[NuovoLab] L'Ira di Gino Strada!

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著者: Megu
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題目: [NuovoLab] L'Ira di Gino Strada!
Da ilmanifesto di Sabato 31 Marzo

L'ira di Strada: «Italia, fa qualcosa»
«Il governo italiano deve chiedere ufficialmente e formalmente a quello
afghano la liberazione di Rahmatullah»: il chirurgo di Emergency si
sfoga contro Prodi e D'Alema e chiede loro di difendere la trattativa
gestita per liberare Daniele Mastrogiacomo, il giornalista rapito dai
taleban. Oggi Emergency in piazza Navona: il governo ne uscirà male
Roberto Zanini

È un Gino Strada furibondo quello che torna da Kabul e che oggi farà
rotta su Roma, su Piazza Navona dove oggi alle due del pomeriggio i
«pacifisti alla Gino Strada» prenderanno la via della piazza. Il
chirurgo di Emergency in piazza non ci sarà, arriverà a Roma troppo
tardi per prendere parte al corteo che chiederà la liberazione
dell'interprete Adjmal Nashkbandi e del manager di Emergency Rahmatullah
Hanefi, prigionieri l'uno dei taleban e l'altro dei servizi afghani. Ma
parlando al manifesto non risparmia critiche feroci a chi ha gestito il
rapimento di Daniele Mastrogiacomo e gli eventi successivi. Parole che
fanno capire come quella l'appuntamento di Roma diventerà, fatalmente,
un'iniziativa contro il governo e contro il suo atteggiamento in
Afghanistan, e di conseguenza in Iraq.
Cosa ti aspetti dalla manifestazione di Piazza Navona?
Non vuole essere una manifestazione «di massa». Diciamo che vogliamo
dare un segnale, anzi tanti segnali in tante città diverse. Ci è stato
detto dal ministero degli esteri che il governo italiano ha fatto e farà
tutto il possibile per Rahmatullah e Adjmal, ma c'è una domanda secca a
cui rispondere: c'è stata o no una richiesta ufficiale del governo
italiano al governo afghano per l'immediata liberazione di Rahmatullah?
Non c'è stata, a quanto ne sappiamo.
E ti sembra possibile, ti sembra tollerabile? Il nostro governo deve,
dico deve chiedere al governo afghano il rilascio di una persona. Quella
persona ha messo a rischio la sua vita e quella della sua famiglia nello
stesso momento in cui servizi, difesa, esteri e tutte le altre sigle
italiane facevano poco, sapevano nulla e costavano milioni di euro.
Rahmatullah quel lavoro l'ha fatto da volontario. Lui ha ottenuto che il
tagliagole tenesse fermo il coltello, lui ha ottenuto che Prodi e Karzai
facessero un accordo. E l'accordo non era semplicemente lo scambio «voi
liberate quello e loro liberano quell'altro», l'accordo era «voi
liberate, loro liberano e lo facciamo attraverso Emergency». Se pensano
di uscirne senza pagare il biglietto, gli facciamo vedere noi!
Che cosa chiedete al governo?
Che D'Alema e Prodi ci dicano una cosa sola: per chi lavorava
Rahmatullah quel venti di marzo quando è stato catturato davanti alla
casa di Emergency a Lashkargah, dentro la quale dormiva Daniele
Mastrogiacomo? Se lavorava per loro, che almeno questo governo abbia le
palle per difendere le sue scelte e la sua gente, gli uomini che hanno
lavorato per quelle scelte.
Che cosa sapete dell'interprete?
Oggi abbiamo lanciato un appello a Dadullah, il capo talebano che dice
di avere ancora in mano Adjmal Naskhbandi, da domani cercheremo di
farglielo avere. Ecco, se Rahmatullah fosse libero saprebbe lui come fare.
Insomma, secondo voi il governo non fa nulla.
In dieci giorni l'ambasciatore italiano a Kabul, che è una bravissima
persona e si sta impegnando davvero con tutte le sue forze, non è
riuscito nemmeno ad avere un appuntamento con il capo dei servzii
afghani. Nemmeno un appuntamento.
Non ci considerano molto, vuol dire.
Quando il governo italiano comiciò la trattativa con Karzai, e persino
dopo che l'accordo era stato raggiunto, il capo dei servizi afghani
continuava a ripetere a me e all'ambasciatore che questa di scambiare i
prigionieri non è la politica del governo afghano e neanche quella dei
suoi alleati. Capito? «I suoi alleati»: nemmeno alleati, ci considerano,
e ce l'hanno fatto pesare in ogni modo. Loro e i loro padroni non erano
contenti.
Quali padroni?
Gli Stati uniti, naturalmente.
A parte il governo, cosa pensate delle reazioni in Italia?
Abbiamo sentito tanta solidarietà da parte di un sacco di gente perbene.
La politica lasciamola stare, è composta in buona parte da
irresponsabili - come questo Cossiga, ma lui lo denunciamo e basta - e
per il resto qualche raro caso di deputati senatori che ci hanno
manifestato solidarietà, per quello che vale. In alcuni casi erano gli
stessi che cinque giorni prima avevano votato a favore della guerra.
E a Kabul? Che rapporto avete con l'Afghanistan dopo questa storia
Potremo e forse dovremo riconsiderare i nostri rapporti con
l'Afghanistan, questo è certo. Con il governo afghano... beh, dopo la
guerra in Iraq, Bush disse che bisognava trovare un Karzai iracheno e
questo dice tutto della persona. Il nostro problema è che il governo
deve consentire lo spazio per curare le persone. Se ti arrestano uno
dello staff è come se ti avessero assaltato l'ospedale...
Come accadde con la polizia anti-vizio dei talebani, e in quel caso
avete chiuso per qualche mese...
Adesso non pensiamo a chiudere, perché la quantità di feriti da curare è
davvero enorme, ma Emergency e il governo afghano dovranno avere
rapporti in termini diversi. Su questo non ci piove.
Cosa ti aspetti dalla piazza di domani?
Quello che ho visto in questo giorno e mezzo che ho passato in Italia:
tanto affetto, tanta comprensione per quello che abbiamo fatto e stiamo
facendo, e molta incazzatura. Molta indignazione per l'atteggiamento del
governo italiano.
Con il governo di destra era diverso?
Mi piacerebbe che qualcuno domani mi spiegasse bene le differenze. Ma
temo che dovrebbe farlo dietro una lastra di plexiglass, per evitare i
pomodori.
Davvero nessun amico?
L'ambasciatore italiano Sequi. Per giorni ha lavorato a qualche metro da
Rahmatullah e lo conosce molto bene.
La manifestazione non rischia di diventare uno sfogatoio di sinistra delusa?
Spero di no, non ci tengo affatto, ma non credo nemmeno che sarà una
cosa «di sinistra», per usare le tue parole. Guarda, ti sottopongo un
quiz: durante il sequestro di Mastrogiacomo mi sono sentito dire:
«Dobbiamo essere in Afghanistan e far parte delle forze dalla Nato -
quelle che bombardano e radono al suolo interi paesi, aggiungo io -
perché c'è di mezzo la costruzione della nuova Europa». Secondo voi chi
me l'ha detto?
Facile: Romano Prodi.
Sbagliato, ritenta.
D'Alema non può essere...
Neanche lui. Ultimo tentativo.
Bertinotti. Possibile?
Proprio lui! Mi ha telefonato a Kabul per darmi la sua solidarietà, ho
provato a chiedergli qual'è il limite per fare la guerra, forse che
basta la stabilità di un governo? Mi ha risposto che no, c'è in gioco
molto di più, c'è in gioco la costruzione della nuova Europa. Ecco. Ero
allibito