coordinamento salentino <coordinamentosalentino@???> ha scritto:
Il 17 marzo 2007 per le strade di Roma è nato un nuovo soggetto politico:
un Movimento contro la guerra autonomo ed indipendente.
 
Il fronte internazionale del no alla guerra ha raggiunto il suo obiettivo anche in Italia.
La grande ed articolata partecipazione alla manifestazione nazionale del 17 marzo, smentendo tutte le previsioni, ha nei fatti rinviato al mittente accuse di presunta minorità ed estremismo lanciate contro lappello formulato dalle organizzazioni riunitesi intorno al Comitato 17 marzo.
 
Nelle settimane precedenti alla manifestazione la sottile macchina bellica della governance ha lavorato alacremente contro questo appuntamento, attraverso silenzi stampa, deformazioni, capziosi distinguo e forti pressioni dallalto per impedire la partecipazione ad una scadenza che, pur inserendosi nella giornata mondiale contro la guerra, assumeva in Italia una connotazione fortemente antigovernativa.
 
I cosiddetto partiti radicali, le ex organizzazioni pacifiste: ARCI, tavola per la Pace, CGIL, Un ponte per
 e OnG di riferimento, saliti anima e corpo sul carro del governo di guerra Prodi, hanno avuto il benservito da chi non intende recedere di un passo dal NO alla guerra senza se e senza ma: 30.000 militanti nowar, molti dei quali giovani e giovanissimi, hanno risposto allappello e sono scesi in piazza, mettendo alla gogna le scelte belliciste di un ceto politico oramai lontano anni luce dai sentimenti e dagli obiettivi dei movimenti politici e sociali, ben presenti ed attivi nel paese.
 
Lo scarto tra la prima fase del movimento pacifista - espressione di un genuino ma generico no alla guerra strumentalizzato in chiave elettoralistica dai deputati pacifinti  e quella apertasi con la manifestazione di sabato 17.3.07 sta nella attuale chiarezza di intenti, nella capacità di autonomia ed indipendenza dal quadro politico in una non facile congiuntura, nella quale anche i pochissimi deputati e senatori che hanno segnato una differenza dallomologazione governista, astenendosi sulla relazione guerrafondaia del ministro DAlema il 21 febbraio, esprimono poi tutta la loro debolezza votando i 12 punti del Prodi bis.
 
Obiettivo centrale dei prossimi mesi dovrà essere quello di radicare e rafforzare il movimento, trasformando una disponibilità verificata nelle piazze in organizzazione sui territori, attrezzandoci così per una fase che si annuncia di resistenza attiva contro le politiche di guerra, a partire dalla sfida della base USA al Dal Molin.
 
La costituzione della Rete Disarmiamoli è una tra le forme che il movimento si sta dando per coordinare le lotte contro le basi della guerra, la militarizzazione dei territori e della vita sociale del paese.
Eravamo presenti nel corteo romano con lo striscione e le bandiere Disarmiamoli!  e durante il tragitto siamo stati contattati da tante e tanti pacifisti, da militanti nowar ed antimperialisti provenienti da Sud al Nord del paese, determinati a mettersi in rete per le battaglie dei prossimi mesi.
Lagenda è fitta di scadenze ed appuntamenti, da Vicenza a Novara, Lentini, Lecce, camp Darby, La Spezia, Ravenna, Napoli, Massa Carrara e tante altre città nelle quali agiscono Associazioni, Comitati, Forum, tessuto connettivo resistente del nuovo movimento contro la guerra.
 
Abbiamo appena cominciato, resisteremo un minuto di più dei governi di guerra.
 
 
Rete nazionale Disarmiamoli!
 
www.disarmiamoli.org info@??? 
3389255514 3381028120
 
  Le  foto della manifestazione NO WAR a Roma del 17 marzo 2007 a questo link
 
 
http://triburibelli.org/sito/modules/news/article.php?storyid=1236
   
   
  :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
   
   
  Da  
http://www.rainews24.it/
   
  Manifestazione a Roma per il ritiro delle truppe - 17 marzo 2007
   
  Sono alcune migliaia i manifestanti che si sono ritrovati a Piazza della Repubblica, a Roma, per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, a pochi giorni dal voto al Senato sul rifinanziamento della missione.
  "Ai senatori che si sono fatti un nome con il movimento pacifista lanciamo un appello affinchè non si coprino di vergogna il 27 marzo, votando un'altra volta per la guerra. Perché non devono rispondere alle segreterie di partito ma a chi li ha eletti". Così ha detto il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, 
     
 All'iniziativa aderiscono numerose sigle del mondo pacifista e dell'estrema sinistra, dai Cobas alla Rdb-Cub, dal movimento umanista alla rete Disarmiamoli, e poi i centri sociali del Nordest e le adesioni individuali dei senatori "dissidenti" Rossi e Turigliatto, Lucio Manisco e Luca Casarini. 
  Il corteo è rumoroso, colorato e disciplinato. Al centro campeggia una enorme bandiera della pace portata da decine di militanti. Nel serpentone spicca il colore arancione delle bandiere del partito umanista, e il rosso delle numerose sigle che si richiamano al comunismo, come il Partito comunista italiano marxista-leninista e il partito di Alternativa comunista.   
www.rainews24.it
   ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
  
Manifestazioni a Washington, Los Angeles, Madrid, Istanbul, Atene, 
Copenhagen, Sydney, Melbourne e Roma.
 
p.s:
In Italia quando si scrive e si dice sinistra radicale non ci si 
riferisce più a quella di governo o ai sindacati confederali di 
riferimento.
Tanto meno al partito radicale.
 
In tutto il mondo si
 sono tenuti cortei
 per
 denunciare «l'invasione» 
americana dell'Iraq, avvenuta esattamente 4 anni fa.
Corteo a Roma per chiedere il ritiro dall'Afghanistan e la liberazione 
di Mastrogiacomo
Migliaia di persone hanno sfilato da piazza
 Esedra a piazza Navona
Immagini da Roma
http://www.corriere.it/
 
15:56       Roma, corteo contro intervento in Afghanistan
"Libertà per il popolo afgano, libertà per Mastrogiacomo". Questo lo 
striscione che apre la manifestazione contro la guerra in Afghanistan e
 
il rifinanziamento della missione italiana partita da piazza Esedra. Al 
corteo, diretto a piazza Navona passando per via Cavour,
 partecipano
 
migliaia di persone. A organizzarlo, la sinistra radicale 
ultrapacifista.
 18:03       A piazza Navona catena umana con simbolo pace
I manifestanti del corteo
 pacifista organizzato, oggi a Roma, dalla 
sinistra radicale, hanno appena formato, al centro di piazza Navona, su 
iniziativa del Movimento umanista, una catena umana che disegna il 
simbolo della pace. Hanno alzato sopra la testa dei cartelli bianchi in 
modo che dall'alto sia visibile il simbolo pacifista e hanno gridato:
 
"Pace, pace". Scopo della manifestazione, chiedere il ritiro delle 
truppe italiane dall'Afghanistan.
http://www.repubblica.it/2007/03/dirette/sezioni/esteri/afghanistan/sabato17marzo/index.html
 
WASHINGTON (AFP) - Tens of thousands of protesters marched to the 
Pentagon's doorstep Saturday demanding "US out of
Iraq Now," ahead of the fourth anniversary of the US invasion.
http://news.yahoo.com/s/afp/20070317/pl_afp/usiraqwaranniversary
 
Thousands of War Protesters March to
 Pentagon
Demonstrators Heckled by Veterans, War Supporters
Saturday, March 17, 2007; 4:32 PM
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/03/17/AR2007031700539.html
 
Protesters march against Iraq war
 
Europe-wide protests
Spain's protests were the largest in Europe, with some estimates 
putting
 
the number of people taking part at 100,000.
In the Spanish capital, Madrid, protesters waved placards denouncing US 
President George W Bush and former Spanish Prime Minister Jose Maria
 
Aznar for "war crimes".
Film director Pedro Almodovar was among those who took part.
He said he was present to protest against "the barbarities they have 
been committing in Iraq for the past four years."
In the Turkish city of Istanbul, more than 3,000 took part in protests, 
carrying signs reading "Bush
 go
 home" and "We are all Iraqis".
Hundreds also gathered to voice their opposition to the Iraq war in the 
Spanish cities of Seville, Cadiz and Granada as well as the European
 
capital cities of Athens, Copenhagen and Rome.
In Australia, small demonstrations were held in both Sydney and 
Melbourne
 
Thousands of demonstrators have been holding anti-war rallies as the 
anniversary of the US-led invasion of Iraq nears.
In Washington, thousands braved cold temperatures to march to
 the
 
Pentagon carrying placards denouncing the war.
Tuesday marks four years since the war began. Tens of thousands of 
Iraqis have died as well as some 3,200 US
 troops.
Other protest took part in US cities including Los Angeles, in European 
capitals and in Australia and Turkey.
'Shadow of death'
US anti-war activist Cindy Sheehan, whose son died as a soldier in 
Iraq, 
said those marching were walking "in the shadow of the war machine".
"It's
 like being in the shadow of the death star. They take
 their death 
and destruction and they export it around the world. We need to shut it 
down," she said.
Many carried black and yellow signs urging the US to leave Iraq as they 
made their way across the Potomac River from the Lincoln Memorial.
Organisers said freezing temperatures had probably discouraged some 
from 
taking part in the march which followed the same path as a turning 
point 
rally
 against the
 Vietnam war in
 1967.
Several thousand others, many members of the armed services, gathered 
in 
counter rallies in support of the war, playing "The Battle Hymn of the
 
Republic".
In Los Angeles, police estimated that up to 6,000 people demonstrated 
in 
anti-war rallies which included flag-draped coffins being carried 
through the streets of Hollywood.
 
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/6462627.stm
 
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ALTRE FOTO AL LINK: 
http://picasaweb.google.it/edoneo/17marzo2007
 
 
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  Anti war protest March 17, 2007 ---  24 Video YouTube:
  
http://www.youtube.com/results?search_query=Anti+war+protest+March+17%2C+2007&search=Search
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  A QUELLI (E SONO MILIONI) CHE GUARDANO OLTRE L'INCIUCIO
  di Giulietto Chiesa - da E-polis 
  Vorremmo tutti che tornasse, Daniele Mastrogiacomo ma, più che prigioniero dei taliban (ma sono loro? E sotto quale regia?) è vittima di un colossale pasticcio. Speriamo che lo tirino "fuori", ma il fatto è che "dentro" ci siamo tutti, perchè non c'è saggezza nello stare là, come occupanti. Vale per il governo e per la sua minoranza interna, che si è arresa alla guerra. 
  In nome di che? Del pericolo che ritorni Berlusconi. Così ci teniamo Prodi che, dopo i 12 punti, non è più il nostro governo, perchè non per quelli l'abbiamo votato. 
  Anche perchè lui, anzi loro, il Partito Democratico prossimo venturo, se ne vanno al centro per dividersi il potere - nella migliore delle ipotesi - con quelli che fino a ieri l'avevano condiviso felicemente con Berlusconi. Nella peggiore delle ipotesi per dividersi il potere con Berlusconi, come già fanno in televisione. 
  Una trappola, senza neanche il formaggio dentro: La sinistra radical-istituzionale c'è entrata nella speranza, forse, che fosse l'ultima. Invece non sarà così e si vede già. 
  L'Afghanistan si allarga a macchia d'olio: saranno gli ex pacifisti - legioni imbarazzate e stanche - a reggere l'urto con la loro opinione pubblica. 
  Si avvicina la legge elettorale. Prodi la farà, dice, con quelli che hanno fatto la "porcata" attuale. Si capisce subito che  sarà un'altra porcata. Bipartisan. 
 Perchè è evidente che l'oligarchia che ha nominato il Parlamento attuale non restituirà ai cittadini quello che gli ha rubato. 
 Perchè quelli che sono al governo sono solo un pò meno anti-democratici di colui che, però, considerano il loro commensale principale. 
  Così, tra non molto, avremo i morti italiani del centro-sinistra, che saranno gestiti in modo bipartisan. Avremo una legge elettorale bipartisan, un innalzamento bipartisan dell'età pensionabile e una crescita del Pil che ci avvicinerà un pò di più alla catastrofe ecologico-energetica. 
 La quale non sarà bipartisan solo perchè ce la   dovremo sopportare tutti. Noi e, soprattutto, i nostri figli. 
  Il problema è che - come ha scritto ironicamente Riccardo Orioles - dobbiamo tenerci Hindenburg perchè altrimenti arriva Hitler. 
  Già. Ma chi è il responsabile del pasticcio? Proprio quelli che adesso gridano al lupo, al lupo e che, con il  trucco del maggioritario, si sono privatizzati la democrazia e la televisione. 
  Adesso la sinistra radical-istituzionale ha un'unica prospettiva: fare l'ala sinistra del Partito Democratico. Il problema che si pone a tutti quelli che resteranno fuori, perchè non vorranno andare dentro all'inciucio - e sono milioni - è di organizzare un'opposizione. 
  da E-polis
  http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=News&file=article&sid=245
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  dal nostro Parlamento 3.500.000 di euro agli assassini dell'AEGIS
  
Iraq, nel ddl
 tre milioni di euro per i
 
"contractors"
 
 
dall'unita'
Maura Gualco
 
Contractor body guard mercenari INTERNET 220
 
Tre milioni e 498 mila euro - circa sette miliardi del vecchio conio - 
verranno spesi dal governo italiano per stipulare in Iraq, accordi con 
i 
contractors,
alias body guard, in italiano guardie del corpo
 facenti capo a società
 
private. Uomini armati di una polizia privata avranno il compito di 
difendere il
personale italiano composto da tecnici ed esperti, presenti a 
Nassiriya. 
Alla pagina 33 del decreto sul rifinanziamento delle missioni
 
all'estero, 
approvato
alla Camera l'8 marzo e attualmente in commissione Difesa e Esteri al 
Senato, si legge la notizia. Poche righe, sotto il titolo "Sicurezza 
dell'Usr" -
dove questa sigla sta ad indicare "l'Unità di sostegno alla 
Ricostruzione" 
istituita nel primo semestre 2006 nella regione irachena di Nassiriya -
 
parlano
chiaro. Come pure sono inequivocabili quei 3.498.000,00 euro scritti in 
neretto accanto al testo. E tuttavia sono
 sfuggiti
 a molti parlamentari 
che 
quel testo lo hanno approvato alla Camera.
 
«Considerato che il contingente militare italiano, che garantiva la 
sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la
 Usr, 
non  sarà più presente
in Iraq nel corso del 2007 - si legge nel testo - il Governo italiano 
ha la 
necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che 
già
 sia
operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire 
l'incolumità 
dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal 
perimetro
della base militare internazionale per monitorare i progetti ed 
incontrare
 
le
 personalità locali in un contesto di massima sicurezza».
 
Si chiama Aegis defence Services l'agenzia britannica privata scelta 
dal 
governo per difendere i nostri tecnici in Iraq, anche se il contratto
 
con la Farnesina
è ancora in via di definizione. Non si tratta di una piccola società
 
composta da pochi vigilantes locali, ma di un colosso presente in Iraq 
dal 2004, dopo
aver stipulato con il ministero della Difesa statunitense un contratto 
da 
293 milioni di dollari. Il suo fondatore, Tim Spider, è stato coinvolto 
in abusi
contro i diritti umani e in violazioni internazionali.
 
I parlamentari della maggioranza, inclusi quelli della "sinistra
 
radicale"
 e pacifista, difendono, obtorto collo, la scelta del governo. 
«Mi rendo conto che 
l'Italia avendo 
ritirato le truppe - dice Rosa Calipari, 
senatrice dei  Ds - deve pur 
trovare il modo di difendere 
i civili che lavorano in
 Iraq dove
 il conflitto interreligioso è in via di peggioramento. In termini 
generali e 
di principio - prosegue la senatrice - penso che il compito di 
garantire la
sicurezza dei propri cittadini sia dello Stato e sono contraria alla 
privatizzazione della sicurezza. Negli anni precedenti, sono stati 
utilizzati questi
contractors ma per difendere società petrolifere. Ora, invece, si 
tratta di 
guardie che difendono personale civile che opera per fini
 umanitari».
 
Per Silvana Pisa,
 senatrice dei Ds, si poteva trovare un'altra 
soluzione. 
«In
 qualsiasi ambasciata estera ci sono i nostri carabinieri - spiega - 
anche
nei paesi dove non ci sono le nostre truppe. Si
 poteva, dunque, 
ritirare 
l'esercito dall'Iraq, mantenendo i carabinieri a Nassiriya soltanto per 
proteggere
i nostri tecnici. Ero contraria all'esternalizzazione della sicurezza - 
conclude la senatrice - e lo sono anche ora. Abbiamo peraltro votato 
questo testo senza che venisse discusso tra i capigruppo».
 
Anche la vicepresidente della Commissione Difesa Elettra Deiana del 
Prc, sta 
sulla posizione del "sì ma". «Ci sono tecnici italiani
 che
 devono 
essere protetti
a
 Nassiriya e la polizia irachena non è in grado di farlo - dice - Non 
ho un 
pregiudizio ideologico nell'assumere vigilantes privati ma sono 
contraria
ad assumere personale non
 controllabile. Non si conoscono le regole 
alle 
quali queste persone devono sottostare e da chi sono controllati. Ho 
già 
presentato
un'interpellanza - conclude la parlamentare di Rifondazione- per sapere 
cosa 
sta succedendo a Nassiriya e chiederò anche i criteri con cui vengono 
scelti
questi body
 guard».
 
Pino Sgobio capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, non ha 
dubbi: 
«Tra un
 carabiniere e un body guard preferisco che ci siano i body
 
guard». 
«Avevamo
chiesto il ritiro di tutti i soldati, - dice il deputato dei Pdci - non 
potevamo lasciare a Nassiriya i carabinieri. Sono dei militari e 
avrebbero
 
coinvolto
di più il nostro Paese in azioni belliche. Si tratta di una situazione 
di 
emergenza dove non è possibile fare altrimenti. Spero almeno - conclude 
Sgobio
-
 che la Farnesina scelga tra società private che diano garanzie di 
controllo e democraticità».
 
Fabio Alberti, presidente dell'Organizzazione Non Governativa Un Ponte 
per, 
presente in Iraq da molti anni si dice meravigliato che in Iraq, «ci 
sia
 ancora
una presenza armata italiana a difesa dei
 Provincial Reconstruction 
Team 
(Prt) che sono la parte civile dell'occupazione: se noi ne facessimo 
parte 
saremmo
sotto il comando Usa. Peraltro - spiega
 Alberti - a dicembre il nostro 
personale civile a Nassiriya girava scortato dai marines».
 Ma 
soprattutto 
chiede
il presidente dell'Ong: «Quali sono le regole d'ingaggio di questi 
eserciti 
privati? Chi li controlla? E quale bisogno c'è di avere fisicamente dei 
tecnici
italiani sul posto?». «Per assistere gli iracheni alla ricostruzione - 
conclude Alberti - basta assisterli economicamente, nella progettazione 
e in tanti altri modi: l'Iraq è pieno di tecnici
 bravi».
   
   
  Dalla lista  forum@???
  
Bravi davvero...Il Governo Prodi è riuscito a far credere alla gente
 
che
non stiamo piu' occupando l'Iraq.
mentre cosiddetti "tecnici italiani per la ricostruzione" sono ancora
presenti a Nassiriya direttamente sotto il comando USA... alla faccia 
dei
tanti tecnici iraqeni bravi da finanziare e da mettere all'opera, come
dice Alberti, se davvero il fine reale fosse ricostruire a vantaggio
dell'Iraq e della sua gente.
 
E approvati l'8 marzo alla Camera 3.498.000,00 euro di spesa
per finanziare
 chi??
 
> Si chiama Aegis defence Services
> l'agenzia britannica privata scelta
> dal governo per difendere i nostri tecnici in Iraq,
 
 
Ricordiamo le eroiche imprese dei
 paramilitari dell'AEGIS:
http://www.chris-floyd.com/fallujah/contract/
http://video.google.com/videoplay?docid=-5734528875668338561
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=64395
sparare a casaccio sugli automobilisti iraqeni che percorrono ignari le
strade, meglio di un
 videogioco, e nessuna conseguenza penale (che gli
iraqeni valgono meno dei pupazzetti al luna park)
 
Inutile anche fare una classifica per le imprese di contractors, gente 
che
agisce al di là di qualsiasi legge nazionale e
 internazionale: il più
pulito c'ha la rogna.
 
 
(Un altro bel colpo che si iscrive nell'ormai ricco "carniere" del
 
nostro
stupendo governo di "centrosinistra")
         
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