Autor: massimiliano.piacentini@tin.it Data: A: forumlucca Assumpte: [Forumlucca] Marco Revelli scrive a Bertinotti
SINISTRA: REVELLI, CARO FAUSTO NON ALLARGHIAMO IL FOSSATO... =
(AGI) -
Roma, 15 mar. - Marco Revelli, capofila dell'area
intellettuale che
a
sinistra ha giustificato il 'no' di Turigliatto e Rossi
sull'Afghanistan,
si rivolge direttamente con una lettera pubblica al
presidente della
Camera, Fausto Bertinotti, con il quale aveva
condiviso la
'svolta'
nonviolenta di Rifondazione comunista.
Revelli
esordisce: "Caro Fausto non avrei voluto coinvolgerti in
una
discussione tutto sommato 'astratta', se il precipitare della
situazione
non mi avesse fatto sentire l'urgenza di una sorta di
'verifica
dei valori'
da noi condivisi". Lo storico fa riferimento
innanzitutto alla
scelta della
nonviolenza ovvero alla "rinuncia ad
adoperare qualunque strumento
per
raggiungere il risultato" e che trova
"un punto fermo,
irrinunciabile,
impegnativo al di la' delle
circostanze nel rifiuto della guerra.
Di ogni
politica di guerra".
Tuttavia, ammette Revelli nella lunga lettera pubblicata dal
settimanale
Carta, "sono anch'io preso dal dilemma irresolubile della
scelta tra due
mali: l'appoggio a una missione di guerra e la caduta di
un
governo, che
non considero 'amico, ma che lascerebbe il posto a uno
certamente
'nemico'".
Comunque "quello che mi ha turbato e ferito e che
trovo francamente
inaccettabile e mi pare contraddica tutti i passi
fatti insieme, e'
il modo
con cui il tuo partito, e la stragrande parte
delle forze politiche di
centrosinistra, ha affrontato e liquidato il
problema: liquidandone i
portatori", i Turigliatto e i Rossi di turno.
Revelli denuncia "l'ondata scomposta di contumelie e di
denigrazioni
sui
pochi, pochissimi che hanno sciolto il dilemma su di un versante
diverso da
quello della subordinazione alla stabilita' del quadro
politico.
E'
ritornata, con intento denigratorio, l'accusa di
irresponsabilita', senza
tenere conto che si puo' essere 'responsabili'
verso una
pluralita' di
valori e non necessariamente soltanto a quello
scelto dalla direzione di
turno ed elevato a linea per tutti: in questo
caso la stabilita' di
governo".
Insomma, sostiene Revelli, bisogna
tornare ad "ammettere un mondo
che
contenga molti mondi", senza
"reductio ad unum" nel
quadro di quella
"democrazia a porte chiuse che
Prodi cerca di imporre ai
'suoi' ministri e
ai partiti della 'sua'
coalizione". Da questo punto di
vista, conclude
Revelli rivolgendosi al
presidente della Camera, "sarebbe bene che
autorevolmente venisse un
segnale forte di arresto di una pratica che
esattamente come per la
violenza degrada piu' chi la mette in opera
che chi
la subisce. Non
sarebbe un bel segno di mutamento? La prova che chi
proclama che 'un
altro mondo e' possibile', poi riesce
davvero a evitare di
replicare
all'infinito i peggiori vizi della propria storia".
(AGI) Cav