[cm-Roma] Appello a CM Roma

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Autore: luca.bicycling
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To: cm-roma, ciemmona4
Oggetto: [cm-Roma] Appello a CM Roma

Ciao
alla riunione per la Ciemmona di venerdi' e' passata Simona di Acrobax a parlarci di una iniziativa che vorrebbero fare e che potrebbe coinvolgere anche chi i partecipanti a Critical Mass in solidarieta' agli arrestati di Unngdomshuset che ormai languiscono nelle galere danesi da troppo tempo

Si e' pensato di fare qualcosa per sabato 28 comunque ci ragioniamo insieme sopra.

per ora vi giro l'appello:

Ciao a tutti e tutte,
già da un po’ di tempo ci stiamo arrovellando la testa per costruire un’iniziativa di comunicazione nella città che riesca a parlare di una situazione molto lontana geograficamente, ma che purtroppo, non è così lontana nei modi e nei fatti.

Circa un mese e mezzo fa a Copenaghen in seguito alle manifestazioni contro lo sgombero e la immediata demolizione della “casa dei giovani”, Ungdomshuset, più di 850 persone sono state fermate da un’immenso dispiegamento di forze dell’ordine che ha visto la Danimrca addirittura chiedere i rinforzi alla vicina Svezia.

Di queste 850 persone, molte delle quali fermate senza alcun motivo, 40 sono ancora rinchiuse a distanza di più di un mese nel carcere di copenhagen, in attesa del processo. A causa delle severa giustizia danese, che prevede un carcere preventivo molto lungo e a prescindere dal processo, queste quaranta persone stanno scontando una pena ancora prima del giudizio senza possibilità di far valere le istanze delle difese. Tra di loro c’è un compagno di Roma, Marco, che vive studia e lavora lì da più di tre anni. Marco rischia l’espulsione e una condanna fino a tre anni.

Lo sgombero dell’Ungdomshuset, richiesto da una setta cattolica fondamentalista che ha comprato l’edificio, è stato ostacolato dalle numerose manifestazioni e atti di resistenza. Nonostante ciò, ora, al suo posto, c’è solo un piazzale, poiché la setta ha voluto radere al suolo l’edificio in quanto luogo di peccato.

Per quanto riguarda gli arresti, c’è un’inchiesta di Amnesty International sull’uso della forza (Marco stesso ha confermato di essere stato picchiato) e per l’appunto delle misure cautelari eccessive. Proprio ieri sono state rilasciate alcune persone che prima erano sessanta, per motivi di studio.
A Marco il ricorso è stato negato. Stiamo cercando di attivare un minimo di inform-azione sulla vicenda, sia a livello nazionale che internazionale. Su un piano strettamente istituzionale alcuni europarlamentari italiani si sono resi disponibili a coordinarsi con i colleghi danesi per produrre dopo Pasqua un’interrogazione nei conmfronti della Danimarca.

Dietro lo sgombero dell’Umdoshuset si nasconde la triste realtà di un’Europa che sta pian piano distruggendo e annientando le libertà individuali e collettive. Nonostante il riconoscimento del centro sociale come un luogo di cultura e di aggregazione sociale, nonostante le gigantesche mobilitazioni a favore del mantenimento, l’opinione pubblica non ha contato nulla contro l’uso indiscriminato della forza e della polizia. Nonostante venga riconosciuta a parole la libertà di muoversi dentro la comunità europea, c’è chi ancora rischia di essere espulso dal luogo dove ha deciso di frequentare l’università.

Abbiamo contattato altre città italiane per muoversi e fare qualcosa, qualsiasi, pur chè qualcosa si muovi. Vorremmo proporre, venendo anche personalmente alla riunione, di fare una critical mass per Marco e i sessanta arrestati di Copenaghen, trovando la forma più adatta e elaborando insieme un proposta di comunicazione alla città.
Il processo sarà il 2 Maggio, e la data del 27 Aprile potrebbe essere opportuna per ricordare e mandare un segnale da Roma.
I compagni e le compagne di Marco.

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VOLANTINO


Il primo marzo è stato sgomberato l’Ungdomshuset, lo storico centro sociale di Copenhagen per la cui difesa migliaia di persone da tutta Europa si sono mobilitate. La repressione ha dispegato contro questo sommovimento popolare tutto il suo arsenale e la polizia danese ha dovuto anche chiedere rinforzi dalla vicina Svezia per poter arrestare in soli tre giorni più di 850 persone.

Dopo più di un mese circa 40 persone sono ancora in carcere!

Le udienze del tribunale delle libertà sono state per lo più una vera e propria farsa: i giudici hanno seguito alla lettera le indicazioni della polizia senza mai tenere in considerazione le istanze delle difese. Alcuni ricorsi di scarcerazione sono stati accettati altri, a parità di reati contestati, sono stati respinti. Questo perché il cerchio si stringe, e su chi rimane in carcere si scatenano le volontà persecutorie e vendicative di chi vuole leggere le giornate di lotta contro la demolizione di Ungdomshuset come un più o meno semplice problema di ordine pubblico.
Tra i compagni ancora in carcere c’è Marco, arrestato il primo giorno nel pomeriggio subito dopo lo sgombero. Come tanti altri è stato prelevato, mentre si trovava all’interno del corteo, da un gruppo di agenti in borghese infiltrati. Portato via di peso e spinto nella camionetta, ha subito percosse e violenze prima di arrivare al carcere dove sono cominciate settimane di isolamento, in un regime speciale riservato ai detenuti politici. Da dentro il carcere i compagni e le compagne raccontano di come un ragazzo vegano non abbia potuto sfamarsi per giorni fino allo svenimento, di ragazze costrette a spogliarsi davanti a secondini uomini, di ore d’attesa anche solo per andare e tornare dal bagno…
Tutto questo è coperto e voluto da un sistema tutt’altro che garantista, che antepone la parola della polizia e un “comune senso di giustizia” tanto al principio cardine e irremovibile della presunzione di innocenza quanto alle ragioni delle migliaia di persone che si stanno mobilitando da mesi.
A Copenhagen infatti a partire dalla grande manifestazione di dicembre si sono susseguite infinite mobilitazioni. Dopo lo sgombero il movimento ha organizzato almeno una manifest/azione al giorno fino al risultato di Sabato 1 aprile quando più di 15000 persone hanno manifestato, con un lungo corteo partito da Cristiania e arrivato fin sotto al carcere di Vestre Faengsler passando per il Parlamento, la loro più ferma contrarietà a quel processo di normalizzazione voluto dalle destre al governo che ha portato allo sgombero, e subito dopo all’abbattimento della “Casa dei Giovani”, e che ora vorrebbe mettere le mani anche su Cristiania.
La solidarietà internazionale ha varcato i confini della angusta Europa arrivando in Nuova Zelanda,Giappone, Groenlandia, Stati Uniti…
E’ nostra intenzione continuare ad affermare con forza che l’avanzata delle destre razziste, xenofobe, omofobe e nazionaliste in Danimarca (dove il Dansk Folkparti è al governo con il 12% dei voti) e nel resto d’Europa è un problema che ci riguarda tutti/e.
La chiusura di spazi di antagonismo e controcultura è la vera violenza che il sistema esercita contro chi si ribella quotidianamente al restringimento dei diritti degli immigrati, degli spazi di agibilità politica, al taglio del welfare e all’avanzamento della precarietà nel lavoro e nella vita tutta!

Per questo le nostre lotte devono cospirare, respirare insieme…
Chiediamo l’immediata scarcerazione di tutte le persone detenute nelle carceri danesi per aver espresso il loro dissenso e la loro rabbia.

Verso il G8 di Rostok…



|||T|H|I|N|K|||||G|L|O|B|A|L|L|Y|||||B|I|K|E|||||L|O|C|A|L|L|Y|||
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