[Forumlucca] Lettera di Bifo ai contestatori di Bertinotti

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Autore: Daniele
Data:  
To: forumlucca
Oggetto: [Forumlucca] Lettera di Bifo ai contestatori di Bertinotti

From: bifo <istubalz@???>
To: rekombinant@???
Subject: lettera a Francesco
Date: Mon, 26 Mar 2007 22:42:16 +0200

Per informarli di una discussione alla quale possono essere interessati,
scrive Francesco ad alcuni suoi amici:

"forse non tutt* siete iscritt* alla lista Rekombinant. Poche ore fa Bifo
(tra i maggiori animatori dell'esperienza Rk) ha postato una mail in cui
attacca "senza se e senza ma" il nostro comunicato di promozione del
dibattito su Gli Autonomi. Il dibattito, che si è tenuto alla Sapienza il 14
marzo, è andato molto bene, grande partecipazione e tanti i giovanissimi. Il
comunicato, invece, ha sortito un effetto nefasto tra chi, evidentemente con
la coscienza "pesante", sta collaborando al progetto editoriale di
Liberazione sugli anni '70.
Che Bifo stesse maturando idee sugli anni '70 sempre più discutibili è cosa
nota. Il disastro leninista e ipersoggettivista di PotOp, ad esempio, ma
anche la lacerazione senza contatto tra le due autonomie (tutti militonti da
una parte, tutti intelligenti, tragici e sensuali dall'altra), temi cari
alla "singolare" ricostruzione storica bifiana, hanno cominciato ad
assumere, già da diverso tempo, toni caricaturali, nonchè ossessivi. Credo
che questo testo sia invece segnale di un'involuzione ancora più triste.
D'improvviso tutta la sconfitta degli anni '70 ha come unico ed efferato
responsabile l'autonomia operaia organizzata. Nulla ha potuto Cossiga, nulla
Calogero, la colpa è di Lenin e dei leninisti. Verrebbe da ridere, se il
tutto non fosse condito da un discorso sull'attualità a sostegno del "meno
peggio". Cose che fanno bene a dire Giordano o Pecoraro: "battere le
destre", "evitare le destre", "tenere lontane dal governo le destre" e via
discorrendo. Da Bifo ci aspetteremmo tutt* qualcosa di diverso. Che dire?


carissimo Francesco,
c'è una cosa che voglio chiarire prima di parlare del resto.
Nella vita non mi è capitato mai, se ben ricordo, di compiere un'azione "con
la coscienza pesante". Credo di capire il senso profondo di questa
espressione. Può tradursi in vari modi, può chiamarsi "malafede", cinismo,
doppiezza, opportunismo, falsa coscienza, e mi sfuggono altri sinonimi.
Vorrei che tu sapessi che sono orgoglioso di collaborare al progetto
editoriale di Liberazione "70 gli anni in cui il futuro cominciò". Si tratta
di una pubblicazione settimanale nella quale voci diverse raccontano gli
anni '70 dal loro punto di vista e con la loro sensibilità, e nella quale si
ripresentano documenti, grafemi, immagini del decennio in cui morì Chaplin.
Già che ci sono voglio segnalare che nel prossimo numero del settimanale c'è
un mio testo che si chiama
L'ultima rivolta del ventesimo secolo
o la prima del tempo che verrà.
Non credo che avrei potuto scriverlo con coscienza pesante. Lo giudichi il
lettore.
Dal momento che ti voglio bene ti perdono per la nefandezza che è sfuggita
alla tua tastiera e vengo alle altre cose, più importanti.

La cosa più importante di tutte è capire quello che si prepara
all'orizzonte, non per le parrocchiette partitiche, ma per la società, per i
lavoratori, per la generazione che va crescendo. En passant ti rammento che
da quando sono stato espulso dal PCI a 17 anni non ho mai più avuto una
tessera di partito, mentre mi risulta che molti rispettabilissimi nostri
comuni compagni hanno in tasca la tessera (o rappresentano
istituzionalmente) il partito del sole che ride, il quale pure, mi sembra,
vota per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. E non credo che
abbiano la "coscienza pesante".
Passi.
Cosa importante è capire cosa accadrà quando la guerra infinita dilagherà
oltre i limiti del nascondibile, quando le bare torneranno in patria a
profusione, e quando per la prima volta nella storia francese un partito
nazionalista e filoamericano andrà al governo, e quando la situazione
italiana precipiterà verso la destra. Mi segui? Questo voglio capire.

So che oggi un gruppo di compagni sono andati alla Sapienza per gridare
insulti a Bertinotti. La cosa non mi scandalizza, ma la analizzo.
Tutti sanno qual è la posizione di Bertinotti e di Rifondazione sulla guerra
afghana, e solo in malafede si può definirla guerrafondaio.
Si sa qual è la ragione per cui Rifondazione sceglie di votare per il
rifinanziamento della missione afghana. Si potrebbe benissimo, e questo
sarebbe legittimo, affermare che Rifondazione sbaglia scegliendo di
appoggiare un governo che non ha alcuna coerenza e poca speranza di durare.
Quest'affermazione meriterebbe di essere considerata. Valuteremmo allora
insieme gli effetti di una eventuale decisione di togliere l'appoggio a
questo governo. Capiremmo insieme che a quel punto ci sarebbero elezioni
nelle quali prevarrebbe probabilmente una coalizione cattolico-nazionalista,
una specie di salazarismo che si va profilando all'orizzonte, un atlantismo
orientato dal Torquemada tedesco che siede sul soglio di Pietro.
Forse potremmo concludere che questo esito è comunque inevitabile e che
occorre prepararsi ad affrontarlo.
Forse potremmo allora rimproverare Bertinotti e Rifondazione comunista
perché pensano (giustamente) a come evitare che la destra vinca, ma troppo
poco a cosa fare quando la destra vincerà e la guerra precipiterà
drammaticamente.
Ma chi accusa Bertinotti di essere un guerrafondaio sa di essere in
malafede, e dovrebbe fare i conti con qualche "pesantezza di coscienza".

Per finire voglio dirti che ho letto con attenzione il messaggio (a better
version of me) con cui hai avuto la cortesia di rispondermi. E in quel
messaggio vedo almeno tre questioni di cui mi piacerebbe poter discutere
ancora con te, sempre che la cosa non ti infastidisca o cose più urgenti ti
distraggano. Non voglio farlo in questo messaggio perché è ora di andare a
cena, e non intendo annoiare i lettori di rekombinant con un pippone troppo
prolungato.

Ma mi riprometto di approfondire nei prossimi giorni due questioni che tu
sollevi esplicitamente o implicitamente:
3. La questione dell'esaurimento della democrazia formale.
2. La questione della depressione e della leggerezza (che dal mio punto di
vista è tutt'uno con la questione del femminismo).
1. E per finire la questione della violenza, della forza, e della
diserzione, che è una forma attuale del bramhacharia, volgarmente tradotto
come non violenza.
Affronterò questi argomenti a partire da questo ultimo.

Ti ringrazio per l'attenzione


http://liste.rekombinant.org/wws/arc/rekombinant/2007-03/msg00080.html



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