[NuovoLab] da carta: 2 buone notizie

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Autor: antonio bruno
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CC: forumgenova, forumsociale-ponge
Assumpte: [NuovoLab] da carta: 2 buone notizie
Due buone notizie
Pierluigi Sullo
Eccoci qui a segnalare due vittorie conquistate da sotto. La prima è molto
grande, la seconda più piccolina, ma non per questo meno gradevole. Il
parlamento europeo - prima buona notizia - ha respinto la demenziale
proposta della Commissione che avrebbe regalato la qualifica di "biologico"
ad alimenti che contengono fino allo 0.9 per cento per cento di organismi
geneticamente modificati. Le più gigantesche e selvagge multinazionali si
erano mobilitate per ottenere quel che in pratica sarebbe stato il
lasciapassare agli Ogm in tutta Europa, ciò che avrebbe travolto gli argini
nazionali e regionali che, su pressione della società civile e dal
movimento contadino, sono stati eretti a difesa dai mostri prodotti nei
laboratori di Monsanto o di Novartis. Ora il parlamento europeo decide di
aprire le orecchie verso il basso, grazie anche alla pattuglia di
eurodeputati che fanno le barricate su queste faccende, e non, come fa in
genere la Commissione europea, verso l'alto.
Naturalmente non è finita qui: il parlamento europeo ha solo un ruolo
consultivo, e saranno i ministri dell'agricoltura europei a decidere, ma
questo voto aiuta. E' noto che la gran parte dei cittadini rifiutano gli
Ogm, mentre le forze politiche sono a favore a larga maggioranza [anche
perché in qualche caso sono esse stesse degli Ogm, come Forza Italia]. La
sola ragione per cui non mangiamo fragole con geni di scorpione, in Europa,
è che esiste una grande pressione diffusa e c'è chi le dà voce, ad esempio
in Italia la Coalizione Liberi da Ogm, a sua volta formata, oltre che da
sindacati, enti locali e Ong, da associazioni contadine, come quella per
l'agricoltura biologica [Aiab], il cui "peso politico", sulle bilance
usuali, è vicino allo zero. Eppure.
La stesso significato ha, nella sua dimensione non trascurabile, la seconda
buona notizia. Lo scenario è il Consiglio regionale del Lazio, dove la
"nostra inviata nelle istituzioni" [poverina], Anna Pizzo, consigliera
indipendente eletta con Rifondazione, ha deciso insieme al capogruppo di
quel partito, Ivano Peduzzi, di presentare un ordine del giorno in cui si
chiede al presidente regionale Marrazzo: a] di esigere dal ministro dello
sviluppo, Bersani, la sospensione dell'autorizzazione a costruire la
centrale turbogas di Aprilia [Latina] finché non si sarà stabilito se e
quanto nuoce alla salute dei cittadini; b] di aprire un "tavolo" regionale
sull'energia per capire se la centrale è necessaria, visto che la regione
produce già il 20 per cento di energia in più di quel che le occorre. La
mozione è stata via via firmata da molti consiglieri della maggioranza e
dell'opposizione e alla fine è stata approvata, in pratica, all'unanimità.
Per chi non conosca la vicenda: Marrazzo, il presidente regionale, ha fatto
la campagna elettorale dicendo che non avrebbe permesso quella centrale;
qualche mese fa si è rimangiato tutto, grazie alle pressioni di Bersani,
pare, e di chi vuole costruirla, la centrale, cioè De Benedetti, il cui
settimanale, L'Espresso, ha più volte aggredito [o ricattato] Marrazzo.
La nostra Anna e il nostro amico Ivano hanno i loro meriti, ma la ragione
principale per cui tutti i consiglieri regionali hanno votato la mozione
sono i cittadini di Aprilia, che si sono ribellati, hanno occupato il sito
dove si dovrebbe fare la centrale turbogas e hanno trasformato un casale
abbandonato in un presidio popolare in cui si gioca a pallavolo, si leggono
i giornali e insomma si fa vita da cittadini "attivi e dissenzienti", come
dice Paul Ginsborg [citando John Stuart Mill]. Anche qui, non è certo
finita, ma questo passo è saldo e va nella direzione giusta.
Prima conclusione: va bene polemizzare su governo sì e governo no, noi per
esempio non siamo affatto d'accordo con il voto che conferma la presenza
militare italiana in Afghanistan. Perciò stiamo lavorando a un numero del
mensile [uscirà il 14 aprile], su quel disgraziato paese, insieme a molta
gente che ha la testa sulle spalle, conosce i posti, ecc. Perché dire "via
le truppe subito" senza preoccuparsi di come stanno, cosa pensano e cosa
fanno le organizzazioni della società civile afghana è pura demagogia.
Ovvero: quel che conta è ciò che facciamo noi, cittadini organizzati o
movimenti sociali o comunità attive, e la democrazia inceppata è sì un
problema catastrofico, ma c'è speranza di cambiare qualcosa se appunto i
movimenti della società sono forti, aperti, informati e consapevoli di sé.
Come i valsusini No Tav, tanto per fare un esempio.
Seconda conclusione: l'altro giorno una ambientalista di un certo nome ha
citato, in un dibattito cui partecipavamo, la vicenda dello 0,9 per cento
di Ogm. E ha aggiunto, con un sospiro: non c'è informazione, su questo. E
per forza, ho pensato io, se leggi solo la Repubblica non avrai mai questo
tipo di informazioni. La mozione su Aprilia, pur approvata alla quasi
unanimità dal Consiglio regionale del Lazio, non ha conquistato, nella
cronaca regionale della Repubblica né tanto meno in quella nazionale,
neanche un centimetro quadrato. La notizia non esiste. Infatti il padrone
di Repubblica e quello della centrale che si vorrebbe costruire sono la
stessa persona: l'ingegner De Benedetti. E poi se la prendono con la
Pravda, organo del Partito comunista sovietico, immeritatamente diventata
simbolo dell'informazione di regime. Almeno, quello era un regime
esplicito. Qui il regime neanche si vede.
Carta ha dedicato due pagine alla storia degli Ogm in Europa nel
settimanale uscito il 10 febbraio, quasi due mesi fa, e c'è tornata più
volte. Su Aprilia abbiamo due pagine nel numero in uscita questo sabato,
dopo averne riempito per mesi il nostro supplemento regionale, CartaQui. Se
quella ambientalista, oltre alla Repubblica e al Tg1, usasse anche Carta
per sapere le cose, sarebbe di sicuro più informata. Pensateci, voi che
trovate troppi due euro la settimana, che vi affaticate ad arrivare
all'edicola o che esitate ad abbonarvi.
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"Eppure il vento soffia ancora...." Pierangelo Bertoli (1942 - 2002)

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