-------- Messaggio Originale --------
Oggetto: [glt-impronta] Schiavi del supermercato
Data: Wed, 07 Feb 2007 10:04:15 +0100
Da: Arianna Editrice (by way of Segreteria Rete Lilliput)
<segreteria@???>
Rispondi-a: glt-impronta@???, "Arianna Editrice (by
way of Segreteria Rete Lilliput)" <segreteria@???>
A: glt-impronta@???
-------- Messaggio Originale --------
Oggetto: SCHIAVI DEL SUPERMERCATO
Data: Tue, 30 Jan 2007 11:35:47 +0100
Da: Arianna Editrice <arianed@???>
A: segreteria@???
**NOVITA' EDITORIALE ARIANNA EDITRICE GENNAIO 2007**
SCHIAVI DEL SUPERMERCATO, il libro sulla grande distribuzione
organizzata in Italia
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http://www.ariannaeditrice.it/vetrina.php?id=11782>***Monica Di Bari,
Saverio Pipitone
SCHIAVI DEL SUPERMERCATO
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http://www.ariannaeditrice.it/vetrina.php?id=11782>***/La grande
distribuzione organizzata in Italia e le Alternative Concrete
/Pag. 96 - Euro 10,50 *
*
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http://www.macrolibrarsi.it/__schiavi_del_supermercato.php?pn=103>
*Qual è lo scenario della grande distribuzione organizzata In Italia?
**Chi sono i protagonisti del sistema iper e supermercato e quali le
strategie commerciali?
*Questo volume offre una visione completa sulla realtà della grande
distribuzione svelando al lettore e al consumatore le *pratiche
commerciali e di vendita scorrette* utilizzate dai principali gruppi
distributivi. La prima parte del testo è un percorso tra i settori di un
grande centro o distretto commerciale: alimentazione, ristorazione
veloce, tecnologia, fai da te, multisala. Un'attenta analisi dei grandi
marchi di distribuzione - Ipercoop, Esselunga, Carrefour, Auchan, Mc
Donald's, Mediaworld, Ikea - mette in luce le politiche di vendita
scorrette e la conseguente emarginazione delle piccole attività locali,
produttive e commerciali.
*Ma cosa può fare un consumatore consapevole per sottrarsi alla trappola
della grande distribuzione organizzata?
*La seconda parte del testo ripercorre le alternative concrete
sperimentate in Italia: i gruppi d'acquisto solidali, i piccoli mercati
auto-organizzati, le pratiche che legano la ristorazione al cibo locale.
Non mancano i *consigli per uno stile di vita sobrio e sostenibile*,
attento alla necessaria riduzione e scelta dei consumi a sostegno
dell'economia solidale e della produzione locale.
Una lettura indispensabile per tutti i consumatori; una *guida completa
per scegliere le proprie azioni di consumo*, privilegiando le risorse
del territorio in cui viviamo.
*Gli autori: Monica Di Bari*, laureata in Scienze Politiche e master in
Commercio equo e certificazioni biologiche. Autrice del libro /Il
Concordato, la legislazione tra Stato e Chiesa/ edito da Arianna Editrice.
Attualmente collabora con /il Consapevole/ e la /Gazzetta di Modena/.
*Saverio Pipitone*, laureato in Scienze Politiche e master in
Responsabilità sociale d'impresa. È stato caporedattore della rivista
/il Consapevole/. Attualmente è redattore web e collaboratore di una
nota rivista specializzata in economia e marketing.
*INDICE*
Introduzione
*PRIMA PARTE:
LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA IN ITALIA*
* *Il settore alimentare della grande distribuzione organizzata*
- La grande distribuzione made in Italy: Coop ed Esselunga
- I giganti stranieri della distribuzione alimentare: Auchan e
Carrefour
- LIDL: l'alto prezzo del Discount
* *Il /fast food/ come modello di distribuzione*
* * Il consumo del tempo libero: Fai da te IKEA e Tecnologia MEDIAWORLD
- *Ikea. La favola del compensato
- Mediaworld. Il vizio tecnologico
* *Il Cinema e la Grande Distribuzione Organizzata
- *Multisala, Multiplex, Megapex. Il consumo del megaschermo
- Il documentario politico contro la grande distribuzione
*SECONDA PARTE:*
*ALTERNATIVE CONCRETE ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE*
* *L'alternativa strategica del piccolo è bello*
* *Cibo e cultura locale contro la grande ristorazione organizzata*
* *I mercatini locali come luoghi di consumo e incontro sociale*
* *L'alternativa dei Gruppi d'Acquisto Solidali*
* *Decrescita e semplicità volontaria nella società dei consumi*
I protagonisti della distribuzione moderna
Bibliografia
*ESTRATTO*
*Introduzione*
*Mercato, SUPERMERCATO, IPERMERCATO.* Dominique Fernandez, romanziere e
saggista francese osserva, descrive e si chiede "Un mercato? Che termine
piatto e mercantile per designare il territorio magico dove si svolge la
più fastosa delle cerimonie in onore dei colori e dei profumi!". Serge
Latouche, teorico della decrescita e anche lui francese, nel saggio
/L'Altra Africa, tra dono e mercato/, riprende questa affermazione
mentre distingue accuratamente il mercato o i mercati con la "m"
minuscola dai Mercati con la "M" maiuscola. L'uso della stessa parola
per designare al tempo stesso scambi concreti in un luogo determinato e
un sistema astratto di scambio, o meglio di commercio, con prezzi
indicati in base all'incontro economico della domanda di coloro che
consumano e dell'offerta di coloro che producono. Un SUPERMERCATO è
qualcosa di ancora diverso. Niente a che vedere con la festa di odori e
colori descritta da Fernandez; nessun incontro con chi ha prodotto la
merce che desideriamo acquistare. È invece una distesa di marchi
colorati che brillano sotto le luci al neon e sistemati ordinatamente in
scaffali, corsie e reparti: un supermercato o supermarket è un punto di
vendita al dettaglio a libero servizio di prodotti di largo consumo con
una superficie compresa fra i 400 e i 2.500 metri quadrati. SUPER,
ovvero di qualità superiore al normale, è un prefisso di origine latina
che indica un eccesso, una preminenza e il superamento di un limite;
calco del greco /hupér/, da cui iper e IPERMERCATO: in questo vocabolo è
ancora più evidente il significato di qualcosa che va oltre, di ultra
abbondanza nella dimensione e nella quantità. L'ipermercato è una grande
area attrezzata per la vendita al dettaglio con una superficie coperta
non inferiore ai 2.500 metri quadrati. L'assortimento dei beni di
consumo è molto più ampio rispetto al super: il genere alimentare e i
prodotti per l'economia domestica costituiscono solo un reparto delle
merci esposte. Nel carrello dell' IPER-CONSUMATORE possiamo trovare
anche elettrodomestici, computer, televisori, prodotti di telefonia
mobile, tende da campeggio, libri e cd musicali; c'è poi ancora spazio
per alcuni articoli sportivi, qualche camicia per rinnovare il
guardaroba, mensole a incastro per la libreria, e oggi all'ipermercato
si possono acquistare anche i farmaci per soddisfare al meglio le
esigenze e i bisogni delle multinazionali farmaceutiche. Il modello è
quello di "tutto sotto lo stesso tetto" e nei diversi reparti la
disposizione delle merci segue le regole di una rigida logistica. Quello
che colpisce completando il percorso di un iper é una gran quantità di
impulsi e messaggi visivi e la completa assenza di richiami olfattivi.
In particolare nel reparto /food/ la merce non ha odore o se ce l'ha è
talmente sottile, delicato e manipolato da raggiungerci, disturbandoci o
compiacendoci, difficilmente.
*Dal non luogo dei centri commerciali alle alternative concrete di
consumo.* Autostrada del sole in direzione Bologna, tangenziale e uscita
Centro Commerciale: località di Casalecchio di Reno. Il nome deriva dal
latino /casaliculum/, un agglomerato di case, oggi parte integrante del
distretto urbano bolognese. Da qualche anno a Casalecchio è nata una
zona residenziale, La Meridiana, con appartamenti e monolocali in
stabili eleganti. Chi compra o affitta una casa qui, ha il grande
vantaggio di trovarsi a due passi da /ShopVille/, la città degli
acquisti, un blocco commerciale di 45000 mq in corrispondenza delle
grandi arterie stradali di scorrimento. Quella che un tempo era una zona
pre-collinare, oggi è una colata di cemento dove sorgono strutture
prefabbricate, sedi dei più famosi esercizi della grande distribuzione
organizzata: Carrefour, Mediaworld e Ikea attirano ogni giorno migliaia
di consumatori! /ShopVille/ è il classico esempio di un centro o
distretto commerciale con una parte della superficie terrestre ripetuta
e clonata, dove le azioni e le dinamiche degli individui si ripetono
costantemente in modo meccanico. Shop Ville di Casalecchio è anche
l'esempio di come oggi il vecchio centro commerciale si sta trasformando
in DISTRETTO COMMERCIALE con l'occupazione dei marchi della grande
distribuzione di interi quartieri collocati generalmente all'ingresso
delle città, vicino alle zone industriali e alle uscite autostradali:
supermercati, ipermercati, magazzini di tecnologia, abbigliamento,
mobili e tutto quello che oramai rientra nel largo consumo accessibile a
tutti. Per vedere con i propri occhi questa realtà dove il consumatore
trascorre tutto il suo tempo libero basta fare un giro per
l'Emilia-Romagna da Casalecchio a Savignano sul Rubicone, da Rimini a
Ravenna, dai Lidi ferraresi a Ferrara, per poi osservare i distretti
commerciali, ancora più giganteschi, dei Paesi del nord-Europa.
L'antropologo Marc Augé parla di /non-luoghi/, definendo i centri
commerciali come non identitari, non relazionali e non storici, privi di
vita culturale e sociale. Una volta usciti dall'autostrada ci
ritroviamo, come consumatori, nel /non luogo/ dei distretti commerciali.
Ampio parcheggi su due piani, e sempre più in costruzione, per
accogliere migliaia di automobili e permettere al visitatore di
parcheggiare con estrema facilità e immergersi velocemente con anima e
corpo nelle "cattedrali del consumo". Attraverso passaggi pedonali,
arriviamo alle strutture del centro. Prima il dovere e poi il piacere:
innanzitutto la spesa settimanale e mensile. Parte la corsa alle offerte
con l'obiettivo di prelevare dagli scaffali più merci possibili, al
prezzo più conveniente. La seconda tappa è il consumo di elettronica:
elettrodomestici innovativi e giocattoli tecnologici riempiono la vita
quotidiana e la casa. Acquistiamo per possedere, convinti di
rispecchiare la nostra personalità negli oggetti consumati, ma poi sono
gli stessi oggetti che finiscono per possedere noi. Dopo l'acquisto di
oggetti e prodotti anonimi, i distretti commerciali offrono cibo a
volontà senza storia e tradizione gastronomica e vi è anche la
possibilità di consumare la visione dell'ultima novità cinematografica,
condita dai confort tecnologici dei cinema multisala. Il consumatore,
che passa il suo tempo tra i reparti di un centro o distretto
commerciale, è ipnotizzato dalle illusioni merceologiche della grande
distribuzione. In realtà, la maggior parte della merce venduta e
acquistata è di scarsa utilità primaria e proviene da paesi distanti
decine di migliaia di chilometri come la Cina comunista che
paradossalmente è diventata la "classe operaia" del sovrano consumista
occidentale. Oggi, l'economia gira esclusivamente a vantaggio dei grandi
distributori e degli imperi multinazionali mentre la piccola produzione
locale agricola e artigianale rischia di scomparire. Accorciare la
filiera di produzione, rivalutare l'economia locale e modificare
sensibilmente i consumi è ancora possibile e necessario per ristabilire
un ordine equo e solidale delle popolazioni del mondo, ma questo
richiede l'impegno unito dei piccoli produttori e dei consumatori di
praticare delle concrete alternative alla grande distribuzione
organizzata. Piccoli mercati di strada rappresentano l'occasione e il
luogo d'incontro tra produttore e consumatore; osterie, bar e spazi
dedicati alla ristorazione somministrano il cibo e la cultura locale
contro la grande distribuzione del gusto; l'acquisto diretto delle merci
attraverso gruppi solidali o collettivi è una soluzione di consumo dalla
quale consegue risparmio e maggiore qualità dei prodotti; altre
alternative sono anche i prodotti del commercio equo, l'alimentazione
biologica, il risparmio etico, il turismo responsabile. Infine, l'invito
a uno stile di vita sobrio, semplice, conviviale e di decrescita ovvero
consumare meno e con maggior attenzione ai bisogni individuali e
collettivi; produrre in modo diverso con responsabilità sociale e
ambientale. Rivalutare il tempo come spazio di vita, risparmiando e
investendo l'energia nelle aspirazioni creative, nelle relazioni sociali
e nella condivisione delle risorse.
http://www.ariannaeditrice.it/scienza/_schiavi_del_supermercato.html
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