Re: [Cm-milano] 1000 biciclettine sparse

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Aihe: Re: [Cm-milano] 1000 biciclettine sparse
mi sono documentato, ma non ho trovato nulla sul ruolo di AF, forse
che da primo maggio ha cambiato il nome in mayday? :-))

CENNI SULLA STORIA DEL 1° MAGGIO

Il PMLI, con alla testa il suo Segretario generale, compagno Giovanni
Scuderi, non si è mai stancato di mettere in rilievo le origini e il
significato politico del 1° Maggio, Giornata internazionale dei
lavoratori. Origini che affondano nella storia del movimento operaio
internazionale e nella sua lotta contro lo sfruttamento capitalistico
e per l'emancipazione sociale. E che per merito dei partiti del
proletariato (che si chiamavano socialdemocratici al tempo di Marx ed
Engels, poi comunisti al tempo di Lenin e Stalin, infine
marxisti-leninisti al tempo di Mao) diventò un simbolo di unità
internazionale di tutti gli sfruttati e gli oppressi, una bandiera
rossa per il socialismo.

Le otto ore al giorno
La nascita del 1° Maggio, come Giornata internazionale dei lavoratori,
è legata indissolubilmente alla lotta per l'introduzione per legge
della giornata lavorativa di otto ore. Siamo nella seconda metà del
1800, agli albori del movimento organizzato dei lavoratori. Allora i
capitalisti imponevano, anche ai fanciulli, di lavorare per un misero
salario dalle 12 alle 16 ore al giorno pena il licenziamento.
Nel 1886 negli Stati Uniti per la prima volta fu avanzata questa
importantissima rivendicazione. "La prima e grande necessità del
presente - recitava la risoluzione del Congresso operaio generale di
Baltimora - per liberare il lavoro di questo Paese dalla schiavitù
capitalistica, è la promulgazione di una legge per la quale otto ore
devono costituire la giornata normale in tutti gli Stati dell'Unione
americana".
Nel settembre dello stesso anno, a Ginevra, la Prima Internazionale
dei partiti operai guidata da Marx ed Engels assunse tale
rivendicazione: "Dichiariamo - si leggeva nel testo di una risoluzione
- che la limitazione della giornata lavorativa è una condizione
preliminare, senza la quale non possono non fallire tutti gli altri
sforzi di emancipazione (...) Proponiamo otto ore di lavoro come
limite legale della giornata lavorativa".
Proprio per rivendicare le otto ore, il sindacato americano, che
allora si chiamava "Nobile ordine dei Cavalieri del lavoro", organizzò
il 1° Maggio del 1886 a Chicago una grande manifestazione cui presero
parte 50 mila operai. La repressione governativa e padronale fu
brutale e selvaggia. Intervennero la polizia e l'esercito. Sulla folla
dei manifestanti si abbatté una pioggia di proiettili e venne fatta
esplodere una bomba in mezzo al corteo. Morti e feriti si contarono a
decine. Centinaia furono gli arrestati. Fra questi gli organizzatori e
i leader del movimento, processati sommariamente e condannati alla
pena capitale per impiccagione.
Tre anni dopo, si tenne il 14 luglio 1889 a Parigi lo storico
Congresso della fondazione della Seconda Internazionale di cui Engels
sarà dirigente e capo riconosciuto; presenti 391 delegati in
rappresentanza delle organizzazioni operaie di 21 paesi. In quella
sede fu istituita la Giornata internazionale dei lavoratori, in
ricordo dell'eccidio degli operai di Chicago. Nel documento intitolato
"Manifestazione internazionale del Primo Maggio 1890" è scritto: "Sarà
organizzata una grande manifestazione internazionale a data fissa, in
modo che contemporaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, lo
stesso giorno convenuto, ingiungano ai poteri pubblici di ridurre
legalmente a otto ore la giornata lavorativa e di applicare le altre
risoluzioni del Congresso internazionale di Parigi".

In ricordo dell'eccidio di Chicago
Cosicché nel 1° Maggio del 1890 si tennero grandi manifestazioni di
lavoratori nelle più importanti città degli Usa e dell'Europa sfidando
in parecchie circostanze le cariche e gli arresti della polizia,
serrate padronali e licenziamenti. Per la prima volta nella storia,
nello stesso momento, in tutti i Paesi dell'occidente, la classe
operaia organizzata manifestava per la propria emancipazione. Un
avvenimento di grandissimo rilievo che non a caso nella prefazione del
"Manifesto del Partito Comunista", datata 1° Maggio, Engels
sottolineava con queste parole: "Oggi, mentre scrivo queste righe, il
proletariato d'Europa e d'America passano in rivista le sue forze
mobilitate per la prima volta come un solo esercito, sotto una sola
bandiera, per un solo fine prossimo: la giornata lavorativa normale di
otto ore, proclamata già dal congresso di Ginevra dell'Internazionale
del 1886, e di nuovo dal congresso operaio di Parigi del 1889, da
introdursi per legge. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli
occhi ai capitalisti e ai proprietari terrieri di tutti i Paesi sul
fatto che oggi i proletari di tutti i Paesi si sono effettivamente
uniti. Fosse Marx accanto a me, a vederlo con i suoi occhi!".
Accanto alla repressione antioperaia della borghesia e dei governi
reazionari, si mobilitò anche la Chiesa cattolica che temeva la lotta
di classe, il marxismo e le idee del socialismo. Papa Leone XIII, il
15 maggio 1891, pubblicò l'enciclica "Rerum Novarum" che conteneva la
dottrina sociale dei cattolici. Un dottrina interclassista, che
predicava l'inviolabilità della proprietà privata e la conciliazione
degli interessi tra sfruttati e sfruttatori. In essa il papa sosteneva
che la proprietà privata rappresentava un "diritto di natura";
condannava il socialismo perché sovvertitore dell'ordine esistente;
dipingeva la lotta di classe come lo "sconcio maggiore", da rigettare
e sostituire con la "concordia sociale". Dato che, aggiungeva, si
"deve supportare la condizione propria dell'umanità: togliere dal
mondo le disparità sociali è cosa impossibile". Di conseguenza anche
lo sciopero veniva definito nella stessa enciclica "sconcio grave e
frequente". L'orientamento della Chiesa consisteva insomma nel
"conciliare e mettere d'accordo fra loro i ricchi e i proletari,
ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri". Un orientamento che,
non c'è dubbio ha fatto scuola non solo per i cattolici ma anche per i
riformisti e i rinnegati del comunismo di tutti i tempi, fino ai
nostri giorni.

Il 1° Maggio in Italia
In Italia la prima celebrazione del 1° Maggio (1890) ebbe un gran
successo e dimensioni diffuse e imponenti. Scioperi e manifestazioni
si tennero nelle principali città del Paese: a Livorno, nonostante che
il governo Crispi l'avesse vietata esplicitamente prendendo a pretesto
lo scoppio sospetto di una bomba; a Napoli, Torino, Genova, Palermo,
Pavia; inoltre a Roma e Milano con migliaia e migliaia di lavoratori
in piazza.
Da allora, il 1° Maggio ha segnato momenti storici di lotta
incancellabili: le proteste del 1914 contro la prima guerra mondiale
imperialista; le lotte operaie del 1920; gli scioperi del 1943 contro
la dittatura mussoliniana; le folle immense che riempirono le piazze
nel 1945 all'indomani della Liberazione dal nazifascismo; la
manifestazione di Portella della Ginestra del '47 dove fu compiuta la
prima strage di Stato; le grandi lotte del '68 e degli anni '70.
Così è stato anche in tutto il mondo. Non solo nel nostro Paese, non
solo negli Usa e in Europa, ma anche in Asia, America Latina, Africa,
Australia.
Che il 1° Maggio abbia sempre avuto un'impronta proletaria,
rivoluzionaria, anticapitalista, antifascista e antimperialista è
dimostrato anche dal fatto che sia Hitler che Mussolini appena saliti
al potere abolirono tassativamente la celebrazione della ricorrenza.
Il duce sostituì il 1° Maggio, con la "festa del lavoro" in chiave
corporativa fascista, da tenersi il 21 aprile ricorrenza del "natale
di Roma".
Nella storia del PMLI, segnatamente nel periodo ancora precedente alla
sua fondazione, c'è un 1° Maggio, quello del 1969, che merita di
essere ricordato. In quella occasione i futuri fondatori del Partito,
allora ancora nel PCdI (m-l), organizzarono un comizio, l'unico in
Firenze, nel popolare quartiere di San Frediano, che fu attaccato, con
armi improprie, da una banda squadristica di sedicenti
marxisti-leninisti capitanati dai noti provocatori Angiolo Gracci e
Walter Peruzzi poi confluiti nel PRC. Il tentativo, appoggiato dai
dirigenti revisionisti e riformisti del PCI e del PSI, di impedire la
nascita del PMLI fallì miseramente, grazie alla risoluta risposta dei
compagni guidati da Scuderi.
L'impronta data dai maestri
al 1° Maggio
I maestri del proletariato internazionale hanno sempre dato al 1°
Maggio un'importanza primaria. Ecco cosa diceva Lenin in un celebre
discorso del 1905: "Compagni operai! Il giorno della grande festa
degli operai di tutto il mondo è venuto. Il Primo Maggio gli operai
festeggiano il loro risveglio alla luce e alla conoscenza, la loro
unione in un'alleanza fraterna per lottare contro ogni oppressione,
contro ogni arbitrio, contro ogni sfruttamento per dare un assetto
socialista alla società".
Dello stesso tenore l'intervento del 1912 di Stalin dal titolo "Evviva
il Primo Maggio" dove tra l'altro affermava: "Ogni classe ha le sue
feste preferite. I nobili istituirono le loro feste, in cui
proclamavano il loro `diritto' di spogliare i contadini. I borghesi
hanno le loro, in cui `giustificano' il `diritto' di sfruttare gli
operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed esaltano in esse gli
ordinamenti esistenti, per cui i lavoratori muoiono nella miseria e i
fannulloni guazzano nel lusso.
Anche gli operai - concludeva - devono avere la loro festa e in essa
devono proclamare lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per
tutti gli uomini. Questa è la festa del Primo Maggio.
Così decisero gli operai fin dal 1889".
L'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e la Cina popolare di Mao, ogni
anno celebrarono il 1° Maggio con grande risalto e piena mobilitazione
della masse per passare in rassegna le vittorie ottenute in campo
economico, sociale, culturale, scientifico e anche militare.
Memorabili le imponenti manifestazioni di massa che si svolsero nella
piazza Rossa di Mosca e nella piazza Tian An Men di Pechino
imbandierate di rosso.

Ridare il carattere di classe al 1° Maggio
Se nel corso degli anni la celebrazione del 1° Maggio ha perso smalto
e significato politico proletario rivoluzionario è per responsabilità
dei revisionisti, diventati neoliberali al termine della loro parabola
storica. Questi borghesi in tutto e per tutto hanno rinnegato le
origini e il fondamento ideologico comunisti e, di conseguenza, hanno
trasformato la Giornata internazionale dei lavoratori in una festa
interclassista per scampagnate e gite al mare. Là dove si tengono
ancora manifestazioni e comizi organizzati dai sindacati lo si fa su
una base riformista in cui non viene messo in discussione il potere
della borghesia e tolto nemmeno un capello al capitalismo.
Spetta alle operaie e agli operai, anzitutto, riappropriarsi della
propria festa come giornata di lotta e di cambiamento. Spetta ai
giovani che non sono rassegnati a vivere sotto la cappa del
capitalismo e vogliono cambiare il mondo, riscoprire e rinverdire la
storia e il carattere proletario del 1° Maggio per gridarlo nelle
piazze e scriverlo a lettere giganti sulle loro bandiere.
Noi marxisti-leninisti continueremo a fare la nostra parte.
Viva il 1° Maggio!
21 aprile 2004

Il 23/04/07, hugenay<hugenay@???> ha scritto:
> On Mon, Apr 23, 2007 at 04:41:27PM +0200, tandala@??? wrote:
> > P.S.
> > LA MAY DAY L'HA INVENTATA ALEX FOTI!!
>
> frase magari storicamente vera, ma che non sai
> quali reazioni puo' scatenare.
>
> e magari ad alex gia' adesso fischiano le orecchie :)))
>
> ciau!
> h.
>
>
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> Ceci n'est pas une signee
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> Cm-milano@???
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