.. e se venisse fuori qualcosa dalla base di Vicenza?....
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certo <certo@???> ha scritto: Da: "certo" <certo@???>
A: <obzudi@???>
Oggetto: [obzudi] Unabomber, si apre una pista americana
Data: Thu, 8 Feb 2007 18:22:18 +0100
Giovedì, 8 Febbraio 2007
Mentre oggi viene depositato a Trieste il supplemento di perizia, gli avvocati difensori annunciano che indicheranno alcune ipotesi alternative dindagine Unabomber, si apre una pista americana I consulenti di Zornitta, dopo aver scagionato il loro assistito, vogliono fare piena luce: «Aiuteremo gli investigatori a scoprire il colpevole» (Segue dalla prima pagina) E tra queste ne spunta una particolarmente inquietante. Ovvero, il fatto che il famoso lamierino usato dal terrorista che da una dozzina d'anni semina di ordigni il Nordest sia di produzione non italiana. Anzi, sia stato realizzato in un paese anglosassone. Perchè lo spessore pari a 0.37 millimetri è tipico del sistema in
pollici. Ma basta questo dettaglio per pensare a quanti americani vivono tra Aviano e Pordenone, ai confini del Friuli e del Veneto dove sorge una delle più grandi basi Usa d'Europa.
«Prima aspettiamo che l'ingegnere venga prosciolto» mette avanti le mani l'avvocato Maurizio Paniz alla vigilia dell'udienza decisiva che si terrà domani davanti al gip Enzo Truncellito con la discussione del supplemento di perizia sul lamierino. Assieme al collega Paolo Dell'Agnolo, il legale bellunese sta mettendo a punto le ultime mosse ed è in attesa per oggi del responso del nuovo perito, il professore Alessio Plebe della facoltà di Scienze della Formazione dell'università di Messina, sulle dimensioni reali del lamierino e sulle modifiche pur infinitesimali che sarebbero avvenute tra il 2004 e il 2006. Domani la discussione davanti al gip.
Pur con tutte le cautele, Paniz ha detto fin dalla serata dello scorso 22 gennaio che Zornitta sarà scagionato. E adesso annuncia ulteriori novità. «Abbiamo il massimo rispetto per il lavoro investigativo che è stato fatto, ma anche noi abbiamo lavorato in modo serio e credo che potremo proporre qualcosa». In che senso? «Ad esempio indicando alcune strade che non sono state battute, visto che è stata seguita quella che ha portato ad indagare un innocente». In effetti, da un paio d'anni si è lavorato molto per provare l'esistenza di prove a carico di Zornitta, trascurando inevitabilmeente (anche se gli investigatori lo negano) altre possibili piste.
Vuoi vedere che la difesa darà una mano all'accusa nella caccia a Unabomber? I legali spiegano che il loro compito è quello di assistere l'ingegner Zornitta. Non hanno voluto puntare il dito contro nessuno neppure nei giorni in cui è emersa la clamorosa novità del lamierino rifilato da una mano misteriosa che per farlo probabilmente usò la forbice sequestrata il 24 marzo 2006 nel capanno dell'indagato ad Azzano Decimo. Ma adesso sono pronti ad indicare, punto per punto, gli elementi investigativi nuovi (e rimasti in ombra) scaturiti dagli accertamenti tecnici. Una scaletta di argomenti? «Faremo osservazioni sulle nostre scoperte».
Non vuole anticipare nulla l'avvocato Paniz. Eppure il dato relativo allo spessore del lamierino usato da Unabomber, che sarebbe di misurazione anglosassone, emerge proprio dalla perizia della difesa. E gli avvocati che hanno steso la memoria hanno scritto una frase tutt'altro che allusiva nel punto dove rimarcano come lo spessore non sia di mezzo millimetro, ma di 0.37 millimetri. «Questa circostanza riveste una basilare importanza ai fini delle indagini!». Il punto esclamativo era molto di più di una semplice sottolineatura. L'avvocato Paniz ora ammette: «È stata una scoperta di straordinaria importanza che restringe l'area dove cercare il possibile responsabile. È sorprendente che quell'errore di misurazione sia stato sottovalutato. È un elemento che può essere importante per le indagini». Insomma, se avessero cercato
qualcuno che ha accesso a lamierini misurati con i pollici e non con i millimetri, forse avrebbero fatto un passo avanti nella grande caccia.
Continuano invece le indagini a Venezia per identificare la persona che avrebbe alterato la prova, probabilmente tagliando il lamierino con la forbice sequestrata a Zornitta. In serata il procuratore Vittorio Borraccetti ha smentito perquisizioni nei confronti di personale del Laboratorio di Indagini Criminalistiche della Procura finito sotto tiro. È infatti indagato per falso e calunnia il dottor Ezio Zernar, perito balistico di fama nazionale, che ha a lungo diretto il lavoro al Lic. «Non è vero» ha risposto Borraccetti alla domanda se la perquisizione abbia riguardato un collaboratore di Zernar.
Giuseppe Pietrobelli
Giovedì, 8 Febbraio 2007
IL RETROSCENA Quello strano lamierino misurato in pollici
Trieste NOSTRO INVIATO
E se fosse un militare? O qualcuno che ha accesso al materiale in uso agli americani che proprio ad Aviano, ovvero nella zona sensibile di Unabomber, hanno una delle basi più grandi d'Europa? Il sospetto ha costituito da sempre un'ipotesi di lavoro. Non a caso la squadra anti-mostro ha monitorato, tra le categorie a rischio, proprio quella dei soldati, ancora in servizio o congedati. Perchè sanno manipolare gli esplosivi e con la nitroglicerina non si scherza. In fondo, a Elvo Zornitta erano arrivati proprio perchè aveva lavorato alla Oto Melara una grande azienda che si occupa di materiale bellico.
Ma la pista che possiamo chiamare "anglosassone" trova un clamoroso spunto investigativo proprio nelle scoperte effettuate dai consulenti della difesa di Elvo Zornitta, ovvero gli ingegneri Alberto Riccadonna e Paolo Battaini, che sembrano aver rovesciato il quadro accusatorio, a tutto vantaggio dell'indagato di Azzano Decimo. Il 12 ottobre 2006, quando i periti del gip di Trieste iniziarono a Brescia l'esame del lamierino trovato nel 2004 in un ordigno inesploso nella chiesa di Sant'Agnese a Portogruaro, si accorsero di un errore.
Nella fase delle indagini preliminari, i carabinieri del Ris avevano misurato lo spessore del famoso lamierino in 0.5 millimetri, ovvero mezzo millimetro. E tale la misurazione è rimasta fino a quel giorno di ottobre in cui il super-esperto dell'Fbi, Carlo J. Rosati, utilizzando il comparatore centesimale misurò uno spessore di 0.37 millimetri. Una differenza di 0.13 millimetri, pari al 26 per cento che lasciò stupiti i consulenti della difesa, al punto da adombrare l'ipotesi di uno scambio di lamierino. Si chiesero infatti come fosse stato possibile non accorgersi di quello scarto che è piuttosto netto per chi lavora con strumenti di alta precisione.
Ma il dato più significativo, oltre all'errore, è costituito dal fatto che quello spessore (0.37 millimetri) indica che il lamierino di ottone è di provenienza non italiana. I nostri lamierini seguono infatti il sistema metrico decimale, mentre lo 0.37 o 0.375 secondo gli esperti è caratteristico di lamiere che siano prodotte con misure anglosassoni. Ovvero in pollici e frazioni di pollice. Esistono in Italia però anche lamierini dello spessore di 0.4 millimetri. È possibile che il pezzetto usato da Unabomber fosse di quel formato? Ancora gli ingegneri Riccadonna e Battaini replicano che le tolleranze sullo spessore vanno da un minimo di 0.398 ad un massimo di 0.410 millimetri. E quindi non si arriva a 0.37 millimetri.
Unabomber va cercato tra chi si approvvigiona di materiale metallico che viene prodotto nei paesi anglosassoni? Domanda suggestiva in un'area a forte presenza di militari statunitensi. Ed è questo uno dei contributi che la difesa offrirà agli investigatori per aiutarli a trovare il pericoloso dinamitardo. Soltanto i componenti della squadra antimostro conoscono gli accertamenti svolti e che probabilmente non hanno escluso persone in contatto con quegli ambienti.
I consulenti della difesa hanno preso in considerazione anche l'ipotesi che il lamierino fosse in realtà una reggetta per imballaggio, ovvero quel nastro metallico che viene usato per pacchi particolarmente pesanti. Ma lo hanno escluso perchè in ottone il costo è triplo rispetto al nastro di acciaio, perchè le reggette standardizzate sono larghe dai 15.5 millimetri in su e perchè l'ottone ha una resistenza alla trazione che è circa la metà di quella dell'acciaio. Inoltre, per le reggette si usano di solito la plastica o l'acciaio.
A queste conclusioni Riccadonna e Battaini sono arrivati consultando un loro collega ingegnere che lavora per una ditta lombarda che è tra la principali distributrici italiane di lamierini in ottone. Il problema del lamierino riguarda anche i test di microdurezza per sapere se è stato fabbricato con ottone crudo e per verificare quindi la causa degli strappi osservati al microscopio che ora vengono attribuiti alla forbice usata dal misterioso manipolatore del reperto.
G. P.
gazzettino
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