[NuovoLab] Hebron, la brutalità dei coloni

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Saluti. Andrea Tosa



Hebron, la brutalità dei coloni


Il filmato della colona israeliana di Hebron che
molesta una ragazzina palestinese ha fatto il giro del
mondo. Nel video, la colona insulta ossessivamente la
ragazzina e la spinge dentro la sua casa, urlandole di
non uscire dalla sua gabbia. Ma l'immagine che più
disturba è forse quella del soldato israeliano che se
ne sta lì di fronte a guardare senza far nulla. Il
filmato ha creato enorme scalpore e innescato feroci
discussioni sui media e nel mondo politico israeliano:
ma il dato che emerge con chiarezza da queste reazioni
è soprattutto la totale ignoranza che l'opinione
pubblica israeliana dimostra riguardo alla situazione
dei palestinesi nei Territori Occupati. Tra i vari
commenti istituzionali alla vicenda, uno dei pochi
sensati è stato quello del direttore del museo
dell'Olocausto, che ha ricordato come "tali episodi di
violenza e persecuzione fossero quotidianamente subiti
proprio dagli ebrei europei durante gli anni trenta" e
ora la storia sembra ripetersi al contrario.

Il premier Ehud Olmert ha "provato vergogna dinanzi a
tanta malvagità" e il ministro della difesa Peretz si
è dichiarato "preoccupato per l'immagine sbagliata
dell'IDF che questo filmato trasmette al mondo:
l'esercito israeliano verrà percepito come complice
delle azioni dei coloni." Le associazioni israeliane
per i diritti umani gli hanno subito fatto notare che
l'IDF in realtà complice lo è, e a tutti gli effetti,
perché sulla carta il regolamento imporrebbe ai
soldati di intervenire per proteggere i palestinesi
dalle violenze dei coloni. Anche se ovviamente ciò che
accade quotidianamente è il contrario.

L'episodio documentato dall'associazione israeliana
B'Tselem si è svolto a Hebron, la città della West
Bank che forse più di ogni altra vive quotidianamente
la violenza del conflitto tra coloni israeliani e
residenti palestinesi. Nella città vecchia, che si
inerpica sulle colline attorno alla tomba dei
Patriarchi, vivono circa ventimila palestinesi. Tra di
loro, si sono insediati circa cinquecento coloni. Con
la consegna ufficiale di proteggere questi ultimi, i
soldati dell'IDF presidiano ogni angolo della città.
Le strade del mercato, un tempo fiorente e rinomato in
tutta la Palestina, sono da due anni sigillate da muri
di cemento e filo spinato: i coloni hanno picchiato i
negozianti palestinesi e bruciato i loro negozi,
costringendoli ad andarsene insieme alle loro
famiglie. Le strade della città vecchia sono quasi
sempre deserte, a parte i bambini che, seduti sui
muretti, guardano i soldati passare. Ma ciò che resta
impresso in maniera indelebile nella memoria è
soprattutto un particolare: tutte le porte e le
finestre delle case palestinesi sono protette da
griglie di ferro. Persino i terrazzini sono
completamente chiusi da gabbie protettive e i bambini
passano la giornata a guardare il mondo esterno
attraverso le sbarre.

I residenti palestinesi della città, stanchi di
trovare tutte le mattine i vetri spaccati a sassate
dai giovani coloni (e di essere sbeffeggiati dalla
polizia israeliana quando vanno a sporgere denuncia),
hanno provveduto nell'unico modo possibile: non avendo
altro posto dove andare, hanno deciso di proteggersi
trasformando le proprie case in gabbie. Proprio come
si vede nel video che ha sollevato le recenti
polemiche. L'elenco delle violenze quotidiane inflitte
dai coloni è senza fine. Intere famiglie palestinesi
vengono spesso cacciate dalle loro abitazioni, che
vengono poi occupate da giovani coloni. In genere,
pochi giorni dopo l'avvenuta occupazione, pattuglie
dell'IDF requisiscono anche le case vicine per "motivi
di sicurezza" e vi si accampano stabilmente. Ogni
anno, ettari di vigneti palestinesi vengono sradicati
dai coloni, per impedirne la vendemmia. Innumerevoli
sono poi le testimonianze filmate delle aggressioni
che i bambini palestinesi subiscono all'uscita da
scuola, dove insieme alle loro madri vengono picchiati
da squadre di coloni, che poi fuggono all'arrivo
dell'esercito, puntualmente in ritardo.

Di fronte a queste continue brutalità, fa quasi
sorridere per la sua ingenuità il video della donna
colona che insulta la ragazzina palestinese. Tuttavia,
il cittadino medio israeliano è rimasto scioccato da
quelle crude immagini: la percezione che egli ha dei
Territori è annebbiata, gli hanno solo detto che è
meglio non andarci, perché è pieno di terroristi. E
comunque preferisce non pensarci. Vedere con i proprio
occhi che il proprio esercito, di cui anch'egli ha
fatto parte, è complice delle violenze e del disprezzo
dei coloni, crea un senso di profondo disagio.

Il commento del ministro dell'interno, alla vista del
video, dà l'idea dell'ignoranza, o forse malafede: il
ministro ha affermato che "non è tollerabile che i
coloni agiscano come dei fuorilegge, la legge deve
essere uguale per tutti i cittadini israeliani." Ma a
quale legge si riferiva il ministro? Se si riferiva
alle leggi israeliane, allora evidentemente crede che
Israele abbia già annesso i Territori Occupati. Ma
nella West Bank è in vigore la legge militare che
regola lo stato di occupazione. Quindi a tutti gli
effetti i coloni possono continuare ad agire
indisturbati, come dei veri e proprio banditi
legalizzati, anzi protetti dall'esercito del proprio
paese. La stessa polizia di confine, di stazione a
Hebron, ha confermato che le violenze dei coloni sui
palestinesi sono molto frequenti, ma spesso vengono
compiute da coloni ancora minorenni e quindi non
perseguibili.

L'ignoranza sulla reale situazione nei Territori non
riguarda solo gli israeliani che vivono al di qua
della Linea Verde, ma anche i politici stranieri.
Alcuni giorni fa, Xavier Solana, responsabile della
politica estera dell'Unione Europea, ha avuto modo di
rendersi conto di persona della situazione. In visita
ufficiale per colloqui con Olmert e Abbas, è stato poi
accompagnato in un insolito tour di Gerusalemme Est e
dei vicini villaggi arabi. Al termine si è detto
"profondamente scioccato" dal deteriorarsi della
situazione, dall'estensione del Muro che taglia a metà
interi villaggi palestinesi e dalla continua crescita
delle colonie israeliane attorno a Gerusalemme, che
stanno "di fatto rendendo impraticabile l'opzione dei
due popoli-due stati". Solana ha quindi invitato
Israele a bloccare immediatamente l'ampliamento delle
colonie e la costruzione del Muro, essendo ambedue i
progetti contrari alla road map e alla legalità
internazionale.

Le polemiche innescate dal recente video della colona
israeliana, tuttavia, non porteranno probabilmente a
nessun miglioramento tangibile. Nonostante
l'indignazione politically correct del premier e di
alcuni ministri, infatti, nessuno ha alzato un dito
per fermare nemmeno una delle recenti leggi della
vergogna approvate dal governo. Nessuno si è opposto
all'estensione della legge che vieta il
ricongiungimento familiare tra palestinesi che vivono
nella West Bank e cittadini arabi-israeliani. Nessuno
ha mosso obiezioni alla legge che vieta a cittadini
israeliani e stranieri di trasportare nella propria
macchina residenti della West Bank, a meno che non si
tratti di datori di lavoro israeliani che trasportano
propri impiegati.

Quest'ultima legge risulta particolarmente odiosa, in
quanto sancisce legalmente il rapporto subalterno di
classe tra occupanti e occupati. Resta da chiedersi
quanti altri documenti sulle violenze dei coloni
saranno necessari prima che la società civile
israeliana apra gli occhi sulla brutalità
dell'Occupazione e del criminale progetto della
colonizzazione della West Bank, che sta minando sempre
di più le flebili possibilità di soluzione del conflitto.




        
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