[NuovoLab] Dicono: ”La Nato è come l’Urss”

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Diario di viaggio da Kabul

Dicono: ”La Nato è come l’Urss”
di Vittorio Agnoletto

Kabul
Lo striscione dice: “Democrazia, secolarismo, diritti
delle donne”; nella sala stracolma
i cartelli in inglese dicono “stop al fondamentalismo”.
Alla festa delle donne di Rawa sono
arrivate in più di duemila.
Non ci stanno tutte, si riversano
fuori strada, guardate a vista dalla polizia.
Nel silenzio assoluto, Sposhmay (Luna) con la
freschezza dei suoi vent’anni, legge uno dopo l’altro tutti i nomi dei criminali di guerra seduti in Parlamento, pronuncia una condanna senza appello del governo afgano che appoggia i gruppi fondamentalisti,
accusa il Pakistan d’ingerenza negli affari del paese (gran parte dei deputati sarebbero pagati direttamente da Islamabad), lancia un appello di solidarietà
con le donne iraniane incarcerate
a Teheran e chiede agli intellettuali
di riprendere la parola «di non farsi intimidire».
«So che con questo discorso rischio
la vita ma non abbiamo più alternative, non possiamo
più tacere se vogliamo davvero vivere».
Per il pezzo più determinato della società civile afgana,
la partita più importante si chiama “Legge per la riconciliazione nazionale”, l’amnistia
che Karzai vuole concedere a tutti i signori della guerra.
«Sappia Karzai che per noi rimangono criminali di guerra e
nessuna legge può cancellarlo », dicono le donne di Rawa,
ma non sono le uniche preoccupate.
La rappresentante dell’Unione europea, che incontriamo
nel pomeriggio, è ugualmente preoccupata:
l’amnistia porrebbe l’Afghanistan fuori dalla diritto internazionale e da gran parte dei trattati
sul rispetto dei diritti umani, e il divieto alla stampa di
parlare dei crimini di guerra degli amnistiati contenuto nella legge, puzza di mordacchia.
La Ue è imbarazzata e lascia andare avanti la società civile
nella speranza che Karzai non firmi. Anche perché il clima è
irrespirabile: «Se andiamo avanti così l’opinione pubblica
afgana finirà per paragonare la presenza americana a quella
dell’Urss - ci dice la funzionaria
- un paragone per noi inaccettabile
ma il rischio che qui la pensino così è grande».
Un po’ di propaganda talebana, la deriva
di Karzai e il resto ce lo mettono
bombardamenti e attacchi della Nato.
Una cosa è sicura: le occasioni per sostenere la società civile e le forze politiche democratiche
e laiche l’Europa le ha perse quasi tutte.
Basta incontrare quelli di Hanbastagi, un partito
fondato nel 2002 dai Freedom Fighters against Soviets, combattenti per la libertà degli anni ’80, prima armati e poi abbandonati dagli Usa in favore dei
talebani.
Destino strano per i più filo-occidentali tra gli oppositori
all’invasione sovietica.
Ripescati dopo la vittoria talebana,
gli avevano promesso
sostegno e fondi.
Hanno 20mila iscritti, due donne in Parlamento,
poche sedi, nemmeno un euro in cassa, ma continuano
a sostenere che la democrazia non si esporta con le armi, si battono contro la discriminazione etnica e pensano spettiagli afgani costruire un paese civile.
Avevano sostenuto Karzai credendo si sarebbe opposto
ai fondamentalisti e ai signori
della guerra.
Nonostante siano i più vicini a quell’idea di
democrazia occidentale di cui l’Europa e gli Usa si riempono
la bocca, sono soli e quando denunciano un ministro del
governo, carte alla mano, di usare soldi pubblici per comprarsi terre, finiscono in tribunale.
Quello che può succedere anche al Youth Initiative
Group, un gruppo misto di studenti
universitari; vorrebbero discutere liberamente di sessualità, relazioni affettive e sociali,
dando vita a una rivista:
Lar, il sentiero.
Gli mancano soldi e permessi.
L’anno scorso a settembre sono stati invitati a
Bruxelles dalla Nato per confrontarsi
con 30 studenti europei (tra cui due italiani selezionati
chissà come e da chi) sulla sicurezza nel loro paese. Un
viaggio premio.
La crescita della società civile del futuro in Afghanistan
è affidata alla Nato?
E’ tutto quello che l’Europa sa fare?

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NOCC, http://nocc.sourceforge.net