visto che giustamente il caro antonio si lamentava del dibattito in lista,
proviamo a smuovere un po\' le acque con quest\'articolo che abbiamo scritto
sul blog (sta qui:
http://get-up-kids.noblogs.org/post/2007/02/20/cuba-ed-il-software-libero-alcuni-spunti-di-riflessione),
e segue sotto. si tratta di una notizia corredata di alcuni spunti di
riflessione sul tema \"cuba e il software libero\"...
peraltro, approfittiamo dell\'occasione per invitare chiunque produca,
elabori o trovi in rete riflessioni su copyleft, produzione e
socializzazione di saperi etc a inviarcele: noi ne discutiamo sempre, perchè
ci serve avere notizie, polso della situazione e confronto, per elaborare
strategie alternative.
per quanto riguarda l\'altra questione che poneva antonio: se dicevi quelle
cose pensando a noi, non ti dispiacere, perchè non è assolutamente andata
come pensi. in quanto strenui utilizzatori e sostenitori di autistici
avremmo davvero voluto fare la serata da noi e in quanto strenui
utilizzatori e sostenitori di antonio mainenti non ci sarebbe stato alcun
problema rispetto al fatto che hai suonato recentemente... se la serata non
è stata fatta è per altri motivi, forse alcuni li sai perchè te li abbiamo
detti, forse altri non li sai, allora parliamone tranquillamente da
vicino... che poi qualcuno abbia organizzato qualcosa (ce lo dici tu adesso,
anche se avevamo orecchiato qualcosa dalle parti di officina, dove ci sono i
mediattivisti che sciuramente stanno più dentro di noi al progetto
autistici/inventati), questo è solo un bene, visto che ci risparmia la
trafila per comprare la felpa su internet, e ci dà l\'occasione di
incontrarci e festeggiare/sostenere autistici... se poi non pensavi a noi,
scusa, ma cosi\' hai solo qualche info in piu\' e male non fa...
PS: a proposito, grazie per l\'articolo sui nuovi sistema \"sgama
copyright\": son cose importanti da sapere per capire in che senso si muove
la repressione...
--
collettivo politico-musicale get up kids!
www.getupkids.org
http://get-up-kids.noblogs.org
cuba ed il software libero: alcuni spunti di riflessione
La scorsa settimana, alla XII Esposizione Internazionale dell\'informatica,
che si è tenuta all\'università dell\'Avana, il Ministro delle Comunicazioni
di Cuba, Ramiro Valdés, ha annunciato l\'adozione del software libero negli
uffici statali e nella pubblica amministrazione. Con questo passaggio, Cuba
compie un passo decisivo verso il software libero, e si pone
all\'avanguardia nella ricerca di strategie alternative all\'informatica
delle grosse multinazionali.
In realtà, è già da diversi anni che il continente latinoamericano nel suo
complesso guarda con interesse al mondo del software libero. Il movimento
contro la globalizzazione neoliberista, i vari forum sociali, le sinistre
comuniste e socialiste, da tempo si battono affinché si esca dal monopolio
informatico dei grandi trust.
Già \"il 25 e 26 giugno 2001, a L\'Avana, si svolse il primo incontro
latinoamericano \"per la promozione di software aperto nell\'istruzione,
nella scienza, nella cultura e nelle attività sociali\", organizzato dal
governo cubano in collaborazione con l\'Unesco. All\'incontro parteciparono
delegazioni da Uruguay, Brasile, Ecuador, Colombia e Cuba. La dichiarazione
finale esortava i governi del subcontinente a favorire l\'uso di software
libero e/o Open Source nelle amministrazioni pubbliche e inserire lo studio
del software non proprietario nei programmi scolastici e universitari. Il
documento si auspicava anche \"l\'inclusione del software libero nelle
politiche tese a superare l\'esclusione sociale e a conseguire pari
opportunità di accesso ai programmi tecnologici e all\'informazione\".
Infine, proponeva alla comunità internazionale di celebrare una giornata
mondiale del software libero il 5 ottobre di ogni anno\" (autore Wu Ming 1,
qui).
Nel maggio del 2005, poi, Cuba (attraverso il direttore dell\'Ufficio per
l\'Information Technology, Roberto del Puerto, intervistato da Juventud
Rebelde) annunciò un graduale passaggio a Linux, dopo le esperienze positive
maturate con l\'installazione del sistema operativo aperto su circa 1.500
computer.
Adesso, a quasi due anni di distanza, il primo passo concreto: l\'adozione
di software libero nei computer di tutti gli uffici statali e nella pubblica
amministrazione. La conferma è arrivata al termine di un incontro che ha
visto partecipi alte cariche dello Stato cubano, studenti, programmatori
informatici ed esperti del settore, fra i quali Richard Stallman.
Stallman, noto hacker statunitense, presidente della Free Software
Foundation, si è espresso in questi termini: \"La democrazia è come il
software libero e la dittatura come quello proprietario, poichè nel primo
lutente non ha padrone e nel secondo è sottomesso a lui e alle funzioni che
unicamente il programma privato è disposto ad offrire [...] Le opere della
conoscenza devono essere libere; non ci sono ragioni perchè non sia così\".
Nella sua conferenza Stallman ha anche esposto la filosofia del progetto GNU
(attivo dal 1983) e del software libero, in particolare di Linux (alla cui
elaborazione ha partecipato sin dagli inizi), sottolineandone la libertà,
letica e il lavoro collettivo e collaborativo.
Sorvolando su moltri altri passaggi (fra i quali un\'aspra critica a Bush ed
al governo statunitense che sostiene l\'embargo contro Cuba, e un paio di
frecciatine al governo cubano su censura e libertà d\'informazione),
l\'intervento di Stallman è stato tutto teso a dimostrare le potenzialità
emancipative e sociali sottese all\'utilizzo di software libero.
D\'altronde queste sono, grossomodo, le stesse motivazioni che spingono Cuba
e gli altri paesi latinoamericani (senza dimenticare Cina, India etc) a
cercare di compiere la transizione verso un sistema informatico libero da
Microsoft, Apple e compagnia bella.
Per tutti questi paesi ci sono innanzitutto forti necessità di ordine
pratico, economico e politico. Infatti (e ciò vale in egual misura per
l\'Italia e l\'UE) l\'introduzione del software libero a tutti i livelli
della pubblica amministrazione, nelle scuole, nell\'università etc,
consentirebbe di affrancarsi dagli alti costi delle licenze, dall\'acquisto
dei software in originale, e dal continuo ricatto degli aggiornamenti.
Non solo tutti questi passaggi costano allo Stato milioni di euro all\'anno
- milioni che potrebbero essere certo investiti in programmi sociali
(diffusione capillare di internet, ricerca, didattica e così via) - ma
causano anche l\'immediata obsolescenza delle macchine. Computer funzionanti
diventano presto da buttare perchè non sono in grado di sostenere i continui
e pressocché inutili aggiornamenti imposti dal software proprietario. Così
se ne vanno altri soldi per l\'acquisto di materiale nuovo e per lo
smaltimento del vecchio, e si continua a incrementare l\'immondizia che già
ora soffoca il pianeta (negli apparecchi informatici esistono infatti grosse
quantità di materiali tossici e di difficile riassorbimento).
Ancora, nello specifico di Cuba, l\'utilizzo del software libero
risolverebbe una serie di problemi tecnici: come ha sottolineato il Ministro
Valdés, Cuba, non potendo usufruire della rete fisica a causa dell\'embargo
imposto dagli Stati Uniti, che gli vieta l\'utilizzo delle reti a fibre
ottiche, è costretta ad un collegamento via satellite, lento e costoso, che
rende difficoltosi gli aggiornamenti software. Le dinamiche innescate dal
software libero consentirebbero quindi a La Havana di rendersi autonoma
rispetto alla manutenzione dei propri software.
E, in ultimo, lo sviluppo del software libero permetterebbe a Cuba anche una
modalità di lavoro che potrebbe garantire occupazione alla sua comunità di
studenti sviluppatori che presso la Universidad de Ciencias Informáticas già
stanno lavorando a Nova, una distribuzione del sistema operativo Linux
basata su Gentoo.
Questi motivazioni, certo importanti e decisive, non esauriscono tuttavia il
senso politico di questo passaggio. Valdés sottolinea infatti come ci si
debba liberare da Microsoft in quanto emblema dell\'imperialismo americano,
alfiere degli Stati Uniti e \"collaboratore dei servizi segreti americani\".
Cuba si deve schierare contro l\'imperialismo anche nella battaglia che si
combatte sul fronte della società dell\'informazione. Una battaglia in cui i
sistemi operativi giocano un ruolo significativo, concedendo o negando
l\'accesso a informazioni e saperi, certo, ma anche blidando codici e
determinando operazioni strategiche e militari. I paesi sottoposti alla
pressione statunitense devono, in questo senso, affermare la propria
libertà, autonomia ed indipendenza anche dal punto di vista della produzione
e della ricerca scientica, tecnica, informatica.
Ma - ancora più nel profondo, cioè portando in sé un significato più
universale - il vero motivo per adottare il software libero è rappresentato
dal metodo di lavoro su cui si basa il suo sviluppo. Progetto collettivo in
cui la competizione (e il regime di guerra di tutti contro tutti che
contraddistingue il ciclo di produzione del capitale) si trasforma in una
sfida, in una mobilitazione delle proprie risorse intellettuali non per
vincere sull\'altro, ma per migliorare se stessi e per far così progredire
l\'umanità, il software libero è basato soprattutto sulla collaborazione e
sulla condivisione della conoscenza, sulla risoluzione in comune dei
problemi. Veicola quindi, già all\'interno dello stesso processo lavorativo,
valori di solidarietà, di eguaglianza, rispetto e cooperazione. Peraltro, in
germe, il frutto del proprio lavoro non è sottoposto a logiche di profitto,
nè è alienato da chicchessia, ma messo a disposizione della comunità degli
utenti.
Nella produzione di software libero, quindi, non solo si rendono manifesti i
valori sui quali si dovrebbe fondare una vera comunità umana, ma anche le
pratiche concrete che li sostengono. Ci viene indicata, dal lavoro effettivo
degli hacker e dal movimento copyleft, una strada diversa da quella dello
sfruttamento dell\'uomo sull\'uomo.
Come si vede, questa serie di motivazioni eccedono l\'esperienza, certo
importantissima e utilissima, di Cuba e dei paesi latinoamericani, che ci
forniscono un altro sprone per portare avanti - anche e soprattutto da noi -
questa battaglia. Una battaglia che riguarda tutto il complesso della futura
produzione e gestione dei saperi nella nostra società, e che perciò diventa
un fronte irrinunciabile per chi cerca un\'alternativa alle miserie del
capitalismo presente.
--------- Original Message --------
Da: \"autoprod - muzak - no-copyright - etc.\" <left@???>
To: \"autoprod - muzak - no-copyright - etc.\" <left@???>
Oggetto: Re: (L) \"Dna digitale\" per l\'audio nei video
Data: 20/02/07 11:39
>solo che io e ginox siamo ko perche\' stiamo organizzando il kaos tour a
>firenze...
>
>
si, avevo letto della data di firenze.
per napoli sono un po\' dispiaciuto, perchè io curo un noblogs, adesso
autistici mi ha dato pure lo spazio e la proposta che avevo fatto per
organizzare un benefit per autistici non era stata tenuta in
considerazione da alcuni compagni. un paio di settimane fa, ho saputo
cha anche a napoli verranno organizzate tre date e non so per quale
minchia di motivo non sono stato avvertito da gente a me vicina (quelli
a cui avevo proposto io); in pratica ho suonato poco tempo fa e forse
pare male ripetere il concerto: ma è l\'unica cosa, al momento, che posso
offrire...vi farò sapere se suono o no
nto
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