[CSSF] foto e documenti contro la guerra 17 marzo Roma

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Auteur: Antonella Mangia
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À: CSSF, lecce social forum
Sujet: [CSSF] foto e documenti contro la guerra 17 marzo Roma


coordinamento salentino <coordinamentosalentino@???> ha scritto:



Il 17 marzo 2007 per le strade di Roma è nato un nuovo soggetto politico:

un Movimento contro la guerra autonomo ed indipendente.



Il fronte internazionale del no alla guerra ha raggiunto il suo obiettivo anche in Italia.

La grande ed articolata partecipazione alla manifestazione nazionale del 17 marzo, smentendo tutte le previsioni, ha nei fatti rinviato al mittente accuse di presunta minorità ed estremismo lanciate contro l’appello formulato dalle organizzazioni riunitesi intorno al “Comitato 17 marzo”.



Nelle settimane precedenti alla manifestazione la sottile macchina bellica della “governance” ha lavorato alacremente contro questo appuntamento, attraverso silenzi stampa, deformazioni, capziosi distinguo e forti pressioni dall’alto per impedire la partecipazione ad una scadenza che, pur inserendosi nella giornata mondiale contro la guerra, assumeva in Italia una connotazione fortemente antigovernativa.



I cosiddetto partiti “radicali”, le ex organizzazioni pacifiste: ARCI, tavola per la Pace, CGIL, “Un ponte per…” e OnG di riferimento, saliti anima e corpo sul carro del governo di guerra Prodi, hanno avuto il benservito da chi non intende recedere di un passo dal “NO alla guerra senza se e senza ma”: 30.000 militanti nowar, molti dei quali giovani e giovanissimi, hanno risposto all’appello e sono scesi in piazza, mettendo alla gogna le scelte belliciste di un ceto politico oramai lontano anni luce dai sentimenti e dagli obiettivi dei movimenti politici e sociali, ben presenti ed attivi nel paese.



Lo scarto tra la prima fase del movimento pacifista - espressione di un genuino ma generico no alla guerra strumentalizzato in chiave elettoralistica dai deputati “pacifinti” – e quella apertasi con la manifestazione di sabato 17.3.07 sta nella attuale chiarezza di intenti, nella capacità di autonomia ed indipendenza dal quadro politico in una non facile congiuntura, nella quale anche i pochissimi deputati e senatori che hanno segnato una differenza dall’omologazione governista, astenendosi sulla relazione guerrafondaia del ministro D’Alema il 21 febbraio, esprimono poi tutta la loro debolezza votando i 12 punti del Prodi bis.



Obiettivo centrale dei prossimi mesi dovrà essere quello di radicare e rafforzare il movimento, trasformando una disponibilità verificata nelle piazze in organizzazione sui territori, attrezzandoci così per una fase che si annuncia di resistenza attiva contro le politiche di guerra, a partire dalla sfida della base USA al Dal Molin.



La costituzione della Rete Disarmiamoli è una tra le forme che il movimento si sta dando per coordinare le lotte contro le basi della guerra, la militarizzazione dei territori e della vita sociale del paese.

Eravamo presenti nel corteo romano con lo striscione e le bandiere “Disarmiamoli! “ e durante il tragitto siamo stati contattati da tante e tanti pacifisti, da militanti nowar ed antimperialisti provenienti da Sud al Nord del paese, determinati a mettersi in rete per le battaglie dei prossimi mesi.

L’agenda è fitta di scadenze ed appuntamenti, da Vicenza a Novara, Lentini, Lecce, camp Darby, La Spezia, Ravenna, Napoli, Massa Carrara e tante altre città nelle quali agiscono Associazioni, Comitati, Forum, tessuto connettivo “resistente” del nuovo movimento contro la guerra.



Abbiamo appena cominciato, resisteremo un minuto di più dei governi di guerra.





Rete nazionale Disarmiamoli!




www.disarmiamoli.org info@???

3389255514 3381028120







Le foto della manifestazione NO WAR a Roma del 17 marzo 2007 a questo link

http://triburibelli.org/sito/modules/news/article.php?storyid=1236


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Da http://www.rainews24.it/

Manifestazione a Roma per il ritiro delle truppe - 17 marzo 2007

Sono alcune migliaia i manifestanti che si sono ritrovati a Piazza della Repubblica, a Roma, per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, a pochi giorni dal voto al Senato sul rifinanziamento della missione.
"Ai senatori che si sono fatti un nome con il movimento pacifista lanciamo un appello affinchè non si coprino di vergogna il 27 marzo, votando un'altra volta per la guerra. Perché non devono rispondere alle segreterie di partito ma a chi li ha eletti". Così ha detto il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi,

All'iniziativa aderiscono numerose sigle del mondo pacifista e dell'estrema sinistra, dai Cobas alla Rdb-Cub, dal movimento umanista alla rete Disarmiamoli, e poi i centri sociali del Nordest e le adesioni individuali dei senatori "dissidenti" Rossi e Turigliatto, Lucio Manisco e Luca Casarini.
Il corteo è rumoroso, colorato e disciplinato. Al centro campeggia una enorme bandiera della pace portata da decine di militanti. Nel serpentone spicca il colore arancione delle bandiere del partito umanista, e il rosso delle numerose sigle che si richiamano al comunismo, come il Partito comunista italiano marxista-leninista e il partito di Alternativa comunista. www.rainews24.it
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Manifestazioni a Washington, Los Angeles, Madrid, Istanbul, Atene,

Copenhagen, Sydney, Melbourne e Roma.



p.s:

In Italia quando si scrive e si dice sinistra radicale non ci si

riferisce più a quella di governo o ai sindacati confederali di

riferimento.

Tanto meno al partito radicale.



In tutto il mondo si
sono tenuti cortei
per
denunciare «l'invasione»

americana dell'Iraq, avvenuta esattamente 4 anni fa.

Corteo a Roma per chiedere il ritiro dall'Afghanistan e la liberazione

di Mastrogiacomo

Migliaia di persone hanno sfilato da piazza
Esedra a piazza Navona

Immagini da Roma

http://www.corriere.it/



15:56       Roma, corteo contro intervento in Afghanistan


"Libertà per il popolo afgano, libertà per Mastrogiacomo". Questo lo

striscione che apre la manifestazione contro la guerra in Afghanistan e


il rifinanziamento della missione italiana partita da piazza Esedra. Al

corteo, diretto a piazza Navona passando per via Cavour,
partecipano


migliaia di persone. A organizzarlo, la sinistra radicale

ultrapacifista.

 18:03       A piazza Navona catena umana con simbolo pace


I manifestanti del corteo
pacifista organizzato, oggi a Roma, dalla

sinistra radicale, hanno appena formato, al centro di piazza Navona, su

iniziativa del Movimento umanista, una catena umana che disegna il

simbolo della pace. Hanno alzato sopra la testa dei cartelli bianchi in

modo che dall'alto sia visibile il simbolo pacifista e hanno gridato:


"Pace, pace". Scopo della manifestazione, chiedere il ritiro delle

truppe italiane dall'Afghanistan.

http://www.repubblica.it/2007/03/dirette/sezioni/esteri/afghanistan/sabato17marzo/index.html



WASHINGTON (AFP) - Tens of thousands of protesters marched to the

Pentagon's doorstep Saturday demanding "US out of

Iraq Now," ahead of the fourth anniversary of the US invasion.

http://news.yahoo.com/s/afp/20070317/pl_afp/usiraqwaranniversary



Thousands of War Protesters March to

Pentagon

Demonstrators Heckled by Veterans, War Supporters

Saturday, March 17, 2007; 4:32 PM

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/03/17/AR2007031700539.html



Protesters march against Iraq war



Europe-wide protests

Spain's protests were the largest in Europe, with some estimates

putting



the number of people taking part at 100,000.

In the Spanish capital, Madrid, protesters waved placards denouncing US

President George W Bush and former Spanish Prime Minister Jose Maria


Aznar for "war crimes".

Film director Pedro Almodovar was among those who took part.

He said he was present to protest against "the barbarities they have

been committing in Iraq for the past four years."

In the Turkish city of Istanbul, more than 3,000 took part in protests,

carrying signs reading "Bush
go
home" and "We are all Iraqis".

Hundreds also gathered to voice their opposition to the Iraq war in the

Spanish cities of Seville, Cadiz and Granada as well as the European


capital cities of Athens, Copenhagen and Rome.

In Australia, small demonstrations were held in both Sydney and

Melbourne



Thousands of demonstrators have been holding anti-war rallies as the

anniversary of the US-led invasion of Iraq nears.

In Washington, thousands braved cold temperatures to march to
the


Pentagon carrying placards denouncing the war.

Tuesday marks four years since the war began. Tens of thousands of

Iraqis have died as well as some 3,200 US
troops.

Other protest took part in US cities including Los Angeles, in European

capitals and in Australia and Turkey.

'Shadow of death'

US anti-war activist Cindy Sheehan, whose son died as a soldier in

Iraq,

said those marching were walking "in the shadow of the war machine".

"It's
like being in the shadow of the death star. They take
their death

and destruction and they export it around the world. We need to shut it

down," she said.

Many carried black and yellow signs urging the US to leave Iraq as they

made their way across the Potomac River from the Lincoln Memorial.

Organisers said freezing temperatures had probably discouraged some

from

taking part in the march which followed the same path as a turning

point

rally
against the
Vietnam war in
1967.

Several thousand others, many members of the armed services, gathered

in

counter rallies in support of the war, playing "The Battle Hymn of the


Republic".

In Los Angeles, police estimated that up to 6,000 people demonstrated

in

anti-war rallies which included flag-draped coffins being carried

through the streets of Hollywood.



http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/6462627.stm



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ALTRE FOTO AL LINK: http://picasaweb.google.it/edoneo/17marzo2007





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Anti war protest March 17, 2007 --- 24 Video YouTube:
http://www.youtube.com/results?search_query=Anti+war+protest+March+17%2C+2007&search=Search
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  A QUELLI (E SONO MILIONI) CHE GUARDANO OLTRE L'INCIUCIO
  di Giulietto Chiesa - da E-polis 
  Vorremmo tutti che tornasse, Daniele Mastrogiacomo ma, più che prigioniero dei taliban (ma sono loro? E sotto quale regia?) è vittima di un colossale pasticcio. Speriamo che lo tirino "fuori", ma il fatto è che "dentro" ci siamo tutti, perchè non c'è saggezza nello stare là, come occupanti. Vale per il governo e per la sua minoranza interna, che si è arresa alla guerra. 
  In nome di che? Del pericolo che ritorni Berlusconi. Così ci teniamo Prodi che, dopo i 12 punti, non è più il nostro governo, perchè non per quelli l'abbiamo votato. 
  Anche perchè lui, anzi loro, il Partito Democratico prossimo venturo, se ne vanno al centro per dividersi il potere - nella migliore delle ipotesi - con quelli che fino a ieri l'avevano condiviso felicemente con Berlusconi. Nella peggiore delle ipotesi per dividersi il potere con Berlusconi, come già fanno in televisione. 
  Una trappola, senza neanche il formaggio dentro: La sinistra radical-istituzionale c'è entrata nella speranza, forse, che fosse l'ultima. Invece non sarà così e si vede già. 
  L'Afghanistan si allarga a macchia d'olio: saranno gli ex pacifisti - legioni imbarazzate e stanche - a reggere l'urto con la loro opinione pubblica. 
  Si avvicina la legge elettorale. Prodi la farà, dice, con quelli che hanno fatto la "porcata" attuale. Si capisce subito che  sarà un'altra porcata. Bipartisan. 
 Perchè è evidente che l'oligarchia che ha nominato il Parlamento attuale non restituirà ai cittadini quello che gli ha rubato. 
 Perchè quelli che sono al governo sono solo un pò meno anti-democratici di colui che, però, considerano il loro commensale principale. 
  Così, tra non molto, avremo i morti italiani del centro-sinistra, che saranno gestiti in modo bipartisan. Avremo una legge elettorale bipartisan, un innalzamento bipartisan dell'età pensionabile e una crescita del Pil che ci avvicinerà un pò di più alla catastrofe ecologico-energetica. 
 La quale non sarà bipartisan solo perchè ce la   dovremo sopportare tutti. Noi e, soprattutto, i nostri figli. 
  Il problema è che - come ha scritto ironicamente Riccardo Orioles - dobbiamo tenerci Hindenburg perchè altrimenti arriva Hitler. 
  Già. Ma chi è il responsabile del pasticcio? Proprio quelli che adesso gridano al lupo, al lupo e che, con il  trucco del maggioritario, si sono privatizzati la democrazia e la televisione. 
  Adesso la sinistra radical-istituzionale ha un'unica prospettiva: fare l'ala sinistra del Partito Democratico. Il problema che si pone a tutti quelli che resteranno fuori, perchè non vorranno andare dentro all'inciucio - e sono milioni - è di organizzare un'opposizione. 
  da E-polis
  http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=News&file=article&sid=245
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  dal nostro Parlamento 3.500.000 di euro agli assassini dell'AEGIS


Iraq, nel ddl
tre milioni di euro per i


"contractors"





dall'unita'

Maura Gualco



Contractor body guard mercenari INTERNET 220



Tre milioni e 498 mila euro - circa sette miliardi del vecchio conio -

verranno spesi dal governo italiano per stipulare in Iraq, accordi con

i

contractors,

alias body guard, in italiano guardie del corpo
facenti capo a società



private. Uomini armati di una polizia privata avranno il compito di

difendere il

personale italiano composto da tecnici ed esperti, presenti a

Nassiriya.

Alla pagina 33 del decreto sul rifinanziamento delle missioni


all'estero,

approvato

alla Camera l'8 marzo e attualmente in commissione Difesa e Esteri al

Senato, si legge la notizia. Poche righe, sotto il titolo "Sicurezza

dell'Usr" -

dove questa sigla sta ad indicare "l'Unità di sostegno alla

Ricostruzione"

istituita nel primo semestre 2006 nella regione irachena di Nassiriya -


parlano

chiaro. Come pure sono inequivocabili quei 3.498.000,00 euro scritti in

neretto accanto al testo. E tuttavia sono
sfuggiti
a molti parlamentari

che

quel testo lo hanno approvato alla Camera.



«Considerato che il contingente militare italiano, che garantiva la

sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la
Usr,

non sarà più presente

in Iraq nel corso del 2007 - si legge nel testo - il Governo italiano

ha la

necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che

già
sia

operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire

l'incolumità

dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal

perimetro

della base militare internazionale per monitorare i progetti ed

incontrare


le
personalità locali in un contesto di massima sicurezza».



Si chiama Aegis defence Services l'agenzia britannica privata scelta

dal

governo per difendere i nostri tecnici in Iraq, anche se il contratto


con la Farnesina

è ancora in via di definizione. Non si tratta di una piccola società


composta da pochi vigilantes locali, ma di un colosso presente in Iraq

dal 2004, dopo

aver stipulato con il ministero della Difesa statunitense un contratto

da

293 milioni di dollari. Il suo fondatore, Tim Spider, è stato coinvolto

in abusi

contro i diritti umani e in violazioni internazionali.



I parlamentari della maggioranza, inclusi quelli della "sinistra


radicale"
e pacifista, difendono, obtorto collo, la scelta del governo.
«Mi rendo conto che
l'Italia avendo
ritirato le truppe - dice Rosa Calipari,
senatrice dei Ds - deve pur
trovare il modo di difendere
i civili che lavorano in
Iraq dove
il conflitto interreligioso è in via di peggioramento. In termini

generali e

di principio - prosegue la senatrice - penso che il compito di

garantire la

sicurezza dei propri cittadini sia dello Stato e sono contraria alla

privatizzazione della sicurezza. Negli anni precedenti, sono stati

utilizzati questi

contractors ma per difendere società petrolifere. Ora, invece, si

tratta di

guardie che difendono personale civile che opera per fini
umanitari».



Per Silvana Pisa,
senatrice dei Ds, si poteva trovare un'altra

soluzione.

«In
qualsiasi ambasciata estera ci sono i nostri carabinieri - spiega -

anche

nei paesi dove non ci sono le nostre truppe. Si
poteva, dunque,

ritirare

l'esercito dall'Iraq, mantenendo i carabinieri a Nassiriya soltanto per

proteggere

i nostri tecnici. Ero contraria all'esternalizzazione della sicurezza -

conclude la senatrice - e lo sono anche ora. Abbiamo peraltro votato

questo testo senza che venisse discusso tra i capigruppo».



Anche la vicepresidente della Commissione Difesa Elettra Deiana del

Prc, sta

sulla posizione del "sì ma". «Ci sono tecnici italiani
che
devono

essere protetti

a
Nassiriya e la polizia irachena non è in grado di farlo - dice - Non

ho un

pregiudizio ideologico nell'assumere vigilantes privati ma sono

contraria

ad assumere personale non
controllabile. Non si conoscono le regole

alle

quali queste persone devono sottostare e da chi sono controllati. Ho

già

presentato

un'interpellanza - conclude la parlamentare di Rifondazione- per sapere

cosa

sta succedendo a Nassiriya e chiederò anche i criteri con cui vengono

scelti

questi body
guard».



Pino Sgobio capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, non ha

dubbi:

«Tra un
carabiniere e un body guard preferisco che ci siano i body


guard».

«Avevamo

chiesto il ritiro di tutti i soldati, - dice il deputato dei Pdci - non

potevamo lasciare a Nassiriya i carabinieri. Sono dei militari e

avrebbero


coinvolto

di più il nostro Paese in azioni belliche. Si tratta di una situazione

di

emergenza dove non è possibile fare altrimenti. Spero almeno - conclude

Sgobio

-
che la Farnesina scelga tra società private che diano garanzie di

controllo e democraticità».



Fabio Alberti, presidente dell'Organizzazione Non Governativa Un Ponte

per,

presente in Iraq da molti anni si dice meravigliato che in Iraq, «ci

sia
ancora

una presenza armata italiana a difesa dei
Provincial Reconstruction

Team

(Prt) che sono la parte civile dell'occupazione: se noi ne facessimo

parte

saremmo

sotto il comando Usa. Peraltro - spiega
Alberti - a dicembre il nostro

personale civile a Nassiriya girava scortato dai marines».
Ma

soprattutto

chiede

il presidente dell'Ong: «Quali sono le regole d'ingaggio di questi

eserciti

privati? Chi li controlla? E quale bisogno c'è di avere fisicamente dei

tecnici

italiani sul posto?». «Per assistere gli iracheni alla ricostruzione -

conclude Alberti - basta assisterli economicamente, nella progettazione

e in tanti altri modi: l'Iraq è pieno di tecnici
bravi».


Dalla lista forum@???

Bravi davvero...Il Governo Prodi è riuscito a far credere alla gente


che

non stiamo piu' occupando l'Iraq.

mentre cosiddetti "tecnici italiani per la ricostruzione" sono ancora

presenti a Nassiriya direttamente sotto il comando USA... alla faccia

dei

tanti tecnici iraqeni bravi da finanziare e da mettere all'opera, come

dice Alberti, se davvero il fine reale fosse ricostruire a vantaggio

dell'Iraq e della sua gente.



E approvati l'8 marzo alla Camera 3.498.000,00 euro di spesa

per finanziare


chi??



> Si chiama Aegis defence Services


> l'agenzia britannica privata scelta


> dal governo per difendere i nostri tecnici in Iraq,






Ricordiamo le eroiche imprese dei
paramilitari dell'AEGIS:

http://www.chris-floyd.com/fallujah/contract/

http://video.google.com/videoplay?docid=-5734528875668338561

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=64395

sparare a casaccio sugli automobilisti iraqeni che percorrono ignari le

strade, meglio di un

videogioco, e nessuna conseguenza penale (che gli

iraqeni valgono meno dei pupazzetti al luna park)



Inutile anche fare una classifica per le imprese di contractors, gente

che

agisce al di là di qualsiasi legge nazionale e
internazionale: il più

pulito c'ha la rogna.





(Un altro bel colpo che si iscrive nell'ormai ricco "carniere" del


nostro

stupendo governo di "centrosinistra")


        
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