[NuovoLab] Molotov? Sospetto gli imputati

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Szerző: brunoa01
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secolo xix

IL G8 ALLA SBARRA

Bottiglie sparite, agenti sospettati

Il pm: gli imputati potrebbero essere coinvolti nella distruzione. Ma il processo continua
GENOVA.
“Bomba o non bomba arriveremo a Roma” cantava Venditti.
Pare invece che restino un problema tutto genovese le molotov che durante il G8 del 2001 erano inopportunamente
comparse all’interno della scuola Diaz e ora, altrettanto inopportunamente scomparse tra le prove del processo a carico di 29 esponenti della Polizia di Stato,la maggior
parte funzionari e dirigenti, accusati di violenze e abuso di potere.
In aula, ieri, il pmEnrico Zucca ha stigmatizzato:
«Potrebbe essere successo che alcuni imputati abbiano concorso alla sparizione delle due molotov», facendo
insorgere i difensori.
Che avevano chiesto la sospensione del processo, in assenza delle due molotov.
Invece, dopo due ore di camera di consiglio il presidente del tribunale, Gabrio Barone,ha dichiarato tecnicamente
infondate le eccezioni, sottolineando che al tribunale bastano le foto scattate e le testimonianze a disposizione.
E per quanto riguarda la sparizione dei due corpi di reato, Barone ha detto che accertamenti possono essere svolti dal pm con una nuova inchiesta.
Se poi emergeranno particolari importanti, saranno presi
in considerazione prima che il dibattimento
sia concluso.
Magari ascoltando nuovi testi.
Al tribunale basta acquisire la relazione della questura
per chiarire la disponibilità dei reperti.
Dalla relazione, firmata dal questore Salvatore Presenti, emerge una possibilità.
Ovvero: che «le due molotov non siano state oggetto di distruzione isolata ma che possano essere state erroneamente inserite tra il materiale sequestrato all’interno dello stadio Carlini per il quale esisteva decreto di distruzione».
Il documento è stato inviato alla procura della Repubblica
presso il tribunale di Genova e porta la data del 23 gennaio
2007: quattro pagine e mezzo a alle quali sono stati aggiunti tredici allegati condate che spaziano tra l’agosto
e il settembre 2001 e ricostruiscono la cronistoria delle due bottiglie incendiarie.
Il 6 agosto, la procura aveva chiesto un elenco di quanto sequestrato durante l’irruzione nella scuola Diaz.
L’operazione si svolse tra il 7 e il 9 agosto. «Dall’esame degli elenchi ­è scritto nella relazione ­si evince l’assenza di riferimenti alle due molotov. Essendo materiale
esplodente, non potevano essere depositate
presso l’ufficio corpi di reato».
In data 24 agosto ­si legge sempre nella relazione del questore ­su autorizzazione della procura si accertò
se vi fossero impronte digitali sulle molotov: dal verbale di riferimento emerge chiaramente che si trovavano negli uffici del nucleo artificieri della questura.
Ma il 28 agosto vengono trasferite ai laboratori della
polizia scientifica.
Successivamente, il fascicolo sui rilievi viene trasmesso
all’autorità giudiziaria.
Dopo di che delle molotov si perde traccia.
Quindi, si suppone che siano state distrutte.
Come è scritto sul documento:
«Tra il 9 e il 14 settembre, gli artificieri distrussero materiale esplodente di varia natura sequestrato
dalla Digos presso lo stadio Carlini. Tale distruzione era stata ritualmente autorizzata dall’allora responsabile
dell’inchiesta, dottor Francesco Lalla. Si presume che le
due bottiglie incendiarie siano state erroneamente inserite tra il materiale per il quale esisteva il decreto di
distruzione».
E’ questa la risposta data ufficialmente dal questore di Genova, Salvatore Presenti, ai pm Enrico Zucca e
Francesco Cardona Albini, che avevano incaricato la polizia di ritrovarle.
Gli accertamenti, viene ancora specificato,sono stati svolti dal primo dirigente della polizia, Giuseppe
Gonan, dai vicequestori aggiunti Francesco Borrè e Daniela Campasso, e dal commissario capo Federico Sciaudone con la collaborazione dell’ispettore artificiere antisabotaggio,
Marcellino Melis.
Quest’ultimo ha firmato una relazione allegata al
documento nella quale specifica tra l’altro:«Non risulta agli atti nè un verbale di distruzione delle due molotov,
nè una richiesta di premio di disattivazione.
Per cui si presume che le stesse siano state erroneamente distrutte insieme ad altromateriale infiammabile
per il quale esisteva l’autorizzazione».
Durante tutta la mattinata di ieri, mentre in aula si celebrava il processo, di fronte a palazzo di giustizia il
Comitato Verità e Giustizia per Genova non ha perso l’occasione per inscenare un presidio di protesta e una
provocatoria «caccia al tesoro» delle due bottigliemolotov.

ELISABETTAVASSALLO
In una foto d’archivio, una delle due bottigliemolotov che dovevano comparire in aula al processo per le violenze
contro i no global, all’interno della scuolaDiaz. Le bottiglie, affidate alla polizia e distrutte per sbaglio insieme ad altri vecchi reperti, saranno visionate in aula soltanto in foto.
E le udienze continueranno, nonostante la richiesta dei difensori che hanno chiesto d’interrompere il dibattimento, in attesa di un impossibile recupero dellemolotov.

ARCHIVIAZIONE

«IL GIUDICE SABELLA DOVEVA VIGILARE» •••
GENOVA.
Il gip, Lucia Vignale, ha archiviato la posizione di Alfonso Sabella, oggi giudice al tribunale penale
di Roma che era accusato di abuso d’ufficio e abuso di autorità sugli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulle
violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova, nel 2001.
Sabella all’epoca era responsabile del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).
Il gip, pur accogliendo la richiesta di archiviazione, ha affermato: «Sabella non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo, che non impedì il verificarsi di eventi che avrebbe dovuto evitare».
Il giudice sostiene anche che, non essendo chiaro quanto tempo il giudice sia stato a Bolzaneto, non è possibile dimostrare che tale condotta sia stata volontaria. Il gip, nella sua ordinanza, scrive che Sabella ha ammesso in almeno due occasioni che i detenuti
venivano tenuti in piedi e con le mani al muro.
Situazione della quale chiese spiegazione a un ispettore,ma la risposta fu che si trattava dimisure di sicurezza. E Sabella ribadì che quella posizione doveva esseremantenuta solo per il tempo strettamente necessario e per non più di un quarto d’ora.
Secondo il gip però Sabella non risulta aver adottato alcuna iniziativa per assicurarsi che l’ordine venisse rispettato.
Ma non vi è alcuna prova che ilmagistrato fosse consapevole che gli ordini da lui impartiti sarebbero stati violati.

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