[dePILazione] importante, non spaventatevi

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Auteur: Simone Marcandalli
Date:  
À: depilazione
Nouveaux-sujets: [dePILazione] parlaminestrali matrilineari?
Sujet: [dePILazione] importante, non spaventatevi


“VERBALE” dePILazione GIOVEDI’ 21 DICEMBRE 2006

“Mattina” (Franz, Duzzi, Marco J., Angelo, Silvia):


Partiamo da un vecchio schema fatto in un momento di delirio durante
l’appello di Sociologia dello Sviluppo dell’anno scorso. Si tratta del
“triangolo” da cui partono Polany e Laville”, che separa in tre sfere
differenti economia di mercato (libero scambio), economia non di
mercato (stato-redistribuzione) ed economia non monetaria (società
civile-reciprocità). [per capire meglio vedi il documento allegato]
Questo schema potrebbe essere un buon punto di partenza per la nostra
analisi perché ci permette di aprire diverse questioni, dal discorso
sulle organizzazioni e i vari trattati internazionali (wto, gatts, e
trip vari) a quello sui “centri sociali” intesi come luoghi in cui si
può ricostruire il legame sociale smangiucchiato dall’economia di
mercato. Potrebbe portarci anche oltre se ci chiediamo quanto questo
schema sia effettivamente valido, per esempio per quanto riguarda lo
stato (si può ancora parlare di stato e mercato? Esiste lo stato? Lo
vogliamo?).
Tutti quelli che fanno queste analisi si limitano alla teoria, mentre
da qui si potrebbero aprire spazi per la pratica. (?)

Un elemento interessante dell’analisi di Polany è che sottolinea che
dietro ad ogni tipo di istituzione ci sta un tipo di razionalità ben
definita e interiorizzata più o meno inconsciamente dagli individui (e
quindi, per esempio, in una comunità il dono diventa il veicolo stesso
attraverso cui si istituiscono le relazioni sociali). E’ la cosiddetta
metafora del pesce nell’acquario, che non vede l’acqua in cui è
immerso. L’azione individuale quindi riproduce inconsciamente il
sistema economico-sociale che ha interiorizzato (principio di
embeddedless).
Da qui parte uno sbocco pratico pesante, la cosiddetta decolonizzazione
dell’immaginario, forse l’unica possibilità di cambiamento.

Poi ci lanciamo in un brainstorming sui motivi del malessere degli
ultimi tempi in dePILazione:
?Qualcuno nota che è cambiato lo spirito con cui si fanno le cose:
l’anno scorso dePILazione era una delle nostre priorità, mentre
quest’anno è diventata una delle tante cose che dobbiamo fare (=ognuno
ha i suoi cazzi).
?Il livello di presenze tra una riunione e l’altra è sempre diverso,
magari capita che ci si vede in cinque, si decide una cosa e chi c’è la
volta dopo si trova le decisioni già prese, appunto perché non si
capisce mai chi c’è e chi non c’è.
?Le cose che facciamo restano un po’ fini a se stesse.
?Abbiamo trattato un po’ male i nuovi arrivati: mentre l’anno scorso
chi arrivava di nuovo era perché veniva alle nostre iniziative e gli
piacevano, quest’anno chi è arrivato di nuovo si è ritrovato nel mezzo
di riunioni organizzative e non ha ben capito chi siamo e cosa facciamo…
?Non siamo mai riusciti a fermarci, non funziona più la
riappropriazione del tempo, fermarsi significa anche scegliere di
dedicare del tempo ad una cosa. Scopriamo l’esigenza, quando
arriveranno i ritardatari, di capire chi c’è e chi non c’è, nel senso
biblico del termine.



Poi c’è la pausa pranzo, arrivano Giulia, Marco F. e Fede, durante il
pranzo ci lanciamo in grandi discussioni sui nostri intestini…
Pomeriggio (Silvia, Giulia, Angelo, Franz, Fede, Duzzi, Marco J., Marco
F., poi arrivano anche Silvia Fiore, Diletta e Ivan):

Decidiamo di rileggere attentamente il manifesto “Nel nome del PIL” per
vedere cos’eravamo e cosa siamo diventati.
E’ bellissimo, quasi commovente.
Proposte di emendamenti (ovvero Le pugnette di Federico…)
?Discussione sul “reinventare”: a Fede non piace, sembra un po’
presuntuoso, è più un recuperare perché non è che ci sia molto di
nuovo, sembra che già tutto sia stato detto. Invece ad altri il
reinventare piace perché tiene conto della creatività, implica il
trovare una terza soluzione. Ci lanciamo in un discorso
sull’evoluzionismo e la linearità. In sintesi è vero che tutto è già
stato detto, ma solo secondo un certo paradigma formatosi negli ultimi
secoli in occidente. Al di fuori di questo paradigma c’è un terreno
tutto nuovo da esplorare e possiamo tentare di uscire dalle dicotomie
di questo sistema: un esempio lampante è che sembra che se uno non è
progressista significa che è reazionario. Invece dobbiamo cercare di
uscire da questi schemi e filtrare il nostro pensiero e ciò che
studiamo attraverso questo tentativo. Ovvero ci vorrebbe un doopio
approccio: il primo critico de-costruttivo che smonta l'esistente con
le sue contraddizioni e i suoi linguaggi prestabiliti; il secondo
costruttivo propositivo in cui si cercano nuove strade, azioni,
termini, concetti.... Insomma non dobbiamo fermarci a quel che la
realtà ci propone me andare oltre.
Piccola parentesi: la de-costruzione comporta consapevolezza che deriva
da una conoscenza approfondita della realtà e della sua storia, anche
per non buttar via stupidamente cose ancora molto utili, o invece
superare cose ormai arcaiche.
Su questo ci sarebbe da scrivere un nuovo paragrafo del manifesto.
?Da sistemare la storiella iniziale, un po’ pretenzioso il senso di
giusto/sbagliato, è importante porre questioni, più che ricreare nuovi
sistemi, almeno per ora.
?Aggiungere parte su processo di svelamento =smascheramento delle
logiche consce e inconsce del mercato, decostruzione di noistessi in
quanto prodotti di una determinata società. E’ individualista tutto
ciò? No, possiamo uscire anche dalla dicotomia fra individualismo e
collettivismo. Questo è fortemente rivoluzionario. Es: questione
dell’identità, allo stesso tempo unica (io sono unico) e identico (per
capire chi sono mi devo guardare attorno e vedere le similitudini).
?“individualismo dell’interesse economico”: sostituiamo con utilitarismo.
?Perché “necessità” e non “bisogni”? saggio di Illich.
?Terzo a capo, seconda colonna sostituiamo “in un processo creativo
costante” con “un continuo processo creativo”.

Nel complesso comunque il manifesto non ci è sembrato per nulla datato
e mancante di qualcosa che da un anno a sta parte abbiamo iniziato a
fare, anzi ci ha fatto ricordare (leggendolo attentamente) una serie di
pensieri e pratiche che nel nostro quotidiano avevamo dimenticato.
Fermarsi, condividere, riappropriarci del tempo, delle relazioni e
soprattutto conoscere il territorio.

BRAINSTORMING
oDePILazione ha un potenziale sovversivo enorme perché mette in
discussione i punti cardine su cui si basa la nostra percezione della
realtà. Occorre creare un punto di partenza comune, un sapere
collettivo, una critica coi contromazzi. Già solo filtrando quello che
si studia con un pensiero non-dicotomico stravolge abbastanza le
percezioni… (esercizi di de-costruzione delle dicotomie).
oPresentazione dell’idea della guida allo studente. Potrebbe essere un
buon modo per creare questa base comune ed anche per uscire
dall’università, dove si rischia sempre di essere autoreferenziali per
toccare gli aspetti più quotidiani dell’esistenza anche degli altri,
agire sui bisogni, offrire alternative. (un es. di indice potrebbe
essere: Alimentazione (Mercatini, GAS, Risparmio energetico....),
Mobilità (bici, treno, car sharing...), Consumo (libri, vestiti...),
Attività sociali (da quelle solite fino alla spiritualità es. Yoga),
Lavoro (e qua so cazzi... già parlare della situazione attuale sarebbe
una gran cosa), Informazione (siti, riviste, ...), Cultura (teatro,
arte... copy left o qui o in consumo),
Per ogni sezione-capitolo facciamo un introduzione in base alle nostre
analisi e le nostre pratiche. Alla fine sarebbe figo fare un glossario
dei termini power e una bibliografia. Farlo poi con CopyLeft o Creative
Common mi sembra palese (ovvero farlo free)
Costruendo questa guida andremo in contro alle nostre esigenze più
forti, dal capire che cazzo stiamo facendo, a conoscere il territorio,
riuscire a comunicare con un pubblico più ampio....
oProposta di fare delle assemblee teoriche.
oParliamo del trip mattutino sullo schema del triangolo. Varie
obiezioni: occorre parlare non solo in termini economici ma di vita,
coinvolgendo qualsiasi sfera dell’esistenza (come appunto la
spiritualità).
oParte una discussione sui centri sociali (intesi in senso molto
ampio), su quanto valga la pena di occuparsi di queste realtà che
rimangono comunque sempre un po’ isolate, un po’ al di fuori dalla
società “normale”. Secondo qualcuno sarebbe più importante entrare in
contatto con il tessuto sociale , adottando diversi linguaggi
(multidimensionalità dei linguaggi) pur senza perdere la propria
radicalità. Qualcuno sostiene che le due cose si escludono, ovvero o si
parla il linguaggio delle istituzioni (e quindi il potenziale
sovversivo si annacqua) oppure si resta fuori dalle istituzioni e si
continua a parlare ai soliti fricchettoni. Secondo altri le due cose
non si escludono necessariamente, si possono parlare diversi linguaggi
contemporaneamente, si può portare a fondo la propria critica senza
chiudersi in se stessi, entrare in contatto con le istituzioni finche
c’è qualcosa che si può ottenere da loro e mandarle affanculo quando si
è a rischio di esserne risucchiati. C’è differenza fra una questione di
“registro” linguistico (si può usare un linguaggio che va bene per
l’istituzione per dire le stesse cose che si direbbero in altri modi) e
il fatto di entrare a fare parte di un’istituzione. Il discorso va
naturalmente proseguito.

Praticamente:
oRicominciamo a fare le cene. Teniamo il giovedì fra e 15 e le 17 in
aula b per i dettagli organizzativi.
oGruppo d’acquisto. Chiediamo all’assemblea dell’aula c di rispettare i
nostri criteri di consumo. Passare al commercio equo prima della
prossima assemblea di gestione per chiedere i prezzi.
oDocumenti. Li mandiamo in mailing list, li leggiamo tutti durante le
vacanze e ne discutiamo a gennaio per costruire forse una pista di
decollo.
oScriviamo un documento nostro sulla mensa, anche spiegando il senso di
certe scelte alimentari e culinarie. Discorso sul cibo da elaborare e
presentare all’assemblea dell’aula c.
oScriviamo un indice delle cose che vogliamo indagare nella guida oltre
a quelle sopra citate.
oPRIORITA’ del momento sono: leggere i documenti e riprendere la
discussione sul malessere (perchè non è stata affrontata fino in fondo).
oCi prendiamo un altro pomeriggio intero per farlo: sabato13 gennaio,
da decidere dove. SE è TROPPO presto decidiamo un altra data, comunque
rimane importatnte ribeccarsi un'altra giornata intera.

Ciao Miao Bau
Ora dig una .....