lavoro repubblica
Ascoltato in videoconferenza Pasquale Guaglione, che il 21 luglio raccolse
il sacchetto incriminato in un aiuola di corso Italia
Molotov sparite, poliziotti indagati
Oggi udienza chiave: interrogato l´agente che ritrovò le bottiglie
Molti "non ricordo" negli interrogatori, poi le prime iscrizioni nel
registro degli indagati
L´uomo ha gravi problemi di salute e non potrà intervenire di persona
MASSIMO CALANDRI
LA notizia dell´incriminazione di alcuni poliziotti genovesi, coinvolti
nell´imbarazzante scomparsa delle molotov dagli uffici della questura,
arriva in un giorno molto particolare. Nell´aula che ospita il processo per
il famigerato blitz alla scuola Diaz, è in programma stamani il più
delicato degli interrogatori. I pubblici ministeri vogliono ascoltare
Pasquale Guaglione, il funzionario che durante il G8 di sei anni fa - era
il pomeriggio del 21 luglio - trovò in un´aiuola di corso Italia un
sacchetto di plastica con due bottiglie incendiarie. Le molotov, appunto.
Che furono consegnate al generale Valerio Donnini. Che finirono nel furgone
Magnum della polizia guidato da Michele Burgio. Che molte ore più tardi
vennero portate nell´istituto scolastico di via Battisti. Che finirono tra
le mani dei super-poliziotti, ripresi nel cortile della scuola tutti
intorno ad uno di loro che apre il famigerato sacchetto azzurro e le mostra
ai presenti. Che, infine, furono quindi falsamente attribuite ai 93
no-global per «giustificare» il massacro e soprattutto gli arresti
illegali. Guaglione ha gravi problemi di salute, si trova ricoverato in un
ospedale del Meridione: oggi verrà sentito in video-conferenza.
Perché l´interrogatorio di oggi è così importante? Intanto, vale la pena di
ricordare che la prova-regina del famigerato assalto della polizia non c´è
più. Materialmente, non esiste. L´incredibile scoperta è arrivata nel corso
di un´udienza del gennaio scorso: le bottiglie incendiarie erano state
affidate alla Digos e dovevano essere custodite in questura, ma ad un certo
punto c´è stato un errore e sono state distrutte. Un «errore». Chi aveva
visto le molotov di corso Italia, nel luglio 2001? Donnini, che il mese
scorso in aula ha ricordato: «Emanavano un forte odore di benzina. Le misi
sul sedile posteriore di un Magnum del reparto mobile». E poi sicuramente
due degli imputati: Michele Burgio e Pietro Troiani (nella foto piccola). I
due saranno chiamati a deporre sull´argomento. Ma nel frattempo, chi meglio
dell´uomo che raccolse le bottiglie incendiarie con le proprie mani? Sembra
paradossale, per non dire inquietante, eppure la video-conferenza di
stamani potrebbe davvero segnare le sorti di questo procedimento.
Se errare è umano, perseverare è diabolico. E giusto per venire a capo
dell´«errore» - macroscopico e vergognoso - , la procura ha aperto un
fascicolo sulla sparizione in questura della prova-regina. Le aveva prese
in consegna un artificiere il 16 agosto, che recentemente ha scritto:
«Penso siano state erroneamente distrutte insieme ad altro materiale
infiammabile sequestrato allora». Ma dove erano custodite le bottiglie
incendiarie e chi doveva occuparsene? Quali funzionari erano responsabili?
Sono davvero state distrutte? Cercando delle risposte, gli inquirenti hanno
cominciato ad acquisire documenti e ad ascoltare alcuni testimoni. Anche in
questo caso - ma è purtroppo un ritornello che sta caratterizzando anche il
processo per l´assalto alla scuola Diaz - si parla di un diluvio di «non
ricordo». E però contraddizioni o reticenze devono essere emerse, se è vero
che per alcuni poliziotti è scattata l´iscrizione nel registro degli
indagati.
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