Giornata di mobilitazione il giorno 20 di fronte al collasso del processo
Scritto dà: EHinfo diedi 13 Dic 2006 - 02:40
·Il movimento pro-amnistia sottolinea nella sua chiamata che "tutte le
luci rosse sono accese"
Davanti alla "grave" situazione del processo di ricerca di soluzione al
conflitto, il movimento pro-amnistia ha convocato una giornata di
mobilitazione per il prossimo mercoledì. Autodeterminazione e condizioni
democratiche sono le richieste per costruire basi solide che riassestino
il processo democratico che, come esposto ieri, "sta affondando". Secondo
La cittadinanza basca è chiamata il mercoledì 20 ad una giornata di
mobilitazione in tutta Euskal Herria per rispondere al fatto che "il
processo democratico che tanta illusione e speranza ha creato nella
società basca è affossato o sul punto di affondare. Questa fu
l'espressione utilizzata da Juan Mari Olano per spiegare i motivi di
questa convocazione del movimento pro-amnistia. Dopo aver dettagliato
quanto successo nei quasi nove mesi trascorsi dal cessate il fuoco
permanente di ETA, Olano constatò che si mantiene una repressione
"incompatibile" con l'apertura di un processo democratico ed accusò il
Governo di Zapartero di avere spezzato le basi" necessarie per avanzare
verso la risoluzione. Anche l’Esecutivo di Lakua stimò che "le cose non
possono continuare così" e che "la migliore forma per non risolvere un
problema è lasciarlo marcire". Domani, inoltre, sei sindacati celebreranno
un atto in Bilbo per la soluzione. LAB ed ELA puntano sul lavorare con
serietà.
"Il processo democratico che tanta illusione e speranza ha creato nella
società basca è affossato o sul punto di affondare. Questa fu la
contundente affermazione che diede inizio alla conferenza stampa offerta
ieri in Usurbil dal movimento pro-amnistia.
Trascorsi quasi nove mesi da quando ETA fece il suo annuncio del cessate
il fuoco permanente, secondo il movimento pro amnistia "tutte le luci
rosse sono accese." Juan Mari Olano, membro del citato movimento, affermò
che le basi sulle quali deve collocare la risoluzione del conflitto sono
state minate dal Governo del PSOE."
Con l’oggetto di rispondere a questa "grave situazione" ed esigere basi
solide per un processo democratico che garantisca la soluzione del
conflitto, questo movimento vede necessaria la partecipazione attiva della
cittadinanza basca. Ed è per ciò che il movimento pro amnistia ha deciso
di convocare una giornata di mobilitazione.
L'appuntamento sarà il prossimo mercoledì, giorno 20, e la parola d’ordine
scelta per le mobilitazioni che si realizzeranno in lungo ed in largo di
Euskal Herria è "Autodeterminazioaren alde, baldintza demokratikoak."
(Dalla parte dell’autodeterminazione, per realizzare condizioni
democratiche, NdT)
Juan Mari Olano comparve accompagnato da numerosi cittadini baschi che
sono stati oggetto di attacchi giudiziari, tra i quali si trovavano
mahaikides come Joseba Permach, Rufi Etxeberria, Arnaldo Otegi, Joseba
Alvarez e Pernando Barrena.
Olano fece speciale annotazione sulla "incompatibilità" tra la repressione
ed il processo democratico e ricordò che la "ingerenza repressiva" è stata
continua in questi nove mesi.
Olano ricordò la manifestazione del passato 1 di aprile, dove più di
80.000 persone reclamarono per le strade di Bilbo la parola e la decisione
ad Euskal Herria come basi del processo di risoluzione, e rilevò che otto
mesi dopo non c’è nessun tipo di risultato. Come esempio di ciò, Juan Mari
Olano emerse che il lavoro realizzato dagli agenti di Euskal Herria non è
arrivato a niente.
"Apporti" avvelenati
Il membro del movimento pro amnistia sottolineò che José Luís Rodríguez
Zapatero ha spezzato" le basi del processo democratico e conculcato le
regole democratiche "costruendo leggi che sequestrano la parola di Euskal
Herria ed alimentano il conflitto." Nella sua opinione, quelli sono gli
apporti "avvelenati" che ha realizzato il PSOE durante questi nove mesi.
Juan Mari Olano insistette sulla caratterizzazione del processo ed affermò
che, con la posizione mantenuta fino ad ora, i governi spagnolo e francese
evidenziano che hanno solo come obiettivo "la resa di Euskal Herria."
Davanti a questa situazione, Olano fece un appello alla cittadinanza basca
affinché lavori in favore di un processo democratico senza nessun tipo di
esclusione né ingerenza, poiché nella sua opinione "solo così si potrà
superare lo scenario di imposizione attuale ed ottenere una cornice
davvero democratica."
Il rappresentante del movimento pro-amnistía assicurò che "quello che sta
in gioco" in questi momenti è la caratterizzazione, i contenuti, gli
obiettivi e le norme di gioco del processo, ed insistette sul concetto che
tanto la definizione come lo sviluppo dello stesso devono stare in mano
della cittadinanza basca, "senza nessun tipo di tutela né di Madrid né di
Parigi."
Dopo nove mesi, "tutto continua allo stesso modo"
Il 22 marzo, l'organizzazione Euskadi Ta Askatasuna rendeva pubblico il
suo annuncio di un cessate il fuoco permanente. La notizia suscitò attesa
in numerosi media internazionali e creó speranza nella cittadinanza basca,
davanti all'opzione reale di un processo di soluzione al conflitto.
Dopo nove mesi da quella notizia, la speranza è decaduta notevolmente,
come dimostrano inchieste tipo quella resa pubblica da Lakua la domenica,
e non è per meno. Ed è che il bilancio repressivo ricordato ieri da
Askatasuna mette sul tavolo dati che evidenziano che "tutto continua
uguale."
Come dettagliarono, 106 sono state le persone fermate in Euskal Herria da
quel 22 di marzo. 33 di questi detenuti sono stati imprigionati e 2
arrestati hanno denunciato essere stato oggetto della pratica della
tortura.
Anche i diritti civili e politici della cittadinanza basca sono stati
tagliati in questi mesi e prova di ciò sono le 45 citazioni per aver
organizzato iniziative politiche o i 53 atti proibiti.
In questo termine, inoltre, 227 sono state le persone giudicate in 75
processi portati avanti nell'Udienza Nazionale spagnola e la Sezione 14 di
Parigi.
Un totale di 1.493.000 euro è quello che hanno dovuto pagare i baschi per
recuperare la loro libertà.
E se tutto questo fosse poco, un prigioniero politico basco per settimana
ha visto l'applicazione del "ergastolo di fatto" arrivando già ai 22 casi.
GARA 2006.12.13
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