da il manifesto
Per salvare l'Africa cambiamo l'Europa
Raffaella Bolini *
Comunque vada, Nairobi sarà un successo. Al tempo
del primo Forum sociale mondiale, sei anni fa, un
Forum in Africa pareva un sogno. La sfida che il
comitato organizzatore africano si è voluto
assumere è stata enorme - con pochissimi soldi e
scarsa strumentazione, in un continente dove
internet e telefonini sono per tanti un lusso.
Abbiamo fatto, come movimenti italiani, quello che
era possibile per dare una mano.
La divisione dell'Africa è obiettivo primario dei
poteri impegnati nello sfruttamento delle sue
enormi risorse umane e naturali. Per noi, al
contrario, è essenziale rafforzare la crescita e
l'unità della società civile africana, la sua
capacità di resistenza, proposta, produzione di
alternative. Abbiamo ottenuto che il governo
italiano, attraverso la viceministra agli esteri,
stanziasse per la prima volta fondi destinati alla
realizzazione del Forum. Molti enti locali hanno
fatto la loro parte. Tante organizzazioni si sono
prodigate per favorire la partecipazione africana.
Si poteva fare anche di più. L'autofinanziamento
solidale è tema cruciale per ribaltare la politica
anche attraverso lo spostamento di prospettiva. La
condizione umana in Africa è così segnata dalla
crudeltà dell'ingiustizia e dello sfruttamento da
rendere impresentabile qualsiasi difesa d'ufficio
del neoliberismo. A Nairobi incontreremo una
pluralità di esperienze e una molteplicità di
culture. Non si preoccupi chi teme un'invasione di
esperienze religiose: lì non c'è politica o
cultura che non abbia in sé una naturale,
obbligatoria radicalità. In questi anni, l'Africa
ci ha già dato molto: le campagne sul debito, sul
diritto alla salute, sui diritti delle donne non
avrebbero avuto la stessa forza senza gli africani
e le africane.
Oggi, il Forum sociale mondiale in Africa può
regalare alla rete dei movimenti globali qualcosa
di molto importante: la consapevolezza di quanto è
dura la sfida, di quanto è lungo il cammino, di
quanta energia, intelligenza e pazienza ci
vogliono per un impegno che intacchi un meccanismo
di dominio globale ancora fortissimo. Non sono
pochi in Italia a pensare che una stagione di
movimento si sia chiusa. A guardare l'Africa, ciò
non è vero: la preparazione di Nairobi ha prodotto
in Africa molte energie buone, convergenze, sfide
nuove. Gli organizzatori africani ci ripetono che
il Forum per loro è un primo passo, un po' come
per noi fu l'incontrarci a Genova nel 2001.
Ci sono tempi diversi e situazioni diverse: ma se
vogliamo davvero essere cittadini globali, non
possiamo guardare il mondo solo da casa nostra. A
fine giugno si terrà il primo Forum sociale degli
Usa e sarà entusiasmante, tutto conficcato nella
campagna elettorale per cacciare Bush dalla
storia. Noi europei, che viviamo in un continente
opulento e stanco dove cambiare la politica è
impresa difficilissima, possiamo riportare da
Nairobi un senso maggiore di responsabilità: non
ci possiamo fermare. L'Africa non vive se non
cambiamo l'Europa. Bisogna andare avanti, come
possiamo e riusciamo.
Intanto, fra le tante cose che succederanno a
Nairobi, ce n'è una che abbiamo molto a cuore: nel
Forum vedrà la luce una vera rete globale per i
diritti dei migranti. Si allargherà non solo la
capacità di vertenza, ma anche quel «telefono
rosso» che ci permette, organizzazioni nei paesi
di provenienza e in quelli di arrivo, di aiutare
tante persone nel loro diritto di farsi il futuro.
* presidenza Arci