. Appare
ancora più problematica la riconversione di arsenali navali e basi militari, che
rende indispensabili dismissioni, smantellamenti e riutilizzo alternativo delle
aree: tuttavia, nei casi in cui la conversione non è praticabile, la
prospettiva appare la diversificazione verso attività civili.

Energie rinnovabili. Sul tema è intervenuto Andrea Licata, del Centro Studi e
Ricerche per la Pace dell'Università di Trieste, portando positive esperienze
tra cui quelle del programma Konver dell'Unione Europea attivo dagli anni '90
per favorire i processi di riconversione e l'adattamento economico delle aree
del vecchio Continente maggiormente dipendenti dalla produzione militare. Il
settore verso cui si è dimostrato particolarmente conveniente riutilizzare gli
spazi dell'industria della Difesa, soprattutto in Germania, è quello delle
energie rinnovabili. E’ questa l’idea del disegno di legge nazionale,
presentato al Parlamento lo scorso maggio, nonché della proposta di iniziativa
popolare per la Regione Lombardia, che però al momento sono ferme. Forse anche
perchè, come sottolinea Beretta,“non si trova un programma televisivo, non
confinato in orari da sonnambuli, che dia spazio ai temi di spese militari e
commercio di armi”.
E gli argomenti non mancherebbero, a partire dal record ventennale nell'export
di armi raggiunto lo scorso anno con autorizzazioni alle vendite per 2,1
miliardi di Euro, proprio dal Governo Prodi che si era impegnato ad un maggiore
controllo sul commercio di materiale bellico.