Author: cobas comunege Date: To: aderentiretecontrog8@yahoogroups.com, forumgenova@inventati.org, liguria ambiente, yabasta genova, obzudi Subject: [NuovoLab] articolo sul manifesto 20 aprile
Incollo di seguito un articolo apparso ieri sul manifesto sullo "scudo spaziale".
Ma cosa fa la c.d. "sinistra radicale" al Governo ???
saluti. Andrea Tosa
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Lo scudo Usa copre l'Italia, il governo copre l'accordo (da il manifesto 20.4.07)
Manlio Dinucci Tommaso Di Francesco
Lo «scudo» Usa «coprirà tutta l'Italia»: lo ha assicurato ieri il generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, aggiungendo che i dieci missili intercettori, di cui è prevista l'installazione in Polonia, non assicurano invece la «copertura» di Grecia e Turchia. La ragione, in realtà, non è tecnica ma politica: l'Italia, infatti, ha firmato l'accordo con cui entra nel programma dello «scudo» antimissili, mentre Grecia e Turchia non lo hanno fatto. Il governo italiano, da parte sua, ha cercato di «coprire» l'accordo tenendolo segreto. Ha dovuto poi però ammettere di averlo firmato, soprattutto quando il nostro giornale ne ha documentato l'esistenza, pubblicando la dichiarazione fatta il 27 marzo 2007 dal generale Obering di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti (v. il manifesto, 1 e 14 aprile).
Resta a questo punto da sapere chi l'abbia materialmente firmato lo scorso febbraio (data indicata dal generale Obering): il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri (Ds), che in febbraio è andato al Pentagono a firmare il memorandum d'intesa con cui l'Italia si assume ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense F-35 Lightning (Joint Strike Fighter), nega di aver siglato l'accordo quadro sullo «scudo», lasciando intendere che non ne era neppure a conoscenza; il sottosegretario alla difesa Marco Verzaschi (Udeur) ha dichiarato alla Camera dei deputati, il 12 aprile, che l'accordo quadro è stato «recentemente firmato» ma non ha detto di averlo fatto lui. Chi allora l'ha firmato? Lo stesso ministro della difesa Arturo Parisi? O chi altri?
Nessuna risposta finora dal governo, che ufficialmente tace ma fa circolare voci che minimizzano il significato dell'accordo, col tono di «ma che vuoi che sia?». Si tratta, dicono, di un accordo generico che non vincola l'Italia a specifici impegni né comporta costi. Lo ha detto alla Camera anche il sottosegretario Verzaschi: «L'accordo non determina impegni e/o oneri finanziari tra le parti». Ma ha poi aggiunto che «è demandata alla stipula degli accordi attuativi successivi, ciascuno finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle caratteristiche e delle modalità per la suddivisione dei costi associati». L'accordo quadro comporta quindi una serie di «accordi attuativi successivi» e tali accordi comportano «costi associati», ossia un ulteriore aumento della spesa militare italiana e di quella della ricerca a fini militari.
Il costo dei 10 missili intercettori da installare in Polonia è stato quantificato dal generale Obering in 2,5 miliardi di dollari, e quello della stazione radar nella Repubblica ceca in circa mezzo miliardo di dollari. Il generale non ha specificato quale parte della spesa graverà su questi due paesi. Ha solo detto che l'installazione dei missili in Polonia, di cui sarà incaricata la Boeing, potrebbe portare alle industrie polacche contratti per 900 milioni di dollari, e che le industrie ceche potrebbero avere, per l'installazione del radar, contratti per 150-200 milioni. La realizzazione dello «scudo» viene dunque presentata come un affare per i paesi europei. C'è però un particolare non trascurabile: mentre centinaia di milioni di dollari entreranno con i contratti nelle casse di aziende private, centinaia di milioni o miliardi usciranno dalle casse pubbliche come compartecipazione alla spesa per la realizzazione dello «scudo».
L'Italia ha già una esperienza in questo campo. Come ha ricordato il sottosegretario Verzaschi, essa ha «già da tempo rapporti di collaborazione industriale con gli Stati uniti nel settore missilistico, tra i quali emerge per importanza quello per la progettazione e lo sviluppo del sistema Medium Extended Air Defence System (Meads)». Il Meads, che rientra nel progetto dello «scudo a più strati», è un sistema mobile, facilmente trasportabile in lontani campi di battaglia, utilizzabile contro missili tattici, aerei ed elicotteri. Come il «grande scudo» contro i missili balistici, questo «piccolo scudo» è uno strumento non per la difesa ma per l'attacco: una sorta di testuggine destinata a proteggere i soldati statunitensi e alleati all'offensiva in distanti teatri bellici. La Meads International - la joint-venture multinazionale, con quartier generale in Florida, incaricata della realizzazione del sistema - ha ricevuto nel 2005 un primo contratto per 3,4 miliardi di dollari.
La spesa è sostenuta per il 58% dagli Usa, per il 25% e il 17% rispettivamente da Germania e Italia. Ciò significa che, solo per questo primo contratto, l'Italia spende, con il denaro pubblico, oltre mezzo miliardo di euro. Altrettanto, o di più, spenderà per ciascuno dei successivi contratti e, soprattutto, per l'acquisto dello scudo-testuggine quando sarà ultimato.
Il memorandum d'intesa sulla partecipazione dell'Italia al «piccolo scudo» venne firmato nel maggio 1996 dal primo governo Prodi. L'accordo quadro sulla partecipazione dell'Italia al «grande scudo» è stato firmato nel febbraio 2007 dal secondo governo Prodi. E' tradizione farsi «coprire» dagli Usa.
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