[Forumlucca] idee eretiche

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Author: Elena Bertoli
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To: forumlucca
Subject: [Forumlucca] idee eretiche




    

    

    

    



Vi invio questi editoriale di Francuccio Gesualdi, allievo di Don Milani
nonchè referente del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano
(Pisa) tratto dal mensile Altreconomia, molto stimolante e che ci
interpella alla trasformazione di stili di vita, strutture ecc.
Ci interpella alla profondità e all'azione, direi ad una azione nutrita
dalla profondità.
Ciao.
Elena

IDEE ERETICHE
Quattro rapporti, quattro condanne a morte. Tutti usciti tra fine
ottobre e inizio novembre. Il primo, il Living Planet 2006 pubblicato
dal Wwf, ci ricorda che di questo passo nel 2050 ci vorranno due pianeti
per procurarci le risorse rinnovabili come cibo, legna, acqua. Il
secondo, il Rapporto Stern del governo britannico, ci ricorda che entro
il 2050 i cambiamenti climatici avranno effetti catastrofici sotto tutti
i profili: ambientale, umano, sociale, economico. Il terzo, il Rapporto
sullo stato degli oceani pubblicato dalla rivista Science, ci ricorda
che entro 40 anni sarà scomparso tutto il pesce che finisce sulle nostre
tavole. Il quarto rapporto, pubblicato dall'Agenzia internazionale per
l'energia, ci ricorda che nei prossimi cinque anni i giacimenti
petroliferi di Russia, Norvegia, Usa e Messico entreranno in crisi.

Tutto ciò conferma che la sobrietà non è più un optional, ma una strada
obbligata, e che è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti.
Fortunatamente diverse realtà stanno sperimentando dei percorsi che si
ispirano alla sobrietà. Alcuni esempi sono l'esperienza dei Bilanci di
giustizia, portata avanti da centinaia di famiglie, o i progetti di
energia rinnovabile e di riduzione dei rifiuti gestiti da alcuni Comuni.
Ma se vogliamo fare avanzare il progetto di sobrietà in maniera più
spedita, non possiamo accontentarci delle iniziative isolate. Dobbiamo
strutturare un progetto ben organizzato perchè le cose da fare sono tante.
Sono almeno tre gli ambiti di impegno da occupare contemporaneamente. In
primo luogo dobbiamo avviare una campagna di sensibilizzazione di massa
per fare prendere coscienza dei rischi che stiamo correndo e indicare i
cambiamenti negli stili di vita che possiamo introdurre da subito per
vivere bene con meno. In secondo luogo dobbiamo avviare un dialogo col
corpo insegnante e col mondo degli economisti, almeno i più illuminati,
per fare intrare le nostre idee dove si costruisce e si trasmette il
sapere. Infine bisogna costruire dei ponti con la politica per spingere
le istituzioni locali e quelle nazionali a scelte immediate, anche se
piccole, che si pongono sul sentiiero di un'economia di sobrietà. Ponti
sempre diversi a seconda del soggetto che abbiamo davanti. Di fronte ad
un parlamento ostile, il ponte è l'iniziativa di legge popolare magari
accompagnata dalla manifestazione di piazza. La lotta in Val di Susa
insegna.
Un progetto così articolato è molto impegnativo e non c'è gruppo o
associazione che possa assumerlo da solo. Per questo è fondamentale
costruire delle alleanze.

Ancora una volta, in Italia esistono centinaia, addirittura migliaia di
gruppi che si occupano di temi che sono come tanti pezzi del progetto di
sobrietà. Alcuni esempi sono l'ambiente, l'equità, la pace, l'economia
solidale, l'energia rinnovabile, i beni comuni. Ma poiché manca la
consapevolezza di un orizzonte comune, ogni gruppo si muove in ordine
sparso con notevole perdita di efficacia e incisività. Mi dico che il
progetto di un'economia di sobrietà, che implica rispetto per
l'ambiente, per i diritti, per la pace, per l'equità, potrebbe diventare
l'orizzonte comune che ci potrebbe permettere di prenderci per mano. Ma
questo è un punto di arrivo, non di partenza. Perciò bisogna cominciare
da un'altra parte per costruire il progetto. Mi viene in mente che le
forze che potrebbero assumere il peso del progetto di sobretà sono
alcune associazioni nazionali come Arci, Acli, Legambiente. Ma non so
quanto siano pronte a recepire un invito del genere.
Per cui penso che il vero punto di partenza potrebbe essere
l'organizzazione di una campagna di pressione nei confronti di tali
associazioni per spingerle a prendere in seria considerazione la
gestione del progetto di sobrietà. Una petizione popolare è
un'iniziativa a portata di mano e alcune piccole associazioni potrebbero
pensare seriamente di organizzarla. Chissà, forse la Rete di Lilliput
potrebbe pensarci!

Francesco Gesualdi