Guerra, terrorismo e strategia della tensione
Seguendo una prassi consolidata da alcuni decenni, la classe dirigente di questo paese ricorre alla minaccia del terrorismo per occultare le contraddizioni esplose al proprio interno e condizionare in chiave autoritaria e repressiva la vita politica e sociale.
Perennemente aperto e pronto all'occorrenza sulle scrivanie del Viminale, delle procure e delle questure di tutta Italia, il faldone relativo alle Brigate Rosse viene tirato fuori al momento giusto attraverso puntuali e spettacolari operazioni di polizia: un modo efficace per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai nodi strutturali dell'Italia di oggi che chi detiene il potere non è capace di affrontare.
Ci sembra indicativo, infatti, che i recenti arresti di Torino, Milano e Padova siano stati eseguiti a pochi giorni dalla manifestazione di Vicenza contro l'ampliamento della base militare USA Ederle 2 dando la stura a una volgare criminalizzazione politica e mediatica dai chiari intenti provocatori. Ancora una volta, secondo un copione assai collaudato, maggioranza e opposizione lanciano accorati appelli alla solidarietà e all'unità nazionale contro tutto ciò che si pone al di fuori dell'ordinamento statuale. In questa convulsa convergenza alla salvaguardia delle istituzioni è possibile buttare nel calderone dell'eversione tutto ciò che il potere non sa gestire: le mobilitazioni popolari contro la devastazione dei territori, le lotte contro il TAV, le lotte e le rivendicazioni dei lavoratori, le manifestazioni per la pace e le iniziative antimilitariste e tutti gli scenari in cui il conflitto sociale si esprime nella sua radicalità e nella sua immediatezza.
Ciò che si sta consumando in questi giorni è un vero e proprio attacco alla libertà di dissentire, una ennesima operazione di screditamento culturale del conflitto operata da una classe di governo che cerca di mantenere se stessa attraverso l'innalzamento della tensione.
Nel respingere fermamente ogni tentativo degli apparati dello stato di soffocare l'opposizione sociale, noi difendiamo il valore delle esperienze di autorganizzazione e autogestione nelle lotte che si sono sviluppate ovunque in Italia per far fronte allo scempio che le istituzioni stanno facendo in ogni settore del vivere comune. Contro le nostalgie di chi vuole scientificamente un paese schiavo delle sue paure e del suo passato, noi guardiamo al futuro sostenendo attivamente - come abbiamo sempre fatto - le lotte sociali che migliaia di donne e uomini conducono apertamente e alla luce del sole per la giustizia sociale, la libertà e tutti i diritti fondamentali che vengono negati ogni giorno.
Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
cdc@???
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16/02/2007
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