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著者: iltarlobiblioteca
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題目: [Forumumbri] Le Foibe - Il pianto di coccodrillo di quelli che ricordano
Le Foibe - Ricordi di giovinezza
Il pianto di coccodrillo di quelli che ricordano.
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Di queste giornate, mortiferi manifesti annunciano messe e mostre.
Altri ancora - graficamente agghiaccianti – gridano il rituale “Noi non dimentichiamo”.
Uno spot televisivo, che di tanto in tanto fa capolino tra gli eco-mostri e i mezzibusti televisivi, si duole della “pulizia etnica” perpetrata dai “partigiani comunisti jugoslavi” ai danni dei poveri italiani dell’Istria.
Il 10 febbraio è tornato e a passo di danza annuncia una blanda, blandissima carica. La Giornata del Ricordo per i “martiri” delle foibe è tra noi, come un ospite nel salotto di Vespa, annunciato dal dlin-dlon d’ordinanza.
Eppure manca qualcosa.
Che sia una giornata che manca di autostima lo si vede benissimo. E’ molle, flaccida, banale, ridondante. Vittimista. Chi l’ha imbastita, dissepolta, inventata ha creduto nell’onnipotenza dello strumento. Errore comune. Ma ha finito per smarrire il fine. Giacché non basta dire: “piangi e soffri!” all’ignaro conterraneo perennemente bambino. Bisogna pure che ve ne sia una ragione valida. O più d’una. E possibilmente tutte più forti dell’indifferenza strutturale.
Non è questione d’enfasi.
La Giornata del Ricordo non è mai stata, né per pudore può pretendere d’essere, una ricorrenza popolare, di quelle che si segnano in rosso sul calendario di Sara Tommasi.
I militanti della destra lo sanno. Finanche qualcuno di noi lo sa.
Basta uno sguardo per comprenderci: è una cerimonia per neofascisti.
Diciamocelo francamente. Lo è sempre stata. I camerati hanno voglia a negare. Se la sono fatta su misura, a due settimane di distanza dal 27 gennaio, decretata solennemente Giornata della Memoria da un governo di centro-sinistra, sostenuto da quelle forze politiche che hanno ormai fra i loro compiti principali quello di fare penitenza dell’indecente (?) passato: simboli che spariscono dagli stemmi di partito, campagne reazionarie di equiparazione di gruppi partigiani con battaglioni di italici valorosi a difesa della Repubblica Sociale Italiana di Salò, e così via.
Piuttosto quel che a molti fascisti rode, probabilmente, è che a cucire addosso loro il vestito sia stato quel sarto tendenzialmente voltagabbana che risponde al nome di Gianfranco Fini.
Ma per il resto è perfetta. Il riverbero nazionalista, la cosiddetta crisi di valori, i libelli revisionisti, li hanno aiutati a dovere, infiocchettando una leggenda metropolitana fino a renderla un cult: gli italiani morti in quanto italiani… suvvia!
Ci credono solo gli amanti delle fiction.
Lo sanno tutti coloro che hanno voglia di saperlo che cosa hanno fatto gli italiani in Istria e in Dalmazia. Lo sanno anche i fascisti e ne vanno fieri, per dirla tutta. Lontano dai riflettori se ne vantano pure, romanamente. Quanti saranno stati i morti slavi durante l’occupazione?
C’è chi dice 250mila, chi 300mila, chi arriva al mezzo milione. E con tutto quel macello artificiale, dopo stupri, violenze, ammazzamenti vari, paesi in fiamme, ci vorrebbero far credere che c’è ancora qualcuno così sciocco da ritenere “orribile” che i partigiani abbiano ricambiato con un buchetto nel cranio? Si?
Ma allora la nostra attenzione verso i “destri” di vario genere è forse eccessiva. Li sopravvalutiamo.
E già! Perché una cosa è dire – dirci così, negli occhi – che sono riusciti a fregare questo paesucolo melodrammatico facendolo diventare un loro totem, totem nazionale.
Ma altro è che ci credano realmente!
Fatti loro. Sta di fatto che l’interesse indotto sull’evento (dai media quanto dai partiti politici) si rivela anno dopo anno inversamente proporzionale al belletto che si vuole dare alle vittime: prima martiri, poi finanche eroi. Col nulla attorno. Come le Mentos.
Mi sa che gli unici a ricordarci ancora della Giornata del Ricordo siamo proprio noi!
Ma dopo tutto che si aspettavano, ai fascisti non interessava avere la folla ai sacrari della memoria nazionale. Interessava far passare un principio. E ci sono riusciti. Saranno soddisfatti.
In un Paese che non ha mai seriamente fatto i conti col fascismo (o al massimo ne ha una visione folkloristica), fare i conti con l’Antifascismo (Volante rossa, triangolo della morte, foibe) non può che essere strumentale. Di questo se ne sono accorti anche i bambini.

9 Febbraio 2007
Mirko Pacioni - Biblioteca Libertaria Orvieto
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