[NuovoLab] Quando la musica si innamora del Chiapas

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Autor: yabasta genova
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A: forumgenova, labsoc
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da Il Manifesto del 13 aprile.
      Quando la musica si innamora del Chiapas
      Il viaggio di Bandabardò e Ya Basta nelle terre del subcomandante
Marcos: la lotta zapatista è ancora attuale
      di Alessandra Fava


      Una tanica piena di poca acqua potabile trasformata in batteria. Suoni
acquosi, tonfi da stagno, gorgoglii della foresta. E' una delle immagini
impresse nelle teste della Bandabardò che ha partecipato a una carovana di
Ya Basta Genova nella zona Altos e Nord del Chiapas. «È stata un'esperienza
così forte che va ancora digerita - dice Enrico Greppi, in arte Erriquez,
voce e chitarra acustica (di solito) della Banda - L'aspetto musicale è
stato pazzesco, casse ammonticchiate qua e là, interventi acustici, a volte
una cassa che andava e l'altra no e una partecipazione calda che ti arrivava
sul palco con quei messicani bendati che facevano il trenino come fossimo al
Club Mediteraneè e altre volte persone molto distanti specie nell'ultimo
caracol, a Roberto Barrios».
      Un Chiapas sconosciuto sino a poco tempo fa. Una prima assoluta per la
Banda: «Siamo andati con l'idea di trovare un fenomeno militare di estrema
sinistra come risposta alle pressioni di un governo centrale e invece di
militare non c'è niente - dice sempre Erriquez - Prima di tutto ho scoperto,
e sono uno dei più scioccati, che gli zapatisti ci tengono alla loro
messicanità. Di quel Messico che li ha stuprati, allontanati dai loro cari e
dalle loro terre, questi ti cantano l'inno all'inizio della giornata e con
la mano sul cuore, come la pazienza fosse l'arma migliore, in questo sono
davvero un popolo antico. E tu gli dici: "come mai non tirate fuori le
unghie?". E quelli ti rispondono siamo noi che facciamo la vita giusta, sono
gli altri che sbagliano».
      Come il cantante reggae Generale, il cantante dei Gardenhouse El V o i
Bomba Bomba (leggete Alias di sabato scorso pagina 11-13), anche Bandabardò
è entrata nella rivoluzione testarda degli indigeni del Chiapas. Rivoluzione
sempre alla prova: «La novità di questi mesi sono i gruppi paramilitari di
indigeni che tentano di minare le basi d'appoggio alla rivolta zapatista -
raccontano Simone e Chiara di Ya Basta Genova che seguono da anni le
evoluzioni in Chiapas - Poi ci sono delle organizzazioni con nomi subdoli
come Unione regionale contadina indigena o Organizzazione per la difesa dei
diritti degli indigeni e dei contadini che si fanno assegnare le terre.
Intanto continuano gli espropri delle proprietà collettive zapatiste, case
bruciate, terreni occupati che vengono rivenduti alle multinazionali che ne
sfrutteranno l'acqua, il legno, la biodiversità o ne faranno delle riserve
turistiche».
      La carovana in due settimane ha visitato le scuole zapatiste
organizzate dalla Giunta del buon governo e sostenute dal progetto Semillita
del sol di Ya Basta e ha visitato i caracoles di Oventic, Roberto Barrios e
il campo profughi di Polhò, passando dallo tzotzil al chol e utilizzando
nelle more l'itagnolo, un mix di italiano e spagnolo.
      I sei della Banda (oltre a Erriquez c'erano anche Cantax, Nuto, Orla,
Donbachi e Finaz) hanno imparato a leggere negli occhi e nei corpi la gioia
o le emozioni provocate da una Bella ciao tradotta in castigliano. Una delle
emozioni più forti a Ciol do Tumbalà, un terreno strappato al latifondo e
rioccupato recentemente dagli zapatisti: «Una donna ci ha portato una
coperta su cui aveva ricamato: "l'unico errore che non faremmo se potessimo
tornare indietro è il sovradimensionamento mediatico della figura di
Marcos"». Per la Bandabardò il Chiapas diventa ora un impegno collettivo e
costante: «Vogliamo dedicare un certo tempo al progetto di alfabetizzazione
con i nostri concerti e altre iniziative», conclude Erriquez.



p.s.:
per saperne di più sulla carovana di Ya Basta! e BandaBardò in Chiapas,
leggi i resoconti di viaggio sui loro siti:
www.inventati.org/yabasta.genova
www.bandabardo.it/novita/news/diario-dal-chiapas.html

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