Autor: maria_stella@libero.it Data: Para: Forlì d'acquisto solidale - gruppo Assunto: [Gasfolist] Fwd: [gas] Newsletter ABITI PULITI n.10: grande
distribuzione britannica sotto accusa
Dalla lisa nazionale, per chi non è scritto.
Buone feste a tutti
Maria Stella
Inizio messaggio inoltrato:
> Da: deb <deb@???>
> Data: 21 dicembre 2006 12:36:03 GMT+01:00
> A: <gas@???>
> Oggetto: [gas] Newsletter ABITI PULITI n.10: grande distribuzione
> britannica sotto accusa
>
>
> Newsletter n.10
> Novembre- Dicembre 2006
> CLEAN CLOTHES NEWS
> Uno strumento per fornire informazioni provenienti dalle campagne
> in corso ma anche dalle imprese e dal mondo delle istituzioni, per
> fornire maggiori elementi di analisi su un settore in continuo
> mutamento e grande ristrutturazione che ci riguarda da vicino.
> Segnalateci notizie su articoli, studi e comunicazioni relativi al
> settore tessile-abbigliamento e calzature e soprattutto fateci
> avere vostri commenti e proposte sulle possibili alternative
> "critiche" alla ricerca di filiere che rispettano i diritti sociali
> e ambientali nel Nord e nel Sud del Mondo.
>
> Ospitiamo in questo numero un contributo del direttore del
> personale della Syntess, ex delegato sindacale, sulla storia del
> recupero della tintoria tessile di Bollate da parte delle
> maestranze, grazie a un progetto di sostegno del sindacato tessile
> e della Provincia di Milano.
>
> SOMMARIO
> L'approfondimento
> - Grande distribuzione britannica sotto accusa
> Dalle istituzioni:
> - “Made in obbligatorio”, parte una campagna europea, ma restano
> molte incognite.
> - Tessile e salute: il Parlamento europeo vota per ridurre l’uso
> dei perfluottano sulfonati (Pfos) nei tessuti.
> - Firmato il codice di autoregolamentazione per la salute delle
> modelle.
> - Nuova legge del lavoro cinese: il sindacato internazionale accusa
> le multinazionali di boicottarne l’approvazione.
> Altre notizie:
> - Indigeni mapuche contro Benetton: una delegazione in Italia per
> raccontare le ultime novità e un progetto.
> - Fabbriche italiane recuperate: giornata della fabbrica aperta
> alla tintoria tessile Syntess. Un contributo del direttore del
> personale di Syntess.
> Dal mondo delle imprese:
> Benetton, Carrefour, Etonic, Gas, Grotto, H&M, J.C. Penney, Lotto,
> Nike, Puma, Shandong Yeliya group, Tchibo, Tesco, Timberland, VF
> Corporation, Wal-Mart, Zara
> Note di storia e cultura:
> “Sono pulite le mie mani?”, storia di una camicetta dai campi di
> cotone di El Salvador fino ai grandi magazzini Sears, forse la più
> antica canzone per un consumo consapevole.
> Adesioni
> - Assobotteghe aderisce alla Campagna Abiti Puliti
>
> L'APPROFONDIMENTO
>
>
> GRANDE DISTRIBUZIONE BRITANNICA SOTTO ACCUSA
> L’organizzazione britannica War on Want ha diffuso un rapporto
> sulle condizioni di oltre 5.000 lavoratori di sei fabbriche tessili
> situate nella capitale del Bangladesh, Dacca, che riforniscono tre
> grandi società britanniche della grande distribuzione: Primark,
> Tesco e Asda, che fa parte del colosso statunitense Wal-Mart.
> I dipendenti, in maggioranza donne, lavorano normalmente 80 ore la
> settimana, a volte anche 96 senza giorno di riposo, per uno
> stipendio mensile variante tra i 12 e i 24 euro. Ciò, nonostante
> che le tre società britanniche abbiano tutte assunto pubblici
> impegni per garantire che ai lavoratori dei propri fornitori sia
> garantito il minimo vitale, che in Bangladesh è calcolato in circa
> 32 euro al mese.
> (Fonte RSI News, The Guardian e CCC)
>
> >> continua <http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/news/news10>
>
> DALLE ISTITUZIONI
>
>
> “MADE IN” OBBLIGATORIO, PARTE UNA CAMPAGNA EUROPEA, MA RESTANO
> MOLTE INCOGNITE
> Per promuovere l’obbligatorietà dell’etichettatura di origine, le
> organizzazioni europee che rappresentano gli interessi di
> consumatori, imprenditori e sindacati si sono unite
> nell’associazione “Made in for Transparency”, la cui prima
> iniziativa è stata l’acquisto di spazi pubblicitari sui maggiori
> quotidiani tedeschi per lanciare una campagna di informazione
> rivolta ai consumatori. La Germania è fra i paesi più ostili
> all’introduzione dell’etichettatura obbligatoria, ma ha anche
> consumatori ben organizzati e attenti ai propri diritti. Tuttavia,
> l’unica cosa certa in questo momento è che la Commissione europea
> ha bocciato poche settimane fa la legge italiana del 2004 che
> impone l’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima
> dei prodotti alimentari in quanto l’obbligo contrasterebbe con le
> regole della concorrenza “in quanto incita il consumatore a
> preferire i prodotti italiani”. Pessimo viatico per il disegno di
> legge sulla riconoscibilità e sulla tutela dei prodotti italiani,
> finalizzato all’introduzione nel nostro paese di un marchio “100%
> made in Italy”, che è approdato alla Commissione attività
> produttive della Camera, sponsor le principali griffe del lusso.
> (Fonte: Il Sole 24 ore, vari numeri ottobre, novembre 2006)
>
> TESSILE E SALUTE: IL PARLAMENTO EUROPEO VOTA PER RIDURRE L’USO DEI
> PERFLUOTTANO SULFONATI NEI TESSUTI
> Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva per
> ridurre il commercio e l’uso dei perfluottano sulfonati (Pfos),
> sostanze che contribuiscono all’effetto serra e pericolose per la
> salute umana. I Pfos sono utilizzati soprattutto per rendere
> resistenti ai grassi, oliorepellenti e idrorepellenti tessuti,
> tappeti, tappezzerie, pellami e abbigliamento, ma sono impiegati
> anche nelle schiume antincendio, nella carta e rivestimenti, in
> materiale fotografico e fluidi idraulici. Le disposizioni si
> applicano solo ai prodotti nuovi che non potranno contenere una
> percentuale di Pfos pari o superiore allo 0,005% della massa.
> (Fonte: News Gevam, 21.11.2006)
>
> FIRMATO IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE PER LA SALUTE DELLE MODELLE
> La Camera nazionale della moda italiana, l’Associazione servizi
> moda (A.S.S.E.M.) e il Comune di Milano hanno firmato il 18
> dicembre il codice di autoregolamentazione, risultato del tavolo
> “Moda e salute”. Tra i punti principali: le modelle dovranno aver
> compiuto 16 anni e avere un indice di massa corporea non inferiore
> a 18,5, secondo le indicazioni dell’OMS; gli operatori si impegnano
> a inserire nelle sfilate taglie diversificate e a introdurre nelle
> scuole di modelling corsi di alimentazione e stili di vita.
> (Fonte: Fashionmagazine newsletter, 4/18.12.2006)
>
> NUOVA LEGGE DEL LAVORO CINESE: IL SINDACATO INTERNAZIONALE ACCUSA
> LE MULTINAZIONALI DI BOICOTTARNE L’APPROVAZIONE
> Il sindacato internazionale dei tessili (ITGLWF) ha scritto ad
> alcune grosse imprese, come Wal-Mart, Carrefour, Tesco, Nike, Walt
> Disney, Adidas, Sara Lee e DuPont, invitandole a prendere le
> distanze dalle loro associazioni industriali e a sostenere
> pubblicamente la proposta di legge cinese che, se entrasse in
> vigore, renderebbe più difficili i licenziamenti, e introducendo
> forme di consultazione con i lavoratori su salari, orari di lavoro
> e sicurezza, migliorerebbe le condizioni di lavoro, in particolare
> per i lavoratori senza diritti immigrati dalle campagne. La
> proposta di legge, per la quale il governo cinese ha accolto
> commenti dall’esterno (ne sono arrivati 190 mila) è osteggiata
> tenacemente da associazioni che rappresentano interessi industriali
> stranieri, come l’American chamber of commerce e la European union
> chamber of commerce, che minacciano forme di ritorsione, come
> invitare i propri associati a disinvestire dalla Cina. Va detto che
> la nuova legge non introdurrà né il diritto di sciopero, né il
> diritto di libertà sindacale, che in Cina continuano ad essere
> vietati.
> (Fonte: RSI news, 6.11.2006; www.laborstrategies.org)
>
>
> ALTRE NOTIZIE
>
>
> INDIGENI MAPUCHE CONTRO BENETTON: UNA DELEGAZIONE IN ITALIA PER
> RACCONTARE LE ULTIME NOVITA’ E UN PROGETTO
>
> Arrivati in Italia senza un soldo in tasca, perché di soldi non ne
> hanno, Dina Huincaleo e Rogelio Fermin, giovanissimi rappresentati
> del popolo mapuche argentino, invitati dall’associazione Ya Basta!
> con la quale le comunità residenti nei territori patagonici di
> Benetton condividono un progetto di cooperazione, hanno passato la
> loro prima notte nel nostro paese seduti nell’ufficio della
> questura all’aeroporto di Fiumicino. A nulla è valso l’intervento
> di un avvocato, e solo all’alba l’iniziativa di un parlamentare ha
> sbloccato la situazione. Ma Dina e Rogelio sono abituati a ben
> altro e non si sorprendono della pessima accoglienza. Li abbiamo
> ascoltati a Milano, il 1° dicembre, nei locali del centro sociale
> Casa Loca, raccontare le ultime novità di una lotta impari che
> oppone un antico popolo ridotto al lumicino a giganti golia come
> Benetton, capofila di una schiera di noti e oscuri imprenditori
> internazionali che impugnano documenti di proprietà discutibili per
> sfruttarne indisturbati il territorio. La vicenda di Rosa e Attilio
> Curinanco, scacciati con la forza dal podere nativo di Rosa al
> quale avevano fatto ritorno dopo che la crisi argentina aveva
> privato Rosa del suo lavoro in una fabbrica tessile, non ha trovato
> ancora soluzione. L’incontro con Luciano Benetton nel novembre del
> 2004 non ha fruttato la restituzione e la generica offerta alle
> comunità indigene tramite lo stato argentino di alcune migliaia di
> ettari di terreno all’altro capo della Patagonia (oltretutto
> improduttivi) è stata respinta. Rosa e Attilio sono ritornati in
> città con non pochi problemi economici, ma con due obiettivi
> precisi in mente: rientrare non appena possibile in possesso della
> loro terra e presentare ricorso contro la sentenza del tribunale
> che ha negato i loro diritti ancestrali. Dina Huincaleo vive nella
> comunità di Leleque, un’énclave mapuche in territorio Benetton,
> completamente circondata da recinzioni, stretta intorno alla
> stazione di un’antica linea ferroviaria che Benetton vorrebbe
> riattivare a fini turistici. Da quando la Compania de Tierras dei
> Benetton è subentrata ai vecchi proprietari, gli abitanti sono
> continuamente sollecitati ad andarsene, e lentamente sono stati
> spogliati di tutto: prima i locali pubblici, poi l’emporio
> trasformato a spese dei Benetton in un posto di polizia, la guardia
> medica sempre negata, alle ambulanze è interdetto persino l’accesso
> a Leleque, ci pensa la polizia a trasportare i malati fin fuori
> dalle recinzioni. Resta solo la piccola scuola all’interno della
> stazione e solo in virtù di questa gli abitanti di Leleque
> resistono all’assedio. Ma fino a quando? Rogelio Fermin vive nella
> comunità Vuelta del Rio, non lontana da Leleque, su terre dove le
> recinzioni di filo spinato costeggiano per chilometri la strada
> statale. Qui ci sono altri proprietari oltre a Benetton, che a loro
> volta picchiano e fanno distruggere le case. Le comunità indigene
> sono molto disperse e per comunicare, per dare manforte in caso di
> sgomberi occorrono strumenti adeguati. Per questo è nato il
> progetto della radio comunitaria, realizzato in collaborazione con
> l’associazione Ya Basta!, radio che comincerà a trasmettere da El
> Maiten dal prossimo anno, dopo che saranno installati gli impianti
> e i neo conduttori avranno terminato un corso presso un’emittente
> del Rio Negro. Per sostenere economicamente il progetto:
> www.yabasta.it:; Ya Basta Treviso tel. 0422-403535.
>
> FABBRICHE ITALIANE RECUPERATE: GIORNATA DELLA FABBRICA APERTA ALLA
> TINTORIA TESSILE SYNTESS. UN CONTRIBUTO DEL DIRETTORE DEL PERSONALE
> DI SYNTESS
>
> Domenica 12 novembre si è svolta a Bollate, in provincia di Milano,
> la giornata della fabbrica aperta promossa da Syntess, tintoria
> tessile bollatese che lo scorso marzo ha avviato con il sostegno
> del Sindacato dei tessili, dell'Amministrazione comunale e grazie
> all'appoggio politico ed economico della Provincia di Milano,
> l'esperienza dell'autogestione convincendo la proprietà - ormai
> ritirata dalla produzione - a cedere ai lavoratori l'area e i
> macchinari con contratto di affitto.
> L'iniziativa, nata per far conoscere l'esperienza dell'autogestione
> alla cittadinanza in un momento delicato di trattativa con la
> proprietà, finalizzato all'acquisizione dell'area da parte della
> Syntess, ha ospitato la proiezione di “The take” e la presentazione
> della campagna Tessere il futuro, per iniziativa di Altrove,
> cooperativa sociale di commercio equo e solidale di Bollate, che ha
> voluto in questo modo esprimere la propria solidarietà ai
> lavoratori. Positiva la risposta della cittadinanza con più di un
> centinaio di persone intervenute.
>
> CONTRIBUTO DEL DIRETTORE DEL PERSONALE DI SYNTESS, EX DELEGATO
> SINDACALE:
>
> Il giorno 12/11/2006 si è tenuta presso lo stabilimento Syntess di
> Bollate un’iniziativa rivolta alla cittadinanza per fare conoscere
> il ciclo produttivo della nobilitazione tessile.
> Syntess è una società composta solo dai lavoratori che ne sono
> soci, nasce a metà marzo 2006 dalla decisione di Tintoria di
> Bollate di chiudere lo stabilimento, in quel momento ci trovammo
> davanti al fatto di prendere una decisione, o rassegnarci alla
> smobilitazione o tentare un rilancio dell’attività produttiva.
> Si decise in accordo con la Provincia di Milano e il Sindacato di
> utilizzare le risorse economiche disponibili per rilanciare
> l’attività.
> Dopo otto mesi diciamo che tutti gli sforzi che sono stati fatti
> oggi cominciano a dare qualche risultato in termini di
> consolidamento delle quote di mercato e del fatturato.
> Oggi il problema è anche quello di arrivare al più presto possibile
> ad una definizione riguardo all’acquisto dell’immobile cosa
> determinante per la prosecuzione dell’attività.
> I lavoratori hanno fatto più del possibile affinchè questa
> esperienza si possa chiudere in modo positivo, comunque vada gli va
> riconosciuta la tenacia per un tentativo unico in italia dove si
> può dimostrare come il danaro pubblico possa essere utilizzato per
> rilanciare le attività e non per fare tentativi di ricollocazione
> spesso ibridi.
>
> Paolo Castellano
> Responsabile del Personale Syntess
>
> >> CRONISTORIA DELL’AZIENDA - <http://www.abitipuliti.org:8080/ > abitipuliti/news/story> Leggi il documento di Paolo Castellano
> <http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/news/story>
> DALLE IMPRESE
>
>
> CESSIONI/ACQUISIZIONI, RISTRUTTURAZIONI, ATTUALITA’ & FUTILITA’
>
> GROTTO, azienda vicentina cui fa capo il marchio GAS, ha siglato un
> accordo con il produttore indiano di tessuti Raymond di Mumbai per
> formare una joint-venture che distribuirà jeans e sportswear a
> marchio Gas in India in 600 negozi nei prossimi tre anni. Con un
> tasso di crescita dell’8% annuo e una popolazione molto giovane (44
> milioni di paia di jeans, di cui il 60% griffati, venduti lo scorso
> anno), l’India si sta rivelando un paese sempre più attraente per
> le imprese occidentali, soprattutto da quando il governo all’inizio
> di quest’anno ha concesso alle società straniere di detenere fino
> al 51% della proprietà dei negozi monomarca. Grotto, fondata nel
> 1986, ha scelto fin da subito la delocalizzazione produttiva e
> conta su una rete commerciale di 3 mila punti vendita in 56 paesi.
> Nel frattempo, un’altra società produttrice di jeans, la
> statunitense VF CORPORATION (marchi LEE, WRANGLER) sta ultimando lo
> smantellamento dei suoi stabilimenti negli USA per trasferire le
> lavorazioni in Centro America, con una perdita di 391 posti di lavoro.
> (Fonte: Il Sole 24 ore, 11.11.2006)
>
> BENETTON: Autostrade annuncia l’addio alla fusione con Abertis, che
> avrebbe portato alla nascita del più grande gestore autostradale
> europeo, per gli azionisti di Autostrade salta il superdividendo da
> 2,5 miliardi che era stato programmato. Il no dell’Anas
> all’operazione, suffragata dalla decisione del Tar del Lazio che ha
> respinto il ricorso di Autostrade, le nuove norme sulle convenzioni
> contenute nella legge finanziaria hanno convinto le parti in causa
> a desistere. Secondo il Sole 24 ore “la realtà è che in sette anni,
> dal 1999 a oggi, la società che fa capo alla famiglia Benetton ha
> realizzato profitti troppo facili” in virtù di una convenzione
> “debole”, all’epoca della privatizzazione, senza un vero contratto
> che disciplinasse il trasferimento del rischio dal concedente al
> concessionario. Autostrade ora annuncia di guardare all’Est europeo
> per il suo futuro sviluppo.
> (Fonte: Il Sole 24 ore, 14.12.2006)
>
> LOTTO acquisisce ETONIC, leader nel mercato statunitense delle
> scarpe da golf e da bowling, e fra i principali produttori di
> scarpe per la corsa e il passeggio. L’obiettivo è duplice:
> rafforzarsi negli USA appoggiandosi alla rete distributiva di
> Etonic e introdurre in Europa il marchio Etonic, che ha una lunga
> storia alle spalle (nasce nel 1876 in Massachussetts) e un
> fatturato in forte crescita.
> (Fonte: Fashionmagazine newsletter 29.11.2006)
>
> TIMBERLAND ha annunciato di avere rilevato Howies, società
> britannica che produce abbigliamento “amico dell’ambiente”,
> puntando su materie prime come il cotone biologico e su procedure
> di tintura e confezione in cui gli interventi chimici sono ridotti
> al minimo.
> (Fonte: Fashionmagazine newsletter 4.12.2006)
>
> Ha smesso di produrre per H&M e non accetterebbe commesse da ZARA,
> marchi che vendono qualità scadente e pagano poco. La società
> tessile cinese SHANDONG YELIYA GROUP, che cuce divise per AirChina
> e prende le misure a Hugo Chavez, ha forza finanziaria e produttiva
> sufficiente per presentarsi alle sfilate di Milano Moda Donna,
> insieme ad altre sette aziende cinesi, con una proposta di acquisto
> o di joint-venture rivolta alle griffe italiane di abbigliamento
> femminile in crisi, alla quale ha già risposto una mezza dozzina di
> brand italiani con sede a Biella, Carpi, Como e Modena. Non era mai
> capitato prima. Ecco come il Sole 24 ore descrive la fabbrica
> cinese: “Scatolone di cemento un po’ malandato, a quattro piani,
> 1.500 operai, 400 dei quali emigrati dall’interno del paese, vivono
> e dormono lì [] Una fabbrica che va senza sosta, dalla sirena delle
> 6,30 del mattino a un’ora non meglio precisata della notte, perché
> se c’è da finire una commessa le luci ai piani restano accese []
> Brevi pause pranzo, in fila in mensa con la scodella in mano per
> una minestra di crauti e un pao-zi (pane cinese). Ma c’è un
> ambulatorio per gli infortuni e gli operai, giovanissimi, prendono
> 120-150 dollari al mese, più il 30% di contributi [] Niente busta
> paga, solo conti individuali”.
> (Fonte: Il Sole 24 ore, 29.10.2006)
>
> L’organizzazione statunitense National Labor Committee (NLC) ha
> diffuso un rapporto sullo sfruttamento di lavoro minorile in una
> fabbrica del Bangladesh che produce per PUMA e le grandi catene
> commerciali europee e USA WAL-MART, J.C. PENNEY, CARREFOUR, TESCO,
> TCHIBO (www.nlcnet.org/live/article.php?id=147). Lavoratori adulti
> e fino a 300 bambini lavorano alla Harvest Rich normalmente 12-14
> ore al giorno, e quando ci sono ordini da completare dormono in
> fabbrica fra un turno e l’altro 2-3 ore sul pavimento, il tutto per
> paghe misere, ben al di sotto dei minimi legali. Ricevono percosse
> se non raggiungono gli obiettivi assegnati o si attardano nei bagni
> in cui mancano sapone e carta igienica. I bambini raccontano di non
> potersi permettere neppure l’acquisto di spazzolino e dentifricio e
> si lavano i denti con le dita e la cenere. Malgrado ciò, la Harvest
> Rich ha ottenuto la certificazione della Worldwide Responsible
> Apparel Production (WRAP), un’organizzazione statunitense, di
> emanazione aziendale, che monitora il rispetto dei codici di
> condotta, e ha attirato le critiche severe di ong e sindacati per
> la sua inaffidabilità. A riprova del fallimento dei meccanismi di
> controllo da parte delle imprese.
> (Fonte: RSI news, 26.10.2006)
>
> NIKE ha annunciato la decisione di interrompere i rapporti
> commerciali con il suo fornitore pachistano di palloni da calcio
> cuciti a mano, Saga Sports, a seguito di un’indagine durata sei
> mesi che avrebbe evidenziato il ricorso non autorizzato di lavoro a
> domicilio, con probabile impiego di bambini, e una serie di altre
> violazione delle leggi del lavoro. La produzione sarà assorbita da
> altre fabbriche in Cina e in Thailandia. Saga, che rifornisce i
> maggiori marchi dello sport, era stata scelta per essere una delle
> poche fabbriche di cucitura sindacalizzate nel distretto del
> pallone di Sialkot.
> (Fonte: The Guardian, 21.11.2006, articolo citato da CCC)
>
> NOTE DI STORIA E DI CULTURA
>
>
> “SONO PULITE LE MIE MANI?”, STORIA DI UNA CAMICETTA DAI CAMPI DI
> COTONE DI EL SALVADOR FINO AI GRANDI MAGAZZINI SEARS, FORSE LA PIU’
> ANTICA CANZONE PER UN CONSUMO CONSAPEVOLE
>
> Potrebbe diventare a buon diritto l’inno della Clean Clothes
> Campaign il pezzo “Are my hands clean?” scritto nel 1985 da Sweet
> Honey in the Rock, un coro femminile afroamericano che compone e
> interpreta canzoni di impegno civile dal 1973. Notate la
> complessità del testo, che vi proponiamo nella traduzione di
> Enrico Pagani e in originale, che ricostruisce minuziosamente i
> processi produttivi subiti da una camicetta venduta ai grandi
> magazzini Sears.
>
> SONO PULITE LE MIE MANI?
> Indosso abiti toccati da mani di tutto il mondo
> 35% cotone, 65% poliestere.
> Il viaggio inizia in America Centrale, nei campi di cotone di El
> Salvador.
> In una provincia immersa nel sangue, i lavoratori irrorati di
> pesticida faticano sotto il sole cocente raccogliendo cotone per
> due dollari al giorno.
>
> Saliamo un gradino – Cargill, uno dei più grandi gruppi commerciali
> del mondo, porta il cotone attraverso il Canale di Panama, su lungo
> la costa dell’Est, arrivando negli USA per la prima volta.
> In South Carolina, agli stabilimenti Burlington, si unisce a un
> carico di filati di poliestere offerto dagli stabilimenti
> petrolchimici Dupont del New Jersey.
>
> La matassa di filo Dupont ha il bandolo il Sud America, in
> Venezuela, dove operai estraggono petrolio dalla terra per sei
> dollari al giorno. Poi la Exxon, la più grande compagnia
> petrolifera del mondo, trasforma il prodotto nello stato di
> Trinidad e Tobago, che quindi torna nel mar dei Carabi e
> nell’Oceano Atlantico alle fabbriche Dupont, sulla strada verso gli
> stabilimenti Burlington in South Carolina, per incontrare il cotone
> dei campi insanguinati di El Salvador.
>
> In South Carolina le fabbriche Burlington intrecciano petrolio e
> cotone in miglia di tessuto per la Sears, che porta questo dono nel
> mar dei Carabi questa volta diretto ad Haiti – possa essere presto
> libera -. Lontano dal palazzo di Port-au-Prince donne del terzo
> mondo confezionano capi secondo le indicazioni della Sears per tre
> dollari al giorno.
> Le mie sorelle fanno la mia camicia.
> Essa lascia il terzo mondo per l’ultima volta tornando in mare per
> essere impacchettata per me.
> Questa sorella del terzo mondo.
> E io vado ai grandi magazzini Sears dove compro la mia camicetta in
> vendita col 20% di sconto. Sono pulite le mie mani?
>
> (Are my hands clean? Composta per Winterfest, Institute for policy
> studies. Testo ispirato a un articolo di John Cavanagh: “The
> journey of the blouse: a global assembly”, 1985. Traduzione di
> Enrico Pagani)
>
> >> Leggi testo in inglese <http://www.abitipuliti.org:8080/ > abitipuliti/news/CCCsong>
>
> a cura di Ersilia Monti, Deborah Lucchetti, Claudio Brocanelli
> con il contributo di Paolo Castellano (Syntess) e Mariagrazia
> Sferruzza (Coop. Altrove)
>
>
> ADERITE ALLA CAMPAGNA
>
>
> Se siete un'organizzazione e intendete aderire e sostenere la
> campagna, potete farlo attraverso:
> * la promozione e la diffusione dei contenuti della campagna presso
> i vostri soci e gruppi
> * la disponibilità a tradurre documenti e ricerche
> * l'organizzazione di eventi di sensibilizzazione sui diritti del
> lavoratori
> * il finanziamento delle attività della campagna
>
>
> Campagna Abiti Puliti
> www.abitipuliti.org <http://www.abitipuliti.org>
> è promossa da Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Coordinamento
> Lombardo Nord/Sud del Mondo, FAIR, Mani Tese
>
> con l'adesione di ASSOBOTTEGHE e CTM-Altromercato.
>
> per iscriversi alla lista
>
> info-request@??? <mailto:info-request@abitipuliti.org?
> subject=subscribe>
>
> per informazioni
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