[NuovoLab] Cari amici della Dc la Tav e' una truffa

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著者: brunoa01
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題目: [NuovoLab] Cari amici della Dc la Tav e' una truffa
Proposta di legge del Prc-Se
Una Commissione d’inchiesta faccia chiarezza sulla Tav

di Gemma Contin

Agli inizi di febbraio del 1993, al culmine della “prima repubblica”, qualche giorno dopo l’arresto di Mario Chiesa, l’ex ministro dei Trasporti Luigi Preti, esponente dello Psdi, prende carta e penna e scrive due lettere: una a Nino Andreatta, allora responsabile economico della Democrazia cristiana, e una a Franco Reviglio, allora ministro del Bilancio, in cui spiega quale verminaio e nido di malaffare sia l’“affair Alta Velocità”.
Ieri a Montecitorio, nel corso di una conferenza stampa del Prc su “Il Buco Nero delle Grandi Opere”, in cui è stata annunciata la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Tav, le due lettere sono state consegnate al nostro giornale e al direttore di “Carta” Gigi Sullo dall’ingegner Ivan Cicconi, direttore di Nuova Quasco, società di ricerca sugli appalti, capo di gabinetto del ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi nel primo governo Prodi.


LO SCANDALO ALTA VELOCITA' IN UNA DENUNCIA DEL 1983

Ivan Cicconi e' autore di un libro su “Le Grandi Opere
del Cavaliere” in cui si affronta il “Modello Tav”: un sistema aggrovigliato di scatole societarie un po’ pubbliche un po’ private, di general contractors
che tengono le fila degli appalti, di presunti “project financing”: quella finanza creativa che doveva inventarsi i marchingegni di finanziamento per avviare, alimentare e completare i lavori.
Un sistema tanto aggrovigliato da far perdere il senso e il controllo sulle grandi opere infrastrutturali,
salvo che lo Stato, alla fine, deve pagarne il conto,
e che conto!, proprio mentre si annuncia un’altra stagione di privatizzazioni e liberalizzazioni, osannata ieri dal presidente di Confindustria Luca di Montezemolo e dal suo mentore Diego Della Valle.
Una denuncia puntuale è venuta dal presidente dei senatori
Giovanni Russo Spena, dal capogruppo in Commissione
Ambiente alla Camera Paolo Cacciari, dal numero uno del
Prc-Sinistra europea a Bruxelles Roberto Musacchio e dai rappresentanti delle comunita' locali No-Tav del Friuli, Veneto, Toscana e Val di Susa che si oppongono agli “strafori” della Torino-Lione.
«Uno dei più grossi malaffari della Repubblica italiana», ha esordito Russo Spena, che pesa come un macigno sulla qualità dello sviluppo e sulle infrastrutture e che rischia di condizionare «con una passivita' molto rilevante» le priorita' del vertice di Caserta.
Ne emerge l’immagine di «un capitalismo italiano parassitario e rapace» che ha assunto la Tav come modello da applicare a tutta la sfera degli appalti.
«Una bancarotta annunciata, non una sorpresa», ha detto Russo Spena, ricordando che “Liberazione” aveva denunciato lo scandalo ben 14 anni fa, in quello stesso febbraio del
’93 in cui l’ex ministro Preti scriveva a Reviglio e Andreatta.
A seguito di quel malaffare, passato dalle mani di molti governi e manager pubblici e privati, lo Stato dovrà farsi carico di 12,950 miliardi di euro maturati alla fine del 2006, che impegnano risorse di una Finanziaria destinata a imprimere una svolta nel risanamento dei conti, lo sviluppo economico e l’equita' sociale, che rischia invece
di rimanere strangolata da una crescita dei costi del tutto
fuori controllo, valutato da Nuova Quasco in 66 miliardi di
euro, e che adesso, sfilati i privati dal loro impegno in fase progettuale ed edificatoria (che sarebbe sfociato in congrue concessioni nella gestione, nei pedaggi e sul traffico), gravera' per intero sulle scapole della comunità nazionale.
Un’altra menzogna che riguarda la Tav, sostiene Musacchio, e' che sia una priorità per l’Europa, «mentre l’Europa e' interessata alla realizzazione dei Ten - afferma il capo dei parlamentari Prc a Bruxelles - cioè delle reti transnazionali, dove pero', all’interno di ciascun paese
membro, ognuno realizza la sua parte con proprie priorità»
e attarverso scelte legate alle peculiarita' dei territori.
E non può che essere cosi', dato che ciascun Paese ha delle specificita' geografiche, orografiche ed estensive che non possono che fare perno sulle reti
intermodali, in cui la coesistenza e l’ottimizzazione del trasporto urbano e interurbano, delle merci e dei pendolari, non puo' che avere modalitA' di collegamento e di integrazione fondate sulla messa in rete dei circuiti locali rispetto alle innervazioni transnazionali.
E nonostante che ciò sia lampante anche per i non addetti ai lavori, ancora ieri il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, dalle sale vanvitelliane della reggia di Caserta ha mandato a dire: «La Torino-Lione s’ha da fare perché ce lo chiede l’Unione europea». Per l’esattezza, a pretenderlo è la signora Loyola De Palacio la quale, dismessa la casacca di commissaria Ue, è diventata la fiduciaria della società di gestione della Torino-Lione, che è la tratta
italo-francese del Ten Lisbona-Kiev.
Prima di andare avanti, avverte Cacciari, il gruppo dei deputati di Rifondazione comunista chiede al Parlamento italiano l’istituzione di una Commissione d’inchiesta che faccia chiarezza «sul modello contrattuale e finanziario Tav che ha provocato enormi perdite in termini economici»