Vaticano e Usa puntano il dito su Afghanistan e Dico
Gli Stati Uniti e il Vaticano sono stati indicati dalla sinistra radicale - ma non solo da quella - come i burattinai che dietro le quinte hanno manovrato i fili ieri per far inciampare Prodi nella trappola tesa dai senatori a vita. Nella fattispecie nello sgambetto occulto di Giulio Andreotti, ligio ai dettami di papa Ratzinger contro i Dico, e nella trave palese piazzata da Francesco Cossiga, ex elettore di Prodi che ieri sfoggiava sul bavero della giacca il distintivo della 173° brigata Usa di stanza a Vicenza. L'America e le gerarchie della Chiesa sono, da sempre, i due spauracchi dei complottisti di sinistra. Ma cosa dicono, chiamati in causa, questi due "poteri forti" per dirla con le parole di Franco Giordano, la cui ingerenza è per altro storicamente documentata nella storia politica del'Italia?
Il quotidiano dei vescovi, l'Avvenire, fa "outing". E in un editoriale di stamani ammette: «Più si riflette sul senso e sull'articolato del disegno di legge Bindi-Pollastrini - si rileva nell'editoriale - più risulta evidente che lo sforzo di mediazione, pure prodottosi in seno al governo, non ha condotto a risultati apprezzabili. Questa constatazione rafforza le preoccupazioni iniziali. E genera un allarme che, ancora una volta, da cittadini non possiamo tacere». E così si smentisce il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, che ammette di non aver niente da festeggiare dalla caduta di Prodi e esclude un legame diretto tra Dico e caduta del governo. E l'America? Certo l'ambasciatore a Roma Ronald Spogli, artefice della lettera degli ambasciatori contro D'Alema non più di dieci giorni fa, avrà brindato ieri sera. E Washington?
«Apprezziamo i sacrifici e il supporto dell'Italia in Afghanistan - fa sapere da Washington a Roma tramite l'Ansa Nicholas Burns, terza carica al Dipartimento di Stato americano- ex ambasciatore Usa alla Nato e fedelissimo dell'ex capo del Pentagono Donald Rumsfeld ndr- , a margine di un intervento presso l'Atlantic Council- e, senza voler entrare nel merito del dibattito parlamentare italiano che non ci compete e rispettiamo - continua - speriamo che l'Italia confermi il suo impegno per quella che è una valida, importante, multilaterale iniziativa per la pace in Afghanistan». Lo ha. «L'Italia è stata una dei principali partner in Afghanistan per una missione sancita dall'Onu e mirata a sostenere un governo sovrano e per la quale c'è stata una grande collaborazione con i paesi europei», ha sottolineato il diplomatico che ha tuttavia insistito sulla necessità di un maggiore impegno europeo: «Non possiamo permettere alla Nato di fallire in Afghanistan. Abbiamo bisogno di vedere un più forte impegno da parte degli alleati europei in termini di truppe, fondi, mezzi». «E per quegli europei che temono un disimpegno americano per via dell'Iraq - ha continuato Burns, il cui incarico precedente è stato di Ambasciatore presso la Nato a Bruxelles - la risposta è stata data dalle recenti decisioni a riguardo prese dal ministro della Difesa e dal residente degli Usa».
Pubblicato il: 22.02.07
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