[CSSF] Inoltra: Manifestazione nowar 17 marzo a Roma

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Autore: Antonella Mangia
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To: CSSF, lecce social forum
CC: forum_antipro_lecce
Oggetto: [CSSF] Inoltra: Manifestazione nowar 17 marzo a Roma
Comitato 17 marzo:contro tutte le guerre

          Costruiamo insieme una grande manifestazione nazionale 
 per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e da tutti i fronti di guerra
 Per il 17 marzo è stata lanciata a Nairobi dal Forum Sociale Mondiale la giornata mondiale contro la guerra, nell’anniversario dell’invasione USA dell’Iraq. In tutto il mondo, milioni di persone chiederanno la fine delle guerre, a partire da Iraq e Afghanistan, la chiusura delle basi, il disarmo atomico. In quei giorni, il Parlamento italiano voterà sul rifinanziamento delle missioni, Afghanistan in primis. Per questo facciamo appello a tutte/i coloro che condividono il sogno della pace e della giustizia, affinché si costruisca anche in Italia la giornata mondiale contro la guerra.
 Il movimento contro la nuova base USA di Vicenza ha segnato con la straordinaria manifestazione del 17 febbraio una svolta contro le politiche belliche del governo, per una nuova stagione di lotte che rompa la complicità dell’Italia con la guerra permanente. L’imposizione della base USA è una scelta contraria alla volontà popolare ma anche una strategia di complicità alla guerra di USA e NATO, con il sostegno alla produzione bellica e l’aumento spropositato delle spese militari fino alla sciagurata decisione di acquistare dagli USA per 13 miliardi i bombardieri Joint Strike Fighter: una politica che si dice multilaterale ma che rimane di guerra, per fare dell’Italia una piccola-grande potenza, agevolando l’espansione nel mondo dei propri gruppi economico-militari.
 Sulla guerra Prodi è crollato al Senato, travolto dalle sue contraddizioni a sinistra e a destra. Il Prodi-bis, rimesso in piedi con ulteriori contributi da destra, sfida i movimenti, quello NO-Tav, imponendo l’Alta velocità, l’ambientalismo con i rigassificatori, il movimento no-Vat abbandonando i moderatissimi DICO; e collide con il movimento no-war, affermando piena fedeltà a Usa e Nato, confermando le missioni belliche e la base a Vicenza
 Viene meno l’illusione del “governo amico” e nasce per chi ama la pace la responsabilità di costruire una nuova opposizione sociale alle politiche di guerra, dando continuità al movimento dopo il 17 febbraio e contestando la politica estera del Prodi-bis. E il primo obiettivo, oltre a vincere la lotta contro il Dal Molin, è il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, annullando la complicità con la guerra NATO. La lotta di Vicenza è diventata di tutti/e: così deve essere per quella contro l’intera politica di guerra, partendo da chi sul territorio contesta la militarizzazione crescente.
 Vogliamo costruire insieme una grande manifestazione nazionale a Roma come seconda tappa del percorso iniziato dalla popolazione vicentina, congiungendo il NO ALLE BASI e il NO ALLE MISSIONI MILITARI, e le lotte sui territori all’opposizione nazionale e internazionale alla guerra, accompagnandola con la forte richiesta ai parlamentari di votare contro il decreto e il rifinanziamento della missione in Afghanistan.
 PER IL 17 MARZO A ROMA. PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN E DAGLI ALTRI FRONTI DI GUERRA. PER LA CHIUSURA DELLE BASI MILITARI USA-NATO, PER VINCERE LA LOTTA CONTRO LA BASE DAL MOLIN. NO ALLE SPESE MILITARI. SOSTEGNO ALLA RESISTENZA DELLE POPOLAZIONI IN LOTTA, DA VICENZA AI PAESI INVASI E OCCUPATI.
 Comitato 17 marzo 




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Manifestazione nowar 17 marzo- lettera di Nella Ginatempo

Chi siamo noi che testardamente saremo in piazza il 17 marzo contro la guerra ?
Chi siamo noi che facciamo appello al popolo della pace, a quelli che sono venuti a Vicenza per dire No alla nuova base americana ?
Siamo persone che hanno sentito come uno schiaffo il voto di ieri alla Camera sulle missioni militari : un voto che ci lega per un altro anno alla guerra globale, che ci fa complici dei crimini di guerra della NATO, che ci incatena alla guerra nell'operazione Achille in Afghanistan, che ci fa piangere pensando al grande movimento contro la guerra che eravamo in Italia e che è stato fatto a pezzi.
Siamo persone che credono ancora che si possa dire NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA e far seguire alle parole i fatti e i voti .
Siamo persone testarde che non si piegano al quadro di compatibilità della politica italiana e pretendono democrazia, rappresentanza, verità.
Queste persone stanno in varie associazioni, sindacati di base, centri sociali, comitati di lotta, assemblee dall'ispirazione nonviolenta e reti sociali, oppure non sono associate ma stanno nel movimento perchè credono che un altro mondo è possibile e che la pace si debba praticare, senza truppe in armi, senza inciuci e mistificazioni verbali, senza comprare cacciabombardieri atomici e votare i crediti di guerra.
La manifestazione di sabato 17 marzo a Roma è di queste persone, appartiene alla memoria di chi ha fatto il 15 febbraio del 2003 e la carovana di pace nel 2004 eil 2 giugno contro la visita di Bush a Roma e la manifestazione per liberare Giuliana e tutto l'Iraq e poi e poi... fino ad oggi. Fino al punto in cui Parlamento e società hanno preso due strade diverse ed oggi ci ritroviamo soli e ostacolati dai mass media. Perciò la manifestazione è di tutti e tutte: non di qualche gruppetto antiimperialista come vorrebbero far credere i burocrati di partito e di movimento che vogliono mettere nell'angolo il dissenso. Di tutti e di tutte come le bandiere arcobaleno, la bandiera NODALMOLIN e lo striscione di testa del 17 marzo che dice: RITIRARE LE TRUPPE CHIUDERE LE BASI. Uno slogan che, ne sono certa, piace alla maggioranza del popolo di questo paese.
Saluti NOWAR
Nella Ginatempo, comitato 17 marzo

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Saranno utilizzati anche i soldi del Tfr per
finanziare la Difesa.


Lo sapevate?


Una legge Finanziaria 2007 positiva per l'industria militare. Saranno
utilizzati anche i soldi del Tfr per finanziare la Difesa.

Il volo delle lobby delle armi
1 febbraio 2007 di Luciano Bertozzi -
DA Nigrizia


E' stato
costituito un apposito Fondo per le esigenze di investimento
per la difesa, nell'ambito del ministero della difesa, con uno
stanziamento di 1.700 milioni di euro per il 2007, di 1.550 per il
2008 e di 1.200 milioni per il 2009. Il Fondo realizzerà programmi di
investimento pluriennali per la difesa nazionale, per un totale di
4.450 milioni nel triennio 2007-2009.
Dal 2010 ulteriori stanziamenti saranno stabiliti dalle successive
leggi finanziarie. Sempre nell'ambito del predetto Ministero è stato
introdotto un Fondo per esigenze di mantenimento della difesa, con la
dotazione di 350 milioni di euro nel 2007 e 450 milioni per ciascuno
degli anni 2008 e 2009, per un totale di 1.250 milioni nel triennio
2007- 2009. In particolare il Fondo finanzierà interventi di
sostituzione,ripristino, manutenzione ordinaria e straordinaria di
mezzi, materiali infrastrutture ed equipaggiamenti, anche in funzione
delle operazioni internazionali di
pace.

E' previsto anche il rifinanziamento di investimenti nel settore
aerospaziale, elettronico e per la produzione del caccia Eurofighter,
da realizzare in base ad una coproduzione fra aziende italiane,
inglesi, tedesche e spagnole. Per il biennio 2007-08 lo stanziamento è
pari a 520 milioni di euro e di 310 milioni per gli anni successivi.
Nel disegno di legge è contenuto anche il fondo per le missioni
militari all'estero con una dotazione di un miliardo per ciascuno
degli anni 2007, 2008 e 2009.
Inoltre, una parte del trattamento di fine rapporto (tfr) che i
lavoratori dipendenti delle aziende private con più di 49 addetti non
destineranno alla previdenza complementare sarà dirottato ad un nuovo
fondo statale che finanzierà anche un Fondo per le spese di
funzionamento della Difesa, per un ammontare di 160 milioni nel 2007,
di 350 milioni nel 2008 e di 200 milioni
nel 2009.

Anche lo stanziamento per le navi FREMM,
non è stato toccato,
nonostante si tratti di circa 2 miliardi di euro, scaglionati fra il
2007 ed il 2010 compreso. E' previsto anche un fondo di 25 milioni di
euro per bonificare i poligoni militari e le navi, per la tutela del
mare e del territorio ed un altro fondo di 15 milioni per interventi
sanitari a favore dei militari italiani all'estero e delle popolazioni
civili dove sono presenti missioni internazionali. A fronte a tutti
questi soldi per le armi non c'è nessuno stanziamento per la
riconversione produttiva dal militare al civile; gli stanziamenti per
la cooperazione allo sviluppo sono elevati a circa 650 milioni per
ciascuno degli anni 2007,2008 e 2009, misura peraltro insufficiente ed
il Fondo per lo sminamento umanitario è stato di poco ridotto rispetto
alla misura 2006 (circa 2,2 milioni di euro annui,
dimezzato rispetto allo stanziamento di qualche anno fa).

Allo stesso modo l'Esecutivo non ha tenuto fede agli
impegni presi in
sede di G-8 sul Fondo globale per la lotta all'Aids, alla TBC ed alla
malaria.
L'Esecutivo Prodi ha ceduto alla lobby delle armi ed ha autorizzato un
rilevante programma di investimenti. Anche se in parte, sono
rifinanziamenti di programmi già decisi in precedenza, tutto ciò
appare ancor più grave, ove si consideri che il Governo Berlusconi era
stato costretto ad operare, suo malgrado, delle riduzioni. Il Governo
si è mostrato poco sensibile alle richieste di parte del suo
elettorato e di decine di parlamentari della Maggioranza che hanno
chiesto un drastico taglio delle spese militari, per dirottarle verso
quelle sociali, di aumentare i fondi della cooperazione e di stanziare
risorse per la riconversione produttiva verso il settore civile. Nel
corso del travagliato iter parlamentare la finanziaria, sugli
investimenti militari, ha subito tagli minimi, mentre ad esempio sono
stati ridotti i fondi per la ricerca e
la scuola. Allo stesso modo
l'Esecutivo non ha ancora dato attuazione al programma elettorale
dell'Unione che ha
previsto la diminuzione delle spese militari.

Fonte: Nigrizia.it
http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=9047&IDCategoria=127

Lista delle rete Vialebasi
http://www.vialebasi.net=
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I lavori della rete nazionale "Disarmiamoli"
Fabio Nardini
6 marzo 2007
Si sono dati appuntamento domenica 4 marzo a Firenze gli aderenti alla nascente Rete nazionale Disarmiamoli [www.disarmiamoli.org], un insieme di gruppi che intende rilanciare il movimento di opposizione alla guerra dopo la grande manifestazione del 17 febbraio a Vicenza contro l'ampliamento della base americana. Tra gli intervenuti il Comitato per lo smantellamento della base di camp Darby di Pisa, il Comitato unitario contro Aviano, il Comitato per la smilitarizzazione di Sigonella, rappresentanti del presidio permanente No Dal Molin di Vicenza, la Rete Rifiuti zero, Asti social forum e molti altri.
Un successo che gli stessi organizzatori non si aspettavano, considerato che il percorso di costruzione della Rete è cominciato da meno di un mese. L'idea è nata, infatti, al convegno organizzato il 10 febbraio a Bologna dal «Comitato per il ritiro delle truppe» per reagire alle difficoltà del movimento contro la guerra: dopo le grandi mobilitazioni del 2003, in occasione dell'invasione dell'Iraq, il movimento non era stato più in grado di riprendere l'iniziativa e di saldare l'indignazione di massa per l'avventura irachena a una critica generale della politica militare dei governi occidentali.
L'incontro di Firenze di domenica scorsa è stato il primo appuntamento organizzativo della Rete Disarmiamoli, nel quale sono state avanzate tutta una serie di proposte che dovrebbero coordinare le iniziative locali dei gruppi antimilitaristi in una vera e propria campagna nazionale.
Oltre all'appoggio ai vicentini del presidio No Dal Molin, anche in vista delle forme di lotta da adottare quando partiranno i lavori di costruzione della nuova base, le due iniziative più ambiziose riguardano la costituzione di un gruppo di lavoro sulla riconversione dei siti militari - riconversione per così dire "preventiva", che coinvolga la popolazione residente intorno alle basi - e una proposta di legge diretta invece a modificare la Costituzione nel punto in cui esclude da referendum popolare la materia dei trattati internazionali.
Altro progetto emerso nella discussione di Firenze è quello di una carovana antimilitarista che attraversi l'Italia da Sigonella a Vicenza, toccando tutti i più importanti centri militari della penisola.
Intanto, i prossimi appuntamenti per la Rete sono a Roma il 17 marzo per la manifestazione contro il finanziamento della missione in Afghanistan [si discuteranno anche i dettagli della proposta di legge di iniziativa popolare] e il 24 marzo a Lentini, in Sicilia, per una manifestazione per la smilitarizzazione di Sigonella e contro la devastazione di Xirumi [dove è in progetto l'ennesimo ampliamento di una base militare].


http://ww2.carta.org/articoli/articles/art_10681.html

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Dal sito di PeaceReporter

7/3

Davvero siamo convinti che la nostra linea passi per la partecipazione alla guerra? Ha ragione il ministro Massimo D’Alema a preoccuparsi per la piega che sta prendendo la "missione di pace" in Afghanistan. La storiella che andavamo a dare "caramelle ai bambini" non regge più.
Truppe Nato sulla strada Kabul-JalalabadMentre nel sud del Paese (dove le condizioni meteo lo consentono già) è scattata l’offensiva della Nato sotto comando americano, centinaia di studenti hanno manifestato a Jalalabad, nel’Afghanistan orientale, per chiedere il ritiro delle truppe straniere dopo le uccisioni di civili dei giorni scorsi e hanno accusato i soldati Usa e gli altri militari stranieri di non aver saputo garantire la stabilità e la sicurezza del Paese. Siamo considerati forze ostili. Più di duemila persone, secondo le agenzie di stampa, hanno bloccato la strada verso Kabul, principale arteria di collegamento con il Pakistan, urlando "Morte agli americani" e chiedendo al governo afgano di intervenire affinché i soldati responsabili delle uccisioni di civili siano processati. "Smettere di uccidere i civili sarebbe già un bel passo in avanti", sostiene D’Alema. Il ministro degli esteri dovrebbe anche aggiungere che l’unico modo è quello di smetterla di fare la
guerra. Aerei intelligenti non ne sono stati ancora costruiti. Quando si colpiscono le case si uccidono i civili. Quando le bombe finiscono sulle auto muoiono civili. Quando si spara nelle strade ad alzo sero muoiono e restano feriti civili. Non esiste il fronte, non ci sono truppe da una parte e truppe dall’altra. Non ci sono "duellanti". E’ una guerra asimmetrica. E che faranno i nostri soldati quando la guerra entrerà nell’Ovest del Paese dove la struttura Nato è sotto comando italiano e dove operano i nostri soldati? Davvero siamo convinti che la nostra linea, quella che aspira ad una soluzione politica, passi per la partecipazione alla guerra? E’ rischiosa la carta della conferenza di pace. Americani e britannici sono i fautori della linea militare e, dunque, come nel caso iracheno, l’Italia dovrà decidere se restare con truppe ben armate e "combattenti" oppure scegliere di non partecipare alla guerra. La strategia di restare ma di non combattere non è convincente.
Come ha scritto Renzo Guolo "lo spazio per una terza via sarà sempre più stretto".




        
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