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caterina di francesco

      Italia: appello per no al rifinanziamento missione in Afghanistan
      mercoledì, 07 marzo, 2007


                  Missione Isaf in Afghanistan  
            "Invitiamo i deputati e i senatori che hanno creduto alla lotta per la pace di essere conseguenti con le loro idee, votando no al rifinanziamento della missione in Afghanistan". E' questo il senso dell'appello sottoscritto da numerose personalità per sollecitare l'obiezione di coscienza tra i parlamentari alla vigilia del voto sulla missione militare a Kabul. L'appello ha già superato le 2 mila adesioni, tra le quali spiccano quelle di Dario Fo, padre Zanotelli, Vauro, Gianni Mina', Giorgio Cremaschi, Marco Revelli, Beppe Grillo, Moni Ovadia, Mario Monicelli, Paolo Rossi, Valentino parlato, Sabina Guzzanti e la partigiana e deputata alla Costituente, Teresa Mattei. 


            "Siamo donne e uomini impegnati da sempre per la pace. Abbiamo marciato in questi anni nelle straordinarie manifestazioni contro la guerra globale divampata in Iraq, ma nata nel 2001 in Afghanistan. Lo abbiamo fatto nella convinzione che la guerra deve uscire dalla storia e che la politica si riduce a gestione tecnica se non fa di questo obiettivo, di questa grande aspirazione umana la sua bussola regolatrice". "Oggi guardiamo con sconcerto alle scelte dell'attuale governo in politica estera e militare: mantenimento delle truppe in Afghanistan, al seguito della guerra statunitense. Piena fedeltà alla Nato, aumento spropositato delle spese militari fino alla sciagurata decisione di permettere la costruzione di una nuova base (e non allargamento!) Usa a Vicenza; intesa di assemblare in Italia, presso Novara, i micidiali bombardieri Joint Strike Fighter, acquistati dagli Stati Uniti per la bellezza di 13 miliardi di euro!" - notano i promotori dell'appello. 


            "Crediamo che l'avventura senza ritorno della guerra in Afghanistan debba cessare. Invitiamo il governo e i politici tutti ad ascoltare queste parole e invitiamo i deputati e i senatori che hanno creduto alla lotta per la pace di essere conseguenti con le loro idee votando no al rifinanziamento della missione in Afghanistan. Se qualcuno pensa che dalla base di Vicenza debbano partire le forze d'azione per ogni tipo di guerra mediorientale ed esportare "un cimitero di pace e democrazia" in cambio di petrolio e di quotidiani massacri, noi pensiamo che dalla guerra bisogna invece cominciare a uscire" - conclude l'appello. 


            Oggi la Camera ha rinviato a domani il voto finale sul decreto che finanzia la missione in Afghanistan. Oggi per tutta la giornata la discussione sull'Afghanistan si è intrecciata con le notizie provenienti da Kabul circa la sorte del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, rapito dai talebani. Sull'esito del voto a Montecitorio non sono immaginabili sorprese: maggioranza e opposizione dovrebbero votare insieme per l'approvazione del decreto, tranne una piccola pattuglia di dissidenti della sinistra radicale e la Lega Nord. Quest'ultima aveva subordinato il suo sì all'accettazione di due ordini del giorno che chiedevano il rafforzamento della missione militare a Kabul e la linea dura contro gli Hezbollah in Libano; ma di fronte al no del governo, ha scelto la strada dell'astensione. 


            Per le missioni militari italiane all'estero si prevede una spesa di più di un miliardo di euro e per la missione in Afghanistan sono previsti 310 milioni di euro da investire nelle spese militari e 50 milioni per interventi di ricostruzione a cui si andranno ad aggiungere i 500 mila euro a favore della Conferenza di pace proposta dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Per ricostruire le infrastrutture distrutte dai bombardamenti e ripristinare i servizi essenziali saranno spesi 9,172 milioni di euro di cui 7,1 in Afghanistan, 1 in Libano e Kosovo e 72.000 euro in Bosnia-Erzegovina. Mentre le forze armate libanesi avranno "a titolo gratuito" rilevatori di esplosivi per la bonifica del territorio (che costeranno 300.000 euro). 


            Inoltre sono state programmate e sovvenzionate anche tre conferenze: quella di Roma relativa alla giustizia in Afghanistan (costo 127.800 euro), quella per le pari opportunità a difesa dei diritti umani delle donne e dei bambini nei territori in cui si svolgono le missioni italiani (50.000 euro) e infine la Conferenza internazionale di pace per l'Afghanistn proposta dal governo (500.000 euro). Accanto all'esercito, continuerà ad essere impiegata anche una vasta schiera di appartenenti alle forze dell'ordine, che partecipano alle missioni internazionali nelle "zone calde" come l'Albania e i Balcani, per una spesa di circa 13 milioni di euro. [GB]