R: [Forumlucca] Lettera di Bifo ai contestatori di Bertinott…

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Autor: massimiliano.piacentini@tin.it
Data:  
Para: forumlucca
Assunto: R: [Forumlucca] Lettera di Bifo ai contestatori di Bertinotti
di Franco Berardi Bifo
(da carta.org)

Gentile Rina Gagliardi
leggo sul
giornale che porta il nome Corriere della sera una sua concitata
intervista, nella quale si spertica nella difesa del compagno Fausto
(da noi tutti amato con uguale fervore). Nella foga le sono però
sfuggite due frasi che vorrei segnalarle. Lei dice (anzi urla): "Chi
sono? Sono dei violenti che non rappresentano nessuno tranne se stessi.
Chi li conosceva prima? Chi aveva mai sentito parlare del gruppo
Kombinat, o Rekombinat, o come si chiamano? Non è stata una
contestazione spontanea". Se lei permette le spiego...

A seguire
l'intervista al Corriere citata da Bifo e quella, sempre del Corriere,
a Salvatore Cannavò


Lettera a Rina Gagliardi

Franco Berardi Bifo

Gentile Rina Gagliardi
leggo sul giornale che porta il nome Corriere
della sera una sua concitata intervista, nella quale si spertica nella
difesa del compagno Fausto (da noi tutti amato con uguale fervore).
Nella foga le sono però sfuggite due frasi che vorrei segnalarle. Lei
dice (anzi urla): "Chi sono? Sono dei violenti che non rappresentano
nessuno tranne se stessi. Chi li conosceva prima? Chi aveva mai sentito
parlare del gruppo Kombinat, o Rekombinat, o come si chiamano? Non è
stata una contestazione spontanea". Se lei permette le spiego: da un
paio di decenni e forse più sono stati inventati i computer. Sentito
dire? Sono scatole per lo più bianche con un monitor e una tastiera per
scrivere numeri e parole. Accendendo l'elettricità è possibile perfino
entrare nella scatola bianca di altri, distanti. In questo modo sono
nate cose impreviste, riviste senza carta, comunità senza capo né coda,
luoghi nei quali non ci comanda nessuno. Bene, Rekombinant (con la
enne) è una cosa così. È una rivista online (vuol dire che si può
leggerla in qualsiasi scatola bianca con monitor e tastiera a patto di
disporre anche di una linea telefonica). Esiste da sei anni, la
frequentano 1571 iscritti, ed è un ambiente di produzione culturale
condivisa, si parla di filosofia e di letteratura, talvolta ci si
accapiglia su argomenti politici di attualità.

Non starò a spiegarle
che Rekombinant non è responsabile dell'episodio che l'ha tanto fatta
agitare. Si procuri se vuole una di quelle nuove macchine luminose e
digiti pure sulla tastiera l'indirizzo www.rekombinant.org e nella
pagina rosata graficamente sgradevole e diafana troverà tutta la
discussione che riguarda la questione che le sta a cuore.

C'è poi una
seconda frase che nella sua intervista mi fa trasecolare "quanto
accaduto all'università di Roma non è la spia di nulla che ci
riguardi." Qui sbaglia. Quel che è accaduto alla Sapienza ieri, se
vuole, è deplorevole.Però non si può negare che sia la spia di
qualcosa. È la spia di un disagio mastodontico che attraversa gran
parte della parte pensante della società italiana. Il disagio di essere
trascinati in una guerra sempre più pericolosa, sempre più criminale, e
per giunta anche persa.

Chi non è in malafede sa bene che Rifondazione
è costretta a votare per il rifinanziamento della missione afghana
perché se non lo facesse il governo cadrebbe domani e andremmo alle
elezioni nelle condizioni peggiori con il rischio di aprire la strada a
una spirale di salazarismo berlusconiano torquemadesco ratzingeriano
che al solo pensarci viene paura.
Ma chi non ha smarrito il senso
della realtà sa che quella in Afghanistan è una guerra, e non solo: è
una guerra ingiusta, e si avvia a diventare una mattanza criminale. E
per finire, è una guerra persa.
Io capisco che Rifondazione sia
costretta a subire il ricatto, ma occorre anche pensare a quel che
accadrà quando la guerra ci trascinerà nella sua spirale, e per giunta
cadrà il governo che rifondazione sorregge.
Io non ho soluzioni per una
situazione così intricata. Ma non mi dica che non ci riguarda. La
guerra riguarda tutti, e rischia di portarci molto più in là di quello
che possiamo immaginare.



----Messaggio originale----
Da:
danielelombardi11@???
Data: 28-mar-2007 10.08 PM
A:
<forumlucca@???>
Ogg: [Forumlucca] Lettera di Bifo ai
contestatori di Bertinotti


From: bifo <istubalz@???>
To:
rekombinant@???
Subject: lettera a Francesco
Date:
Mon, 26 Mar 2007 22:42:16 +0200

Per informarli di una discussione alla
quale possono essere interessati,
scrive Francesco ad alcuni suoi
amici:

"forse non tutt* siete iscritt* alla lista Rekombinant. Poche
ore fa Bifo
(tra i maggiori animatori dell'esperienza Rk) ha postato
una mail in cui
attacca "senza se e senza ma" il nostro comunicato di
promozione del
dibattito su Gli Autonomi. Il dibattito, che si è tenuto
alla Sapienza il 14
marzo, è andato molto bene, grande partecipazione e
tanti i giovanissimi. Il
comunicato, invece, ha sortito un effetto
nefasto tra chi, evidentemente con
la coscienza "pesante", sta
collaborando al progetto editoriale di
Liberazione sugli anni '70.
Che
Bifo stesse maturando idee sugli anni '70 sempre più discutibili è cosa
nota. Il disastro leninista e ipersoggettivista di PotOp, ad esempio,
ma
anche la lacerazione senza contatto tra le due autonomie (tutti
militonti da
una parte, tutti intelligenti, tragici e sensuali
dall'altra), temi cari
alla "singolare" ricostruzione storica bifiana,
hanno cominciato ad
assumere, già da diverso tempo, toni caricaturali,
nonchè ossessivi. Credo
che questo testo sia invece segnale di
un'involuzione ancora più triste.
D'improvviso tutta la sconfitta degli
anni '70 ha come unico ed efferato
responsabile l'autonomia operaia
organizzata. Nulla ha potuto Cossiga, nulla
Calogero, la colpa è di
Lenin e dei leninisti. Verrebbe da ridere, se il
tutto non fosse
condito da un discorso sull'attualità a sostegno del "meno
peggio".
Cose che fanno bene a dire Giordano o Pecoraro: "battere le
destre",
"evitare le destre", "tenere lontane dal governo le destre" e via
discorrendo. Da Bifo ci aspetteremmo tutt* qualcosa di diverso. Che
dire?


carissimo Francesco,
c'è una cosa che voglio chiarire prima di
parlare del resto.
Nella vita non mi è capitato mai, se ben ricordo, di
compiere un'azione "con
la coscienza pesante". Credo di capire il senso
profondo di questa
espressione. Può tradursi in vari modi, può
chiamarsi "malafede", cinismo,
doppiezza, opportunismo, falsa
coscienza, e mi sfuggono altri sinonimi.
Vorrei che tu sapessi che sono
orgoglioso di collaborare al progetto
editoriale di Liberazione "70 gli
anni in cui il futuro cominciò". Si tratta
di una pubblicazione
settimanale nella quale voci diverse raccontano gli
anni '70 dal loro
punto di vista e con la loro sensibilità, e nella quale si
ripresentano
documenti, grafemi, immagini del decennio in cui morì Chaplin.
Già che
ci sono voglio segnalare che nel prossimo numero del settimanale c'è
un
mio testo che si chiama
L'ultima rivolta del ventesimo secolo
o la
prima del tempo che verrà.
Non credo che avrei potuto scriverlo con
coscienza pesante. Lo giudichi il
lettore.
Dal momento che ti voglio
bene ti perdono per la nefandezza che è sfuggita
alla tua tastiera e
vengo alle altre cose, più importanti.

La cosa più importante di tutte
è capire quello che si prepara
all'orizzonte, non per le parrocchiette
partitiche, ma per la società, per i
lavoratori, per la generazione che
va crescendo. En passant ti rammento che
da quando sono stato espulso
dal PCI a 17 anni non ho mai più avuto una
tessera di partito, mentre
mi risulta che molti rispettabilissimi nostri
comuni compagni hanno in
tasca la tessera (o rappresentano
istituzionalmente) il partito del
sole che ride, il quale pure, mi sembra,
vota per il rifinanziamento
della missione in Afghanistan. E non credo che
abbiano la "coscienza
pesante".
Passi.
Cosa importante è capire cosa accadrà quando la guerra
infinita dilagherà
oltre i limiti del nascondibile, quando le bare
torneranno in patria a
profusione, e quando per la prima volta nella
storia francese un partito
nazionalista e filoamericano andrà al
governo, e quando la situazione
italiana precipiterà verso la destra.
Mi segui? Questo voglio capire.

So che oggi un gruppo di compagni sono
andati alla Sapienza per gridare
insulti a Bertinotti. La cosa non mi
scandalizza, ma la analizzo.
Tutti sanno qual è la posizione di
Bertinotti e di Rifondazione sulla guerra
afghana, e solo in malafede
si può definirla guerrafondaio.
Si sa qual è la ragione per cui
Rifondazione sceglie di votare per il
rifinanziamento della missione
afghana. Si potrebbe benissimo, e questo
sarebbe legittimo, affermare
che Rifondazione sbaglia scegliendo di
appoggiare un governo che non ha
alcuna coerenza e poca speranza di durare.
Quest'affermazione
meriterebbe di essere considerata. Valuteremmo allora
insieme gli
effetti di una eventuale decisione di togliere l'appoggio a
questo
governo. Capiremmo insieme che a quel punto ci sarebbero elezioni
nelle
quali prevarrebbe probabilmente una coalizione cattolico-nazionalista,
una specie di salazarismo che si va profilando all'orizzonte, un
atlantismo
orientato dal Torquemada tedesco che siede sul soglio di
Pietro.
Forse potremmo concludere che questo esito è comunque
inevitabile e che
occorre prepararsi ad affrontarlo.
Forse potremmo
allora rimproverare Bertinotti e Rifondazione comunista
perché pensano
(giustamente) a come evitare che la destra vinca, ma troppo
poco a cosa
fare quando la destra vincerà e la guerra precipiterà
drammaticamente.
Ma chi accusa Bertinotti di essere un guerrafondaio sa di essere in
malafede, e dovrebbe fare i conti con qualche "pesantezza di
coscienza".

Per finire voglio dirti che ho letto con attenzione il
messaggio (a better
version of me) con cui hai avuto la cortesia di
rispondermi. E in quel
messaggio vedo almeno tre questioni di cui mi
piacerebbe poter discutere
ancora con te, sempre che la cosa non ti
infastidisca o cose più urgenti ti
distraggano. Non voglio farlo in
questo messaggio perché è ora di andare a
cena, e non intendo annoiare
i lettori di rekombinant con un pippone troppo
prolungato.

Ma mi
riprometto di approfondire nei prossimi giorni due questioni che tu
sollevi esplicitamente o implicitamente:
3. La questione
dell'esaurimento della democrazia formale.
2. La questione della
depressione e della leggerezza (che dal mio punto di
vista è tutt'uno
con la questione del femminismo).
1. E per finire la questione della
violenza, della forza, e della
diserzione, che è una forma attuale del
bramhacharia, volgarmente tradotto
come non violenza.
Affronterò questi
argomenti a partire da questo ultimo.

Ti ringrazio per l'attenzione


http://liste.rekombinant.org/wws/arc/rekombinant/2007-03/msg00080.html



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