Kidane Mehari si è impiccato quattro mattine fa, lungo il viale dritto
dritto che porta i milanesi operosi e veloci verso l'aeroporto.
Probabilmente nessuno dei molti passeggeri, decollando verso lucrosi
incontri d'affari o dorate vacanze, lo avrà visto, giù in basso.
Nessuno avrà notato quel corpo appeso ad un filo elettrico, vicino ai
suoi pochi beni: uno zainetto con foto di famiglia e lettere di
incoraggiamento, ormai inutili.
Era un uomo eritreo, un rifugiato politico fuggito dal suo paese
perché in pericolo di vita. Milano, la città più ricca d'Italia, una
delle più ricche del mondo, lo ha lasciato in una caserma diroccata ai
margini della strada: senza casa, senza lavoro, senza dignità, senza
speranza.
L'efficiente assessora alle politiche sociali ha poi dichiarato che
questo rifugio diroccato "va murato".
Invece un muro venne rotto per entrare in via Lecco, quando un gruppo
di più di 250 rifugiati politici entrarono in uno dei tanti stabili
vuoti di questa città, poco più di un anno fa. "Le banlieus nel centro
delle nostre metropoli", e per un mese queste donne e questi uomini si
sono presi quel tetto e quelle quattro mura che dovrebbero essere
diritto di tutti.
Dopo qualche settimana di attesa, la ricca Milano ha proceduto.
Sgombero dello stabile, accoglienza parziale, temporanea ed indegna
(dentro dei container in un interrato). E dopo qualche mese, i
rifugiati politici sono tornati di nuovo nella caserma diroccata,
lungo il viale verso l'aeroporto.
Lo stabile invece è stato riportato ad una legalità inutile,
vergognosa e disabitata, con un bel muro nuovo davanti.
"Murare gli ingressi!" Questa la ricetta che il solido vicesindaco si
è affrettato a ordinare anche per la Stecca degli Artigiani, una
palazzina che è stata crocevia di centinaia di iniziative sociali e
culturali. E la distribuzione di sostanze illegali fa da comodo
paravento per chi vuole annullare un luogo anomalo e informale,
contraddittorio ma vitale proprio perchè fuori dalla norma.
A tenere il muro "bello alto", invitava anche il deciso assessore
regionale padano in campagna elettorale, "bello alto" contro i
migranti, i diversi, gli "altri".
Una volta Milano era la città "col cuore in mano"... possibile che la
si lasci diventare la città dei muri "belli alti" e dei poliziotti col
compito di fargli la guardia?
Sua Maestà la Sindaco di Milano sta organizzando una allegra
fiaccolata notturna con commercianti, fascisti e benpensanti.
Basta basta basta. Polizia polizia polizia. E poi a casa tutti contenti.
Oppure magari, prima di rimettersi a letto, già che ci sono le
fiaccole... perché non seguire il bell'esempio dato ad Opera col rogo
delle tende per i Rom?
E intanto il centrosinistra balbetta, imita, insegue. Senza rispondere.
I movimenti continueranno a dare le loro risposte, e, se ci si troverà
a scegliere tra rompere un muro per guardare oltre e raggiungere un
diritto, non penseremo certo alle leggi ed ai loro guardiani.
Non vorremo dimenticarci il colore del cielo, vero?
action - Milano
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