Biblioteca di Sarajevo
Associazione politico culturale
Segnaliamo il libro "Niente da ridere" di Livio Romano
NIENTE DA RIDERE
di Livio Romano
ed. Marsilio
Stufi di leggere storie di trentenni dimissionari, precari, dinky, single, mammoni, cocainomani, crapuloni, irrisolti, metropolitani? Credete che la narrativa italiana, come fa quella inglese (Hornby in primis) e, per certi versi, quella americana, dovrebbe raccontare anche le vite dei trentenni che hanno messo su famiglia, la famiglia media italiana, della gente (la stragrande maggioranza) che vive in piccoli centri, che prova a farcela, che fa figli, che si barcamena fra familiari da accudire, infanzie tristi, debiti? Stufi di leggere imitazioni manierate di Bret Easton Ellis e romanzi di genere in quantità industriale? Ecco il romanzo che fa per voi.
Lavoro, famiglia, impegno civile:
non manca niente per aver voglia di darsela a gambe
Gregorio Parigino ha trentacinque anni, una moglie che lo ama, un lavoro tranquillo, un’accogliente casa nuova col mutuo ancora da pagare nel Salento ridente. Gregorio ha una madre psicotica e una nonnetta centenaria, un'amica paranoica che gli si è appena trasferita in casa, due ?glie e quattro nipotini da accudire, una candidatura alle elezioni amministrative di cui farebbe volentieri a meno e un gran bisogno di ansiolitici per sopportare il suo tran-tran. Gregorio ha un’amante selvatica e inaccessibile, le gambe rotte, un’infanzia incorniciata al Museo Degli Orrori e ogni intenzione di mettere ordine nella sua esistenza nell’arco di una primavera. Una commedia irresistibile e amara sull’insostenibilità della Famiglia Mediterranea. Il grande affresco esilarante, imprevedibile, malinconico di un Sud lontano da ogni stereotipo. Il romanzo di una generazione che rischia di farsi scivolare tra le dita il diritto a un attimo di felicità.
Hanno scritto di Livio Romano:
«Una lingua sorvegliatissima dal registro a volte mirabolante, ben ancorato a un equilibrio espressivo che ha del miracoloso».
Stefano Giovanardi, la Repubblica
«Romano va in giro col magnetofono per restituirci istantanee di realtà».
Renato Barilli, Corriere della sera
«Il suo è un cercare di scrivere con gli occhi, lasciarli parlare, nel tentativo di mantenere uno sguardo incorporato».
Francesco Erspamer, New York University literary review
Livio Romano è nato nel 1968 a Nardò (Lecce), dove vive e lavora. Ha scritto diversi reportage tra cui Gli uomini dalla testa di girasole per la Rai, e Dove non suonano più i fucili dalla Bosnia postbellica. Collabora con le pagine locali del «Corriere della Sera». Tra le sue pubblicazioni, il romanzo Mistandivò (Einaudi Stile Libero, 2001) e Porto di mare (Sironi, 2002). Un suo racconto è incluso nell’antologia Disertori (Einaudi Stile Libero, 2000).
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