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Aihe: [NuovoLab] AZIONE URGENTE: GRAVI VIOLAZIONI ALLA FIBRES & FABRICS DI BANGALORE, FORNITRICE DI ARMANI, RARE E CERTIFICATA SA8000

AZIONE URGENTE

BOCCHE CUCITE ALLA FIBRES E FABRICS DI BANGALORE
ARMANI e RA-RE restano silenti di fronte alle violazioni dei diritti
riscontrate alla FIBRES & FABRICS di Bangalore mentre l'azienda fornitrice
dei grandi marchi italiani è ricorsa al Tribunale Civile per mettere a
tacere le ONG indiane e la Clean Clothes Campaign impegnate in prima linea
nella difesa dei lavoratori.
Eppure la FIBRES & FABRICS è certificata SA8000.


Febbraio 2007

IL CASO
In una serie di interviste raccolte a partire dal settembre 2005 dalle
organizzazioni sindacali e non governative locali, i lavoratori della Fibres
and Fabrics International Pvt. Ltd. (FFI) e della controllata Jeans Knit
Pvt. Ltd. (JKPL) di Bangalore, in India, hanno cominciato a sollevare il
velo sulle condizioni di lavoro disumane che si celano dietro i cancelli di
una delle più grandi e conosciute aziende di confezione di abbigliamento
della regione.
La FFI/JKPL opera dal 1992 principalmente nella produzione di jeans per il
mercato europeo e USA, e occupa nei suoi cinque stabilimenti di Bangalore
oltre 5 mila persone. Fra i suoi maggiori clienti i marchi olandesi G-Star e
Mexx; i marchi americani Ann Tayor, Tommy Hilfiger, Gap, Guess; e gli
italiani Armani e Ra-Re.

>> approfondisci il caso

<http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/FFI/story>

UNA AZIENDA SA8000?
Uno degli elementi più sorprendenti di questa vicenda risiede nel fatto che
diverse unità della FFI sono state certificate SA8000 mentre altre sembrano
essere in fase di certificazione. Il 29 Novembre la Clean Clothes Campaign
ha scritto una lettera di protesta alla SAI in cui sottolineava la mancata
reazione da parte del board della società di certificazione alle ripetute
segnalazioni da parte della Clean Clothes Campaign che mettevano in evidenza
le continue violazioni esistenti alla FFI. La Clean Clothes Campaign aveva
anche segnalato più volte alla SAI le questioni aperte e le domande che gli
attivisti dei diritti umani e i sindacati avevano posto all'azienda,
compresa la grave situazione di riduzione degli spazi democratici dovuta
all'ordinanza restrittiva emessa dal Tribunale Civile di Bangalore.
La SAI ha accolto il ricorso e sta compiendo le verifiche sull'organismo di
certificazione che avrebbe compiuto l'audit; ha annunciato il 9 di Gennaio
la disponibilità a condividere gli esiti della verifica con la Clean Clothes
Campaign.

IL TRIBUNALE DI BANGALORE METTE A TACERE LA SOCIETA' CIVILE LOCALE E
INTERNAZIONALE
I sindacati indiani Garment and Textile Workers Union, Women Garment Workers
Front (Munnade) e New Trade Initiative (NTUI) insieme alle organizzazioni
Civil Initiatives for Development and Peace (CIVIDEP) e Clean Clothes
Campaign Task Force in India hanno ricevuto ordine dal Tribunale Civile di
Bangalore di tacere sulle condizioni di lavoro denunciate alla FFI/JKPL.
L'ordinanza restrittiva che imbavaglia la società civile e i sindacati, è
arrivata dopo che le organizzazioni menzionate hanno reso pubblica
l'indagine che riportava le violazioni in corso presso l'azienda fornitrice
di importanti marchi internazionali, tra i quali gli italiani ARMANI e RA
RE. Le violazioni denunciate riguardano minacce e abusi fisici,
licenziamenti arbitrari, assenza di servizi e misure di sicurezza, mancato
pagamento degli straordinari.
L'azienda, che è risultata anche essere certificata SA8000, tramite uno
studio legale incaricato, ha intimato alla Clean Colthes Campaign di cessare
immediatamente di fare circolare informazioni relative al caso,
minacciandola di intraprendere azioni legali.

>> leggi la sintesi del rapporto del comitato di inchiesta sulle violazioni

<http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/FFI/rappFFI>

L' ALTA MODA ITALIANA STA A GUARDARE
I grandi marchi della moda italiana Armanie e RA RE sono stati informati
tempestivamente dalla Clean Colothes Campaign in relazione alle violazioni
in corso presso il loro fornitore indiano Fibres and Fabrics International
ma ad oggi non hanno dato alcuna risposta.
E' un segnale sconfortante che mette in luce l'attitudine di queste imprese
a non assumersi alcuna responsabilità, nemmeno quella immediata e doverosa
di rispondere ad una lettera puntuale e circostanziata. Quando si viene a
conoscenza di fatti come questi, è lecito continuare a ignorare?

Facciamo sentire la nostra voce in tutela dei lavoratori indiani per porre
fine ai tentativi di intimidazione che vogliono cucire la bocca agli
attivisti in prima linea per difendere diritti umani fondamentali, i diritti
di tutti.
Facciamo sentire la vostra voce alle imprese italiane coinvolte, inviando
subito una lettera di protesta.

<http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/FFI> >> Cliccate qui
per inviare le lettere
<http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/FFI>



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