Autore: antonio bruno Data: To: fori-sociali CC: forumgenova Oggetto: [NuovoLab] Lettera a due ministri
LETTERA DI UNO DELLA DIAZ A DUE MINISTRI
(da Liberazione)
Signori ministri Amato e Mastella,
sono un cittadino che ha vissuto nellestate del 2001 una vicenda
spaventosa. La notte del 21 luglio ero allinterno della scuola Diaz, a
Genova: sono entrato verso le 22 per dormire e ne sono uscito intorno alle
2 su una barella, con ossa rotte, varie ferite e anche in stato darresto,
con accuse del tutto fantasiose: associazione a delinquere finalizzata a
devastazione e saccheggio, detenzione abusiva di armi, addirittura
resistenza a pubblico ufficiale.
In realtà, comè ormai noto, io e gli altri 92 che hanno condiviso la mia
sorte siamo stati vittima di un brutale pestaggio compiuto dalla Polizia di
stato, e di un arresto infondato e illegittimo.
Cè stato anche un altro modo, signori ministri, con il quale
lamministrazione di polizia ha influito sul processo in corso e quindi sul
tentativo dei magistrati di accertare i fatti e di fare giustizia. È
qualcosa che vi riguarda direttamente: sto parlano delle promozioni, del
tutto inopportune, con le quali in questi anni sono stati premiati i
principali imputati del processo Diaz. Credo che concorderete con me -e con
Amnesty International e con tutti gli osservatori internazionali
indipendenti, inclusi alcuni governi di paesi europei, quelli che
protestarono nel 2001 per il trattamento ricevuto da loro cittadini (alla
Diaz eravamo solo in 15 italiani su 93)- quando dico che con la
perquisizione alla Diaz è stata scritta una delle pagine più nere nella
storia della polizia nel dopo guerra.
Il blitz si è risolto in un pestaggio sistematico, con un arresto
collettivo motivato con prove false e spiegato allopinione pubblica con
argomenti del tutto inventati (ci hanno fatto passare per violenti teppisti
e hanno anche sostenuto che le nostre ferite erano pregresse). In queste
condizioni, e a processo aperto, in qualsiasi paese i dirigenti in
questione sarebbero stati sospesi dai loro incarichi dirigenziali e le loro
carriere ne avrebbero inevitabilmente risentito, a prescindere dai meriti
eventualmente acquisiti in precedenza.
In Italia no. Da noi i cinque o sei dirigenti sotto processo sono stati
addirittura promossi, e intanto si ostacolava il lavoro dei magistrati. In
questo modo, signori ministri, si condiziona il lavoro dei giudici e non si
tutela il buon nome della polizia, ne si preserva il diritto degli agenti
-di tutti gli agenti in servizio- ad appartenere a un corpo dello stato
guidato da dirigenti probi e al di sopra di ogni sospetto.
Tutti i cittadini hanno diritto ad avere una Polizia efficiente, credibile,
leale.
Ho pensato in questi anni che il silenzio della politica e dello stato di
fronte a questi fatti, quindi lavallo assicurato agli ostruzionismi e alle
promozioni inopportune, fossero una scelta politica -che io giudico
pericolosa per la nostra democrazia- compiuta dal precedente governo. Mi
pare invece che anche voi -ministro degli interni, competente sulla polizia
di stato, e ministro della giustizia, garante del pieno esercizio della
funzione giudiziaria- di fronte a questa vicenda abbiate scelto la strada
del silenzio, e quindi dellavallo.
Non me laspettavo. Ora devo prenderne atto: la fiducia che nutrivo,
allindomani del 21 luglio 2001, nelle istituzioni dello stato e nella loro
capacità di cancellare quellabisso di illegalità che ho vissuto sulla mia
stessa pelle, era mal riposta. Vivo le notizie di questi giorni come una
sconfitta, che mi riempie di tristezza e mi fa temere per il futuro della
nostra democrazia.
Credevo di potere contare su di voi nella battaglia per la legalità e i
diritti costituzionali che ho intrapreso, con molti altri, dopo il luglio
del 2001.