[movimenti.bicocca] lettera di Dijana Pavlovic (inaccettabil…

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Autore: Tommaso Vitale
Data:  
To: ML movimenti Bicocca
Oggetto: [movimenti.bicocca] lettera di Dijana Pavlovic (inaccettabile razzismo contro i rom a Milano)
http://sucardrom.blog.tiscali.it/pw3264884/

Ricevo da Dijana Pavlovic (http://freeweb.supereva.com/dijanapavlovic/)

Giovedì 19 aprile è stato convocata una seduta del consiglio di zona
3, a Milano, aperto agli interventi dei cittadini e con la presenza,
annunciata, del assessore Moioli e di Don Colmegna. Il tema era il
cosiddetto "campo nomadi" all’interno del parco Lambro (soluzione
temporanea per i Rom cacciati da Opera e in attesa di una soluzione
definitiva).

Dato che era stata annunciata la massiccia presenza di attivisti
della Lega Nord, di AN e dei “comitati cittadini contro i Rom” e
che tra gli iscritti a parlare non c’era nessuno in nome dei Rom, la
consigliera della Lista Fo (che è anche la mia lista) mi ha invitato
ad intervenire.

La prima cosa triste che ho visto entrando, è stata un consigliere di
zona con una maglietta con la scritta: “Zingari in zona 3? No
grazie!” (vedi foto, “Un uomo può sorridere ed essere un
malfattore!” W. Shakespeare).

Dentro la sala c’erano più di duecento persone che urlavano: "li
vogliamo fuori dalle palle! Portateveli a casa vostra!..." Don
Colmegna non c’era e mi hanno riferito che, prima che arrivassi io,
l’assessore Moioli aveva tentato di parlare ma a causa delle urla
disumane non si era capito nulla di quel che aveva detto.

E questo solo perché aveva tentato di esporre il suo “fantastico”
progetto sugli “zingari”: recintati e controllati a vista
continuamente ma non cacciati via, perché questo sarebbe illegale.

Gli interventi dei “cittadini” erano unanimi: “Questa è casa
nostra, non li vogliamo, sporcano, rubano, non vogliamo trattare, se
ne devono andare fuori dalle palle!”.

Qualcuno è arrivato persino al punto di prendersela con
l’amministrazione per aver piantato degli alberi davanti al campo
provvisorio, svelando un piano diabolico: nascondere i Rom e le loro
attività criminali. La protesta si concretizzava nella geniale
proposta di tagliare tutti gli alberi del parco, a fin di bene, e per
la sicurezza dei cittadini onesti.

Avendo raggiunto il mio limite di sopportazione, sono uscita. E fuori
ho incontrato nuovamente il consigliere in “maglietta”, così ho
chiesto di poter fare qualche foto. Forse pensando che fossi una
giornalista, il consigliere mi ha dato il permesso. Sembrava molto
contento e orgoglioso. Nessuno ancora aveva capito chi io fossi.

Poi, una signora mi ha riconosciuto: “Ma è la zingara che ho visto
in televisione!” ...un’attimo di stupore e di gelo e poi è
partito un brusio generale che subito è divenuto un frastuono di
insulti. Ma per fortuna mi hanno invitato ad entrare per il mio
intervento.

Avevo preparato un discorso pacifico, nel quale si dice che porto la
voce di tanti Rom di Milano, onesti e lavoratori, pronti al dialogo,
al fine di trovare le migliori soluzioni abitative. Avrei anche
voluto dire che le persone contro le quali si ribellano sono una
quarantina di uomini donne e bambini (gli altri sono stati cacciati
via, per una trasgressione del patto di legalità ma questa è
un’altra storia di ingiustizia), tutta gente per bene, lavoratori,
poveri ma con il diritto sacrosanto alla dignità umana.

Avrei voluto dire che anche ai Rom non piace vivere nei "campi", che
chiedono alle istituzioni di impegnarsi a cercare altre soluzioni,
insieme a loro. Non l’ho potuto dire.

Sono stata aggredita verbalmente e, poi, quasi fisicamente. Sono
stata insultata: "Zingara di merda! Torna a casa tua! Non ti
vogliamo! Fuori dalle palle!..."

Passati i tre minuti che mi erano concessi per l’intervento, la
polizia, insieme a un’altro attivista in maglietta verde, sono
venuti da me offrendomi la scorta per uscire. Ovviamente ho
rifiutato, volendo rimanere fino alla fine.

Ho sentito il capogruppo di An in Provincia, De Nicola, dire: “Noi
non siamo razzisti”, tenendo la mano sulla spalla dell’attivista
in maglietta con scritta "zingari – no grazie".

Ho sentito l’assessore Moioli dire: “Ragazzi calmatevi, questi non
rubano, lo sapete bene, perché questi sono controllati, il problema
sono gli altri, quelli che sono fuori”.

Mi sono vergognata per quella poca gente (salvo rare eccezioni) che
dice di essere di sinistra e che rappresenta la sinistra in quel
consiglio che ha applaudito il discorso finale dell’assessore e che
non si è alzata, non ha detto una parola o fatto qualcosa quando sono
stata fortemente insultata.

Ma del resto, nel loro piccolo, dall’interno di un consiglio di
zona, loro seguono la politica della sinistra milanese in generale
che non ha la forza di alzare la voce contro questa barbarie e
appoggia coloro che vogliono recintare, controllare, segregare.

A coloro che pensano di poter ignorare o sminuire il razzismo e
l’odio gridatoci apertamente in faccia, che è come un virus che si
sta allargando in tutta la Lombardia, chiederei una riflessione al di
là dei giochi politici, di alleanze e di “bandierine”: non si è
arrivati ad un punto dove è necessario dire basta, alzare la voce e
fare qualcosa? Qual è il limite di sopportazione prima di condannare,
chiaramente e apertamente, quello che sta accadendo?

E’ gia accaduto in passato, di non dare peso a posizioni simili,
ignorando segnali precisi di razzismo e violenza. Sappiamo bene cosa
ha portato.

Ma chiederei la stessa cosa a quelli come me, al mio popolo, ai Rom.
Qual è il limite di sopportazione? Possiamo permettere ancora una
volta questo virus? Non ci riguarda tutti quello che sta accadendo,
nonostante in questo caso si tratti di Rom Rumeni? Non è forse la
stessa cosa? Non ci toccherà tutti e anche presto? Non dobbiamo ai
nostri antenati morti nei lager, a noi stessi e ai nostri figli, di
unirci per una volta e far sentire ed ascoltare la nostra voce? O
aspetteremo come sempre di subire quello che gli altri vogliono e
decidono per noi?

La Storia ci dice che hanno sempre voluto e preso decisioni
terribili. Perchè questa volta dovrebbe essere diverso? Perché
viviamo in un paese democratico e in una società civile?

Io vengo da un paese che, in tutti questi anni, ho sentito definire
non - democratico, un regime che negava diritti e libertà. Ma sono
dovuta venire a Milano per sentirmi dire che avevo bisogno di una
scorta, per il solo fatto di aver dichiarato la mia appartenenza
etnica. Opre Roma!

di Dijana Pavlovic

http://freeweb.supereva.com/dijanapavlovic/