Auteur: Askapenako Prentsa-Bulegoa Date: À: Sujet: [Paesibaschiliberi] Askapena, passo a passo, 166,
EMERGONO CON FORZA DUE NUOVI SOGGETTI SOCIALI A FAVORE DEL DIALOGO
Independentzia eta Sozialismorantz
EUSKAL HERRIA, PASO A PASO,
Servicio informativo de ASKAPENA Nº 166
EMERGONO CON FORZA DUE NUOVI SOGGETTI SOCIALI A FAVORE DEL DIALOGO
Il giorno 3 febbraio fu una giornata di intensa mobilitazione cittadina.
Le differenti strategie che continuano a prendere corpo si confrontarono
per stradA tentando di accumulare adesioni e di guadagnare
riconoscimento sociale. Il protagonismo maggiore l'ebbe la destra
fascista spagnola. Ma, meritano speciale attenzione altri nuovi soggetti
sociali che sono nati in Euskal Herria a favore del dialogo.
Chiamata alla guerra totale
L'ultradestra spagnola (in Spagna non c'è destra), fremeva di rabbia.
Non volle partecipare alle massicce mobilitazioni promosse dal Governo
ed i suoi alleati intendendo che il messaggio dello stesso era ambiguo e
lasciava una porta socchiusa al dialogo. Il PP scommette sulla guerra
totale contro il nazionalismo basco e non ammette altre soluzioni che la
sconfitta di ETA. Le parole dialogo, accordo, negoziazione non esistono
nel suo dizionario.
Lo stesso giorno in cui annunciava la sua non partecipazione nelle
massicce mobilitazioni governative contro ETA, anticipò il PP che
avrebbe dato la sua risposta il 3 di febbraio. Per ciò ricorse ad uno
dei suoi fanti più bellicosi, il Foro di Ermua. Questo organismo che a
suo tempo fu lubrificato dal PSOE ed è ora il suo nemico viscerale,
convocò le sue basi sociali tanto a Madrid come a Barcellona. Lo slogan
della convocazione non poteva essere più chiarificatore: "Per la
libertà. Sconfiggiamo insieme ETA. No alla negoziazione."
La destraccia spagnola rovesciò tutte le sue energie in una
mobilitazione che pretendeva di schiacciare in una sola manovra i suoi
due nemici viscerali: ETA, dalla quale non aspetta altro che la sua resa
totale. E, soprattutto, i socialisti, ai quali tenta di strappare il
governo dello Stato. Il Governo capì che la parola d'ordine della marcia
era una trappola poiché il vero obiettivo da combattere erano essi. Non
aderì alla marcia e non gli mancò ragione. Le migliaia di manifestanti
centrarono le loro critiche su Zapatero al quale tacciarono di bugiardo,
lo presentarono come un pagliaccio e ne pretesero le dimissioni. Il PP
partecipò alla marcia contando sulla presenza dei suoi massimo dirigenti.
Chiamata alla guerra di rammollimento
Né il PSOE né il suo alleato, il PNV della borghesia basca, potevano
stare nella mobilitazione del PP. Nemmeno risultava loro comodo il
rimanere in casa quando una moltitudine usciva per strada per combattere
ETA Che fare? Contro ogni previsione, offrì loro un'alternativa la
chiesa basca: il vescovo di Bilbao convocava ad una concentrazione
contro ETA ed a beneficio del dialogo tra democratici: era un messaggio
che aveva grandi coincidenze con quello che stanno diffondendo entrambi
i partiti. Ambedue aderirono alla stessa e vi parteciparono. Il Vescovo
lesse la comunicazione finale nella quale chiedeva ad ETA la "sua
sparizione senza dilazioni né contropartite. L'attentato di Barajas fu
un duro colpo alla speranza. La strada prima e primordiale durante il
tragitto della pace è l'eliminazione della violenza terroristica con
tutti i mezzi legittimi alla nostra portata." Allo stesso tempo, esigeva
ai presenti che "facciamo tra tutti una società più pacificata." La
convocazione, nonostante fosse promossa dalla chiesa ed appoggiata dai
partiti che governano a Madrid ed in Vascongadas, congregò solo alcune
centinaia di persone.
È superfluo dire che i partiti del Tripartito basco ed il PSOE
ascoltarono con gusto questo messaggio. Non successe la stessa cosa coi
convocanti di Madrid e, probabilmente, col resto della Conferenza
Episcopale spagnola che appoggiava la marcia del PP. Il Foro di Ermua,
convocante a Madrid, e più tardi il PP, criticarono con durezza il
vescovo di Bilbao che, inoltre, è il Presidente della Conferenza
Episcopale spagnola. Un cumulo di contraddizioni.
Chiamata alla soluzione dialogata
Milakabilaka
Lo stesso giorno 3 febbraio, ed anchelì alle cinque del pomeriggio,
migliaia di persone si davano appuntamento per partecipare ad una
pittoresca ed innovativa manifestazione. Non c'era nessuna sigla di
partiti od organizzazioni. Non c'era striscione che intestasse la
marcia, conta di partecipanti... Una moltitudine risponse all'invito di
Milakabilaka, (Cercando migliaia o, chissà in una traduzione più libera,
Conformando moltitudini), A che cosa risponde un nome tanto strano? Si
tratta di un nuovo soggetto sociale che nasce con volontà agglutinatoria
e che vuole dare risposta ad un sentimento molto esteso nella società
basca. Ha svegliato un grande interesse dallo stesso giorno della sua
scoperta. Senza dubbio, risponde alle aspettative che vive la nostra
società. Questi sono alcuni dei suoi tratti:
La sua caratterizzazione: si tratta di un movimento eminentemente
popolare, plurale, libero "È la libertà quella che ci ha portato qui
perché siamo una cittadinanza libera che così vuole continuare ad essere"
Il suo obiettivo: aprire la porta alla soluzione di un conflitto che
soffoca Euskal Herria da troppo tempo: "vogliamo il nostro futuro in
pace, in democrazia e rispettando i diritti di tutte le persone"
La sua filosofia: La partecipazione e l'impegno dei cittadini sono la
chiave della soluzione "la stessa società deve essere propulsore della
soluzione"
Il suo appello: A chi ha capacità risolutiva: "Gli agenti politici
stanno lì perché così la nostra volontà ha deciso. Per quel motivo
diciamo loro che non parlino di impossibilità. Che si siedano che
parlino e sistemino una volta per tutte quello che devono sistemare; in
pace, nel rispetto di tutti i diritti, in democrazia"
La sua pretesa: non escludere nessuno ed incorporare quanti condividono
le stesse inquietudini.
Le sue chiavi di soluzione: Che si rispetti la parola e la decisione
della totalità di Euskal Herria.
Anitzak
Questo altro movimento sociale si sta espandendo anche per Euskal
Herria. Pretende di raggruppare emigranti di differenti nazionalità che
risiedono in Euskal Herria. Hanno redatto un manifesto coi seguenti
obiettivi.
Mantenere le radici della loro identità originaria e potenziare,
contemporaneamente, il loro insediamento in Euskal Herria.
Appoggiare senza riserva il processo di normalizzazione politica che
dovrebbe basarsi sul rispetto della pluralità, i diritti umani,
l'identità nazionale, il diritto di libera decisione.
Diffondere nelle loro rispettive comunità e paesi le cause reali del
conflitto e le aspirazioni maggioritarie della società basca.