ciao
sono Massimo del GAS Bicocca
ci eravamo ripromessi di partecipare agli incontri intergas ma per ora
non ci siamo ancora riusciti...
sperando di essere presenti il 13 febbraio, vorrei buttare nel piatto
un argomento che non mi sembra sia ancora stato trattato dall'intergas
e che forse potrebbe essere di interesse comune: valutare la
possibilità di mettere in piedi una sorta di comunità locale (sulla
falsariga di un distretto o rete di economia solidale) con l'obbiettivo
di uscire per quanto possibile da questo sistema di mercato.
Vi allego (spero che abbiate voglia di leggerlo) un breve documento
sulle monete locali, che inquadra con discreta sintesi la questione:
potrebbe essere un punto di partenza per ulteriori approfondimenti
max
marco papini ha scritto:
CIAO,
Verbale dell'incontro del 16 Gennaio, vi ricordo inoltre che il
prossimo
incontro sarà il 13 Febbraio 2007 sempre a Baggio.
Riunione Intergas del 16 Gennaio 2007
Presenti: GAS Dergano, Filo di Paglia, GAS Baggio, GAS Domestico, GAS
Città
Studi, GAS Lambrate, GAS Buccinella e GASPARE.
-1 – Mauro elenca i GAS di Milano (da una lista di Marco) e li
contatterà
per coinvolgerli nell'Intergas.
0 – *Incontro con produttore biologico*, amico di Sabina, della coop
Eugenia
evoluzione della Coop Monte Amiata impegnata in un recupero dell'
attività
agricola in una zona depressa. Ora purtroppo la coop attraversa un
momento
impegnativo per le vessazioni conseguenti ad una speculazione
immobiliare
attuata con espropri, espediente molto diffuso.
All'Amiata, coltivavano grano a basso contenuto di glutine, hanno
fondato
un' associazione per la salvaguardia del patrimonio genetico, e
intendono
continuare. Ci spiega come la carne che si compra al super sia cattiva:
all'ingrosso la carne di maiale è pagata 1 € al chilo, ma per una
produzione
naturale costa almeno il triplo. Per allevarla a quel prezzo ci
vogliono
ormoni e schifezze da mangiare. Sui polli, la concorrenza si gioca sui
giorni di allevamento, un allevatore che usa metodi normali in 28 gg ha
un
pulcino di 250 grammi, non un pollo di un kg.
La cooperativa segue il tema dell'accesso alla terra: in Toscana la
terra ha
un valore turistico maggiore di quello agricolo. La Monte Amiata,
attraverso la raccolta di fondi con azioni popolari, stava acquisendo
alcuni
terreni (circa 1000 ha), arrivando infine a firmare un compromesso di
acquisto. In seguito ad alterne vicende con i proprietari, sono stati
costretti a ricorrere alle vie legali per vedere rispettati i
contratti. Ma
i potenti proprietari riuscirono a ottenere uno stravolgimento della
sentenza (contrariamente a quello che dice la legge) da parte dei
giudici ed
hanno perso denari e attività. Si è così, inoltre, creato un
precedente
giuridico negativo per altri agricoltori.
Producono olio, cereali e carne, intendono diversificare l'attività
agricola, sviluppando la filiera corta e far partire un progetto di
turismo
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[05.10.2006]
Le monete complementari
[a cura di Socialforge]
Quasi tutte le moderne società, oggi soffrono degli stessi
problemi: la disoccupazione, la scarsa scolarizzazione, la crisi
da sovrapproduzione che grava sui produttori, che non hanno a chi
vendere ciò che producono, la concorrenza dei paesi emergenti
come Cina e India, la globalizzazione della produzione.
L'effetto visibile di ciò, che molti di noi sperimentano
quotidianamente, è la difficoltà di arrivare alla
fine del mese, di trovare un lavoro stabile, di poter pagare affitti
e bollette, la quasi impossibilità di poter accedere alla
scuola avanzata, alla cultura e all'intrattenimento. Tutti sintomi
di uno stato di carestia.
Ma se andiamo a guardare, siamo in una fase definibile come l'opposto
della carestia. Le aziende, soprattutto quelle medio-piccole, magari
agricole, hanno i magazzini colmi di merce invenduta perché
non riescono a competere a livello internazionale. Inoltre oltre
i 2/3 dell'economia sono ormai formati dai servizi, lavoro immateriale
che non dovrebbe conoscere la scarsità di materia prima in
quanto essa è essenzialmente il lavoro mentale e fisico delle
persone.
La disoccupazione, in termini semplicistici, può essere
vista come una situazione in cui c'é gente con tanto tempo
libero, che potrebbe impiegare per produrre beni e prestare servizi
e riceverne altrettanti in cambio, ma che è impossibilitata
a farlo perché mancano i soldi per dar corso alle transazioni.
Sia come paese, che come continente, produciamo più di quello
che ci serve, l'unica risorsa scarsa sono i soldi.
Bernard Lietaer, uno dei più grandi esperti al mondo di
questioni monetarie e uno degli architetti dell'euro presso la banca
centrale del Belgio, sostiene che "il denaro" come un
anello di ferro che ci siamo messi al naso. Abbiamo dimenticato
di averlo progettato noi, ed ora è esso che ci trascina.
Secondo Lietaer, quello che dicono i libri universitari di economia,
cioé che le persone e le corporation competono per i mercati
e le risorse, è errato. Essi competono per il danaro, usando
i mercati e le risorse per ottenerlo. Quindi progettare e usare
denaro differente vuol dire in effetti ri-orientare gran parte dello
sforzo collettivo dell'umanità.
Lietaer parte dalla convinzione che l'avidità e la paura
della scarsità che la genera, non siano tratti immutabili
della natura umana, ma sentimenti continuamente amplificati dal
tipo particolare di moneta che usiamo, dal come essa è tecnicamente
progettata per agire. Ma Lietaer dice altro: è possibile
progettare monete complementari che si oppongono alla finanziarizzazione
dell'economia e che centrino di nuovo l'attenzione delle persone
sulla produzione e sul lavoro. Strumenti di opposizione fattiva
alla delocalizzazione produttiva, alla perdita di posti di lavoro
locali ed alla loro precarizzazione.
Margrit Kennedy, la nota economista tedesca promotrice delle monete
locali in Germania, è solita raccontare questa storiella,
che ciascuno di noi potrebbe vivere domattina. Una donna va in un
hotel e tira fuori un biglietto da 100 euro per prenotare una camera
per la notte. Con quella banconota l'albergatore paga il panettiere,
la cui moglie esce e va a comprarsi un vestito, il sarto porta la
macchina a riparare, e il meccanico, sempre con la stessa banconota,
paga un venditore ambulante di cellulari, che poi va in albergo
a prendere una camera per la notte e paga con quella banconota da
100 euro. Ma proprio in quel momento arriva la donna dell'inizio
della storia, che dicendo di non volere più la camera, si
riprende i 100 euro e la banconota torna quindi nelle sue mani.
Appena esce dall'albergo, con l'accendino le da fuoco...perché,
dice, era falsa!
La morale della storia è che per mezzo di una sola banconota
da 100 euro si sono scambiati in un solo giorno almeno un valore
di 500 euro di beni e servizi. Con una sola banconota, peraltro
falsa. Traiamo da questa storia qualche conclusione: il denaro non
ha un valore intrinseco, infatti i soldi erano falsi; il valore
che attribuiamo al denaro è dato dalla fiducia che riponiamo
in esso; essendo il denaro una misura di valore, misura tanta più
ricchezza scambiata, tanto più velocemente circola.
Di fatto già esistono molte "monete" complementari
in uso, anche se non le chiamiamo così. I buoni pasto (ticket-restaurant)
o i coupon dei frequent flyer delle compagnie aeree, che sono addirittura
scambiati nel mercato grigio..
Possiamo definire come complementare una moneta che non si sostituisce
alla moneta nazionale (nel nostro caso, l'euro), ma che la affianca,
permettendo lo scambio tra persone, nella comunità in cui
si diffonde, che hanno tanto da scambiare ma poca unità di
scambio per farlo. Ma perché fare, progettare, una moneta
complementare? Quali sono i vantaggi reali che pu? offrire?
Innanzitutto c'é da notare che una moneta complementare
per sua natura, non essendo a corso forzoso, ciò non essendoci
uno Stato che punisce chi non la accetta, si diffonde normalmente
in una ristretta area locale, in cui produttori e negozianti l'accettano,
e così facendo, diminuisce la scarsità di unità
di scambio e crea ricchezza aggiuntiva.
Sembrerebbe strano chiamare un vicino agricoltore e dirgli: ho
visto che hai molte pere nel tuo frutteto che non raccogli, me ne
dai un po'? Ti sentiresti in obbligo di dargli qualcosa in cambio,
ma se poi devi pagare in moneta scarsa (euro), tanto vale andare
al supermercato. Così le sue pere marciranno perché
tu comprerai quelle importate, vendute a prezzi stracciati. Prodotte,
chiaramente, in qualche paese dove la manodopera è vicina
ad un costo zero e dove non ci sono diritti sindacali. E comprando
quelle pere, contribuirai inevitabilmente a mandare in rovina i
produttori locali ed a distruggere posti di lavoro sul tuo territorio!
Un gatto che si morde la coda, insomma.
Avendo invece una moneta locale abbondante, comprare le pere dal
vicino diventa una scusa per interagire. E da li parte una esplosiva
economia locale che da lavoro a tanti che non ce l'hanno, mantenendo
in loco la ricchezza che questo lavoro produce, e senza inquinare
il pianeta con trasporti energivori ed imballaggi. Magari, senza
neanche la necessità di fare una Tav per trasportare velocemente
merci da una parte all'altra dell'Europa!
Un altro effetto poi di avere molte monete complementari su base
locale è di disporre di un ammortizzatore rispetto alle crisi
finanziarie mondiali - ai su e giù della finanza impazzita
- come dicono i fondatori del circuito "Regiogeld" tedesco,
che conta più di 50 monete complementari. Uno strumento di
stabilità dei prezzi locali e quindi di mantenimento del
potere di acquisto individuale.
Ma la prima ragione per cui sono nate le monete complementari
è la lotta alla disoccupazione. Le prime monete contemporanee
nascono infatti nell'Inghilterra della de-industrializzazione della
Thatcher, come risposta dal basso dei disoccupati all'impossibilità
di procurarsi reddito sufficiente per i propri bisogni. Come sostiene
Rifkin nel sul libro "La fine del lavoro" la disoccupazione
è strutturale; i lavori (jobs) saranno sempre meno, dato
che l'aumento di produttività dovuto alle tecnologie permetterà
nei prossimi 30 anni di produrre tutto il necessario per il pianeta
con il lavoro di una piccolissima frazione di persone. Bene, cosa
farà il resto? Morirà di fame?
Una delle monete complementari più di successo è
Ithaca Hour, creata da Paul Glover nel 1991 in una città
dello stato di New York, Usa. Ithaca Hour ha un valore di $10, l'equivalente
teorico di un ora di lavoro, molti milioni di dollari di valore
equivalente sono stati movimentati dai residenti, più di
500 aziende e 100 organizzazioni non profit la accettano, programmi
popolari sono stati finanziati attraverso di essa tramite prestiti
a tasso zero, ed è anche stata donata dall'ente di gestione
all'amministrazione locale per fare lavori pubblici senza alzare
le tasse.
Gli agricoltori di Ithaca la accettano e la usano per assumere
qualcuno che li aiuti con i raccolti, o con lavori di riparazione
e migliorie, alcuni proprietari (specie se non hanno a loro volta
mutui) accettano un affitto pagato in Hours, in tutto o in parte.
I negozi locali accettano ovviamente questa moneta, riuscendo a
sopravvivere alla concorrenza delle grandi catene di ipermercati
come Wal-Mart, e vendendo soprattutto prodotti locali. C'è
anche una banca di credito cooperativo di Ithaca, la Alternative
Credit Union, che ha conti correnti in moneta locale.
Usando monete complementari locali si crea insomma un vantaggio
a favore della sostenibilità locale, sia in termini ecologici
che sociali.
Ma la moneta complementare è anche un volano per facilitare
innovazione sociale a livello locale. L'ultima fatica di Glover,
sono le mutue sanitarie cooperative: in Usa non c'è una sanità
pubblica, ma con il controvalore di $100/anno, sia a Ithaca che
a Philadelphia si può avere una copertura sanitaria ed a
Ithaca ha appena aperto una clinica gratuita, creata con le Hours.
Glover sta anche lavorando alla creazione di "Ecolonies",
nuove forme abitative, totalmente eco-compatibili, che uniscono
spazi individuali a spazi comunitari (co-housing), finanziate anche
attraverso le Hours.
Per concludere, quindi, abbiamo visto come le monete complementari
possono essere una "macchina" per superare, o almeno mitigare,
i fattori negativi di questa economia globalizzata, e possono, nel
farlo, generare una nuove forme di socialit? coesa che riesce ad
autoprodursi e ad autogestirsi molti dei servizi essenziali.
Che aspettiamo a "farci il nostro denaro" anche qui
in Italia?
Socialforge (
www.socialforge.net).
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